Panoramica sulla SEO

(venerdì 8 febbraio)

Quando eseguiamo una ricerca su un qualsiasi motore di ricerca – Google Chrome, Internet, Safari, .. – viene generata un elenco pressocché infinita di risultati “attinenti” che prende il nome di SERP (Search Engine Results Page, ovvero “Pagina dei Risultati del Motore di Ricerca“). Ma come si origina questa lista ? con che logica e in base a quali criteri viene stilata seppur automaticamente ?
E’ questa una delle sfaccettature del Web che probabilmente rimane seminascosta ai più, specie se non si è interessati ad un “posizionamento” del proprio progetto web.
Esiste una “nicchia” che s’interessa specificamente e studia la collocazione di un sito web nella lista dei risultati che ci appare a terminale: stiamo parlando della SEO (‘Search Engine Optimization’). Un problema che assume indubbiamente particolare rilevanza per chi, titolare di una attività, fa del proprio sito una vetrina per la vendita di prodotti e/o servizi.


Il concetto di SEO nasce attorno al 1995 quando venne introdotto un insieme di strategie con la finalità di ottenere il miglior posizionamento – “ranking” – per un sito; al’epoca vigeva il dominio incontrastato di Yahoo! quale motore di ricerca. L’avvento di Google verso la fine degli anni Novanta comportò uno stravolgimento sul campo e la crescente complessità degli algoritmi che ne sarebbe conseguita, insieme al miglioramento dei nuovi motori di ricerca, compromisero gli equilibri esistenti sul mercato. Google inoltre cominciò a lavorare e lavora attualmente all’aggiornamento del proprio algoritmo per renderlo sempre più efficace e dettagliato nei risultati.

Fare SEO (Search Engine Optimization) significa adottare tutto un insieme di tecniche, strategie e regole finalizzate a far avere al progetto web su cui si sta lavorando un risultato di visibilità in termini di SERP. Scienza per definizione astratta in quanto non si basa su risultati certi e determinabili in un arco temporale definito bensì in continua evoluzione (si pensi all’adozione di algoritmi di ricerca sempre più affinati e specifici per ottenere il meglio dei risultati).

Componenti essenziali per condurre una buona attività SEO

Un’attività SEO, opportunamente preceduta da una attività di studio del settore e di pianificazione della strategia, a prescindere dal tipo di progetto da trattare, poggia fondamentalmente su due pilastri, due modalità operative: si tratta dell’Ottimizzazione SEO On Page e dell’Ottimizzazione SEO Off Page. Ognuna delle due tecniche prevede la necessità di dover operare su diversi parametri (‘fattori’) o adottare idonee strategie. La prima, tassello fondamentale della SEO, concerne l’adozione di determinati accorgimenti/migliorie sulla struttura del sito stesso (codice), la seconda riguarda tutto quell’insieme di strumenti che danno opportunità di far conoscere all’esterno il proprio sito (es. ottenere dei backlink – il fattore più importante per ottenere il miglior posizionamento possibile -. Essi in particolare vengono interpretati da Google come dei ‘punti’: più punti ottiene, più il sito è importante più Google lo premia con le prime posizioni).

Se per definizione l’Ottimizzazione per i Motori di Ricerca fino a non più di due anni fa era incentrata sul concetto di keyword e nozioni ad esse correlate come densità e ricorrenza e dava valore pure all’enfatizzazione del testo (grassetto, corsivo, ecc.), sia pure con l’introduzione di alcuni accorgimenti (ad esempio “long tail“), negli ultimi anni proprio l’inconsistenza del fare affidamento solo su di esse per una ottimizzazione seo emerse l’esigenza di andare oltre all’analisi delle kw per provare a comprendere il significato “intrinseco” delle parole in virtù di un “web semantico” (le keywords non erano più sufficienti ad ottenere risultati di qualità), ovvero guardare ad una specializzazione delle ricerche cogliendo l’accezione del termine ricercato (il valore semantico), ha fatto sì che cambiassero i “pesi” in gioco. L’avvento della semantica ha cioè fatto sì che non fosse più sufficiente affidarsi semplicemente ad uno specifico ed adeguato utilizzo di keywords in un contenuto/pagina web per migliorarne la visibilità in termini di SERP. SEO oggi significa adottare delle semplici regole che consentono ai motori di ricerca di comprendere l’argomento trattato dal sito/pagina e ai visitatori di trovare ciò che cercano.

Approcciando alla SEO occorre inoltre tener distinti i concetti di “indicizzazione” e “posizionamento”, termini spesso confusi … Indicizzazione è un processo naturale conseguente all’indicizzazione del sito; posizionamento è l’attività in senso stretto di ottimizzazione, interna ed esterna, del sito al fine di migliorarne la visibilità in termini di “query”.

Al concetto di SEO si affiancano quelli di SEM e Web Marketing. Detto della prima (‘Search Engine Marketing ‘) l’insieme delle attività messe in atto da un professionista dei motori di ricerca allo scopo di migliorare il posizionamento delle pagine di un sito web sulle pagine dei risultati organici (anche detti risultati naturali)
risultanti dai motori di ricerca – cioè non riconducibili a ‘strumenti a pagamento’ -, come Adwords o Adsense, Web Marketing indica invece le azioni di carattere commerciali – attuate per incrementare la visibilità e la rintracciabilità di un sito web tramite i motori di ricerca.

Il futuro della SEO nell’Inbound Marketing

(martedì 31 luglio)

Al periodo compreso fra gli ultimi anni Novanta e il 2000 è corrisposto una crescita esponenziale di attività, commerciali e non, agenzie piuttosto che liberi professionisti singole persone, sbarcare nel mare magnum di Internet. A ciò è conseguito uno sviluppo di tecniche con lo scopo di attaccare al meglio il nuovo mercato digitale per riuscire a posizionare al meglio il proprio spazio web nella SERP rispetto alla concorrenza e ugualmente raggiungendo nuove segmenti di clientela finora fuori portata: ciò è quanto perseguito in particolare dalla SEO.

SEO: uno degli elementi chiave dell’Inbound Marketing

L’Inbound Marketing si identifica come un insieme di attività il cui scopo è quello di attirare visitatori al proprio sito web con l’obiettivo (non scontato) di trasformarli in lead e quindi clienti della propria attività/offerta. Da ciò ne deriva che l’Inbound Marketing è un calderone in cui convergono diverse attività ‘operative’.

Al centro di un’azione di IM sta la creazione di contenuti di qualità e non da meno la determinazione di opportuni strumenti per proporli sulla vetrina del web.  Considerando che Google elabora mediamente 40.000 query al secondo si può ben intuire l’importanza della SEO per farci essere presenti nei risultati delle ricerche. Paradossalmente va detto che la Search Engine Optimization così come viene pensata ed attuata oggi è già obsoleta rispetto a ‘quella di domani’.

Gli aggiornamenti di Google e gli effetti su SEO e Inbound Marketing

Con gli aggiornamenti all’algoritmo degli ultimi anni (come Panda e Penguin), sono state apportate modifiche finalizzate a contrastare il fenomeno dei ‘Black-hat SEO’ cioè quanti sono disposti a  raggirare i motori di ricerca al fine di posizionare i propri lavori nella SERP pur senza offrire contenuti di qualità. Così fino ai mesi più recenti in cui nelle modifiche agli algoritmi si è andato ad operare: sebbene non verranno svuotati completamente della loro importanza in una struttura, ad esempio keyword e backlink non verranno considerati come fattori primari in termini di indicizzazione di un sito.

Con l’aggiornamento dell’algoritmo di Google nell’ottobre del 2017 pensato per una buona indicizzazione anche da dispositivi mobile andava a considerare anche il tipo del dispositivo utilizzato, la posizione geografica, le intenzioni e il comportamento dell’utente: in molti, pur non pensandoci, ci avranno fatto caso ! Differentemente prima chi digitava una query approcciava con l’inserire le parole chiave e una volta ottenuti dei risultati doveva filtrare quelli più attinenti con quanto cercato. Adesso le query sono sempre più uniformate al linguaggio parlato e di conseguenza i motori di ricerca stanno migliorando nell’interpretare la volontà (e dunque l’interesse) di chi effettua la ricerca, ottenendo quindi risultati migliori.

I Topic Cluster a supporto della SEO

Se la SEO abituale era basata solidamente sul concetto e utilizzo delle keyword, avendo cura cioè che titoli e contenuti ne contenessero con una adeguata densità, dal 2013 con l’avvento di Hummingbird, il motore di ricerca approccia ad una interpretazione naturale del linguaggio, concentrando la comprensione all’intento di ricerca piuttosto che alle parole chiave. E così che molti operatori del settore vedono Hummingbird come il passaggio ufficiale dell’attenzione di Google dalle parole chiave agli argomenti (topic).

L’esplosione di questo passaggio lo si è avuto nel 2015 con l’aggiornamento a RankBrain, l’algoritmo di ricerca automatico progettato per una migliore comprensione del contesto delle ricerche sottoposte. Ecco allora che semplici ricerche sottoposte al motore di ricerca sortiranno risultati esaurienti sull’argomento, arricchendoli con recensioni, informazioni a corredo e mappe andando così oltre a quanto corrispondente alle sole parole chiave.

In questa maniera Google è passato al modello dei Topic Cluster. Una singola pagina (‘Pillar’) funge da raccoglitore principale di diversi contenuti attinenti un argomento generale, e ad essa sono collegate altre pagine correlate le quali rimandano alla pillar e alle altre pagine del Topic Cluster. Possiamo definirla come una tecnica dal momento che questa azione di collegamento segnala ai motori di ricerca che la pagina pillar è un’autorità sull’argomento e, così facendo, la pagina risulterà sempre più in alto nelle SERP per l’argomento trattato.

 

(tratto da www.extrasys.it)

 

 

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