Primato alla Local SEO

All’ombra della SEO tradizionale, finalizzata a posizionare un sito a livello nazionale piuttosto che internazionale, dove verosimilmente capeggiano i colossi del commercio e i brand più blasonati del settore per mettersi online, e dunque posizionarsi risulta cosa ardua (ricordiamo che posizionarsi significa ottenere visibilità), sta una sua nicchia la quale al contrario si rivela essere una preziosa e proficua “arma” per le Piccole Medie Imprese (ma non solo, “se si guarda lungo”) affinché l’impresa possa farsi conoscere immediatamente sul territorio dove opera: la Local SEO (per il posizionamento del sito) a braccetto con la complementare Local Search, attività di ricerca limitata geograficamente . Si presenta come un’utile soluzione per un’impresa che intende farsi pubblicità nelle zone limitrofe e di cui oggigiorno non si può fare a meno.

La promozione locale su Internet è un’attività ancora sottovalutata quando addirittura non ignorata. La Local Search permette digitando una query su un motore di ricerca, di trovare già risultati nelle vicinanze, dando in questo modo visibilità sul territorio all’azienda che si promuove. In questo modo si differenzia dalla seo tradizionale perché non mira a un posizionamento nazionale, obbiettivo ardito e complicato per quanto detto sopra, bensì a ottenere visibilità nelle zone limitrofe.

La Local SEO può essere pensata come un sottoinsieme della SEO come la si conosce; unitamente alla Local Search, va a premiare il posizionamento locale su Internet.

Pare rispondere a un “predicato”: se avere una presenza online oramai è determinante per poter essere competitivi ecco che essa soddisfa l’esigenza del cliente/consumatore che, pur trovandosi fuori casa, sa di poter trovare informazioni in rete.

Non deve esistere più la grande distinzione tra offline e online, bensì pensare ad una strategia “omnichannel” che consenta una migliore e oculata integrazione fra i vari canali di comunicazione e vendita(del marketing).

Potenzialità è che la ricerca locale è in grado di intercettare un evidente “intento di ricerca” dell’utente, mentre nella ricerca normale si parte al contrario da un “intento informazionale” (vedi “funnel”), quindi generico.

L’affermazione della Local SEO è cresciuta di pari passo con la rapida diffusione conosciuta dai dispositivi mobile, che ha permesso l’affermarsi delle tecnologie che la supportano e la caratterizzano; va poi aggiunto che il progressivo incremento delle ricerche vocali, incentivate dalla mobilità del cliente, è stato un altro punto a favore per la Local SEO. A testimonianza di ciò, uno studio di Google conferma – ma non ce ne stupiremmo in considerazione dei nostri usi – che la forte crescita dei dispositivi mobile fa sì che siano sempre di più gli utenti che si rivolgono alla ricerca locale per far conoscere le attività. 

Trattasi di una tecnica di posizionamento che si basa sulla geolocalizzazione. Cosa vuol dire ciò ? Che la ricerca di beni/servizi trova soddisfacimento in funzione della posizione in cui l’utente si trova (la geolocalizzazione), rilevata dal proprio smartphone o tablet, dispositivi dotati di antenna GPS.

Provvedendo ad una ottimizzazione dei progetti per avere visibilità sul territorio, l’obiettivo sarà quello di farsi trovare nelle mappe e da qui incanalare i potenziali clienti direttamente all’interno della nostra attività.

 

Se la Local Search rappresenta uno strumento di marketing intelligente e funzionale che consente agli imprenditori di attirare nuovi clienti in loco, essa permette a chi fa una ricerca di trovare risultati nelle vicinanze.

La Local Seo (e di conseguenza il local marketing) consente di posizionare una impresa sui motori di ricerca, in modo che sia così visibile a chi cerca. Posiziona un’attività non a livello nazionale ma locale, consentendo così ad un’attività di essere maggiormente trovata.
Ai detrattori di questa prassi, si può obiettare che consente di ottenere visibilità “utile” sul territorio, utile perché potenzialmente premiata da una ricerca locale, in rapporto a dove si trova l’utente.

 

Pilastri per la versatilità di questo strumento (e di conseguenza la seo locale) sono la rilevanza o pertinenza dell’attività, cioè quanto una scheda “di presentazione” soddisfa l’utente che sta cercando, la distanza, con cui si indica quanto un risultato è distante da dove viene fatta la ricerca, e la prominenza o importanza la quale sta ad indicare quanto l’attività considerata è conosciuta in ragione delle informazioni presenti.

Per sfruttare le potenzialità offerte, risulta necessario rendere il proprio sito mobile friendly (il sito deve essere strutturato in maniera tale da poter essere visualizzato correttamente e consultato anche su mobile).

A monte però l’imprenditore per poter beneficiarne deve essere iscritto a strumenti come Google My Business (“contenitore” che riunisce i precedenti Google Place, Google Plus e Google Maps) il quale usa proprio le mappe di Google per informare sulla posizione della propria attività. Più informazioni così dettagliate e meglio organizzate tra di loro, unitamente ad una buona strategia di local search, consentiranno a Google di ‘spingere’ l’attività da promuovere.

Google My Business è l’anima della Local SEO. Strumento in continua evoluzione per soddisfare le esigenze, si tratta di una dashboard in cui inserire e modificare tutte le informazioni inerenti l’azienda: ragione sociale, indirizzo e telefono (questi tre campi costituiscono il cosiddetto NAP), tipologia dell’attività, orari d’apertura, ecc.: corredata eventualmente da specifici tag (snippet), ‘elementi evergreen’ della SEO, presentare una ‘vetrina’ ben curata nelle informazioni e che spinga il navigatore di turno a diventare utente.

Balza subito all’occhio quella che probabilmente è la più grossa potenzialità offerta da Google My Business: la visualizzazione dell’attività sulle mappe che, insieme alla diffusione esponenziale dei dispositivi mobile, ne hanno decretato l’affermazione.

Quando le mappe hanno fatto la loro comparsa arricchendo lo scenario della Local Search i SEO hanno dovuto attrezzarsi …. poiché trattasi di un settore in continua evoluzione che richiede di mantenersi aggiornati. Oggigiorno, merito anche dei progressi degli algoritmi di ricerca, questo è addirittura il primo risultato che capeggia nelle query di ricerca.

Che il mettersi online sia oramai una chiave di volta per le PMI lo dimostra anche una intervista a Mariangela Marseglia, country manager di Amazon per l’Italia, che non nasconde la sua preoccupazione per le piccole e medie imprese “solo per un terzo digitalizzate, e una su sette con un fatturato significativo online”; e ancora “ci sarà un salto avanti nell’e-commerce ed ecco perché è urgente che le imprese italiane recuperino il ritardo”.

 

Il posizionamento locale è venuto alla ribalta con il 2007, quando Google ha introdotto il ‘filtro’ della Universal Search grazie a cui le ricerche sono “effettuate a 360°” nel senso che sono integrate con audio, video, foto e mappe, tutto ciò che può essere considerato il “contesto” della nostra ricerca: ecco allora che la Universal Search ha sposato la Local Search 1  2, sostenuta da una crescita esponenziale del mobile.

Tre sono i fattori che progressivamente hanno contribuito ad accrescere l’importanza della Local Search (e quindi della promozione locale):

  1. lancio della Universal Search: stratagemma di Big G basato sull’interpolazione di più database per offrire tutti i contenuti possibili riguardo ad una ricerca – è significato un momento epocale per i risultati geolocalizzati – visualizzate tutte insieme, la Local SEO ha determinato una crescita esponenziale;
  2. sviluppo del Mobile: se l’avvento del mobile – con gli smartphone in particolare – è stato uno degli elementi a dare il LA alla geolocalizzazione, ancor più significativo in questi termini è stato il supporto nelle SERP delle mappe in quanto segnalano la presenza di un’azienda;
  3. Venice Update: l’esordio di questo nuovo algoritmo nel febbraio del 2012 – seguito da una miglioria con un update nel novembre 2013 -: ha determinato il primato dei risultati “locali” nelle SERP, un ulteriore incremento della promozione locale. Ora, Google non solo è in grado di rispondere a query di ricerca geolocalizzate per definizione (cosa questa sinora consentita dall’introduzione della Universal search) ma anche a query di ricerca a carattere generico.

Una parentesi va fatta sull’evoluzione degli algoritmi di ricerca, un affinamento al fine del miglior soddisfacimento dell’utente:

Venice Update (2012) migliora la localizzazione dei risultati (la ricerca è Local !). Pigeon (2016) migliora l’attenzione sulle imprese locali nel contesto di una ricerca. Possum (2016) privilegia la posizione dell’utente in rapporto ai risultati della ricerca. Hawk (agosto 2017) rappresenta una miglioria al precedente in quanto, se Possum dava visibilità fra le attività trovate solo a quella con miglior ranking, ora Hawk fa apparire anche le altre.

Strettamente collegato al mobile è il Local Marketing: consiste in una serie di strumenti di comunicazione e marketing aventi finalità di attirare clienti verso la propria attività accrescendone la notorietà: copre diversi fattori come Google My Business, Link Building, Ottimizzazione Seo On-page e Off-page, AMP, strumenti mediante cui sviluppare la propria presenza online.

Alla frase fatta “ma la SEO è morta” la risposta è solo e soltanto una: evoluzione. La local Seo è elemento tangibile di questa tesi. La SEO negli ultimi anni ha subito profonde modifiche che hanno fatto pensare addirittura a una sua prematura scomparsa; oggigiorno la SEO per poter dare riscontro della sua valenza deve essere supportata da attività complementari che prima potevano essere pensate come a sè stanti.

Dunque, una giusta alchimia di Local SEO e Local Search permette di definire una efficace strategia di Local Marketing.

Indicizzazione e ottimizzazione

(mercoledì 24 ottobre)

L’approccio con il mondo della SEO implica spesso, soprattutto per i neofiti, un utilizzo errato di terminologie; fra queste, penso sia diffusa la confusione che si viene a creare parlando di ‘indicizzazione’ e ‘ottimizzazione’.

Con il termine “indicizzazione” si intende semplicemente l’inserimento di un sito o un blog in un motore di ricerca. In ciò differisce dal ricorrente e più “sulla bocca” processo di ottimizzazione, il quale riguarda l’insieme delle attività finalizzate a migliorare la visibilità del sito/blog sui motori di ricerca.
Processo che si realizza attraverso tre step:
-segnalazione sito al motore di ricerca;
-creazione e inserimento del file sitemap.xml
– essere citati da altre fonti (essere citati o meglio linkati da altri siti web è spesso considerato come sinonimo di qualità e/o interesse)

L’indicizzazione di un sito internet è la fase in cui il motore di ricerca raccoglie, analizza ed archivia i dati per facilitare la rapida e accurata ricerca di informazioni

 

Se un sito non viene indicizzato, non può comparire nei risultati di ricerca. L’indicizzazione di siti internet viene effettuata in maniera automatica dal motore stesso, tramite particolari programmi chiamati spider (“ragni”), che entrano in un sito e ne leggono il codice sorgente.[/caption]

 

Lindicizzazione SEO è un processo, quindi un insieme di azioni, che ha come unico obiettivo quello di raccogliere le informazioni relative ad una certa pagina web e renderle disponibili nel database del motore di ricerca.

 

Interessante notare che quando un utente effettua una ricerca su Google, quest’ultimo deve interpretare il suo bisogno intrinseco nella ricerca, capire quale tra i tanti siti internet che compongono la rete risponda meglio al suo bisogno e restituire una lista di siti che soddisfino al meglio la richiesta dell’utente “intento di ricerca” (questa operazione deve avvenire in pochi istanti: è per questo che il motore deve avere già memorizzate al proprio interno il maggior numero possibile di info sulle pagine, pena l’esclusione della stessa/e dall’attività di ricerca).

Terminata l’attività di registrazione del sito, i motori di ricerca scansionano periodicamente i siti presenti nel proprio db per verificare eventuali aggiornamenti ricorrendo al servizio add-url (segnala un sito al motore di ricerca): tramite particolari programmi chiamati spider (letteralmente “ragni”, nel senso che essi attraversano la “ragnatela” di collegamenti eletto stereotipo con cui si raffigura simbolicamente il web), entrano in un sito e ne incominciano a leggere il markup HTML, alla ricerca di eventuali modifiche del contenuto o della struttura; procedendo in cascata, se trova un link a un’altra pagina del sito o ad un altro sito, analizza anche quest’ultimo di conseguenza.

Dopo aver scansionato la rete e quindi indicizzato (nel senso di raggruppato) una grandissima mole di pagine web, il motore di ricerca passa alla seconda fase: classificarle e posizionarle in base all’analisi delle parole chiave contenute. In questo modo i motori di ricerca, tramite gli algoritmi, assicurano ai loro utenti contenuti validi e aggiornati. 

Quando il motore di ricerca termina di scansionare i siti già presenti in archivio passa a scansionare tutti i siti proposti nel motori di ricerca. Questo sistema è oramai obsoleto: è preferibile fare uso di strumenti più moderni per monitorare il proprio sito, come ad esempio la Search Console di Google.

Da notare che il sito non viene indicizzato se nel codice sorgente sono presenti determinate istruzioni (ad esempio come <meta name=”robots” content=”noindex”> oppure <meta name=”robots” content=”noimageindex”>); se invece non è specificato nulla a riguardo, viene indicizzato l’intero contenuto della pagina Web.

A questo punto, scansionata la rete e indicizzata (cioè raggruppata) una grandissima mole di pagine web, il motore di ricerca passa alla seconda fase: classificarle e posizionarle in base all’apprezzamento delle parole chiave trovate al suo interno e alla “fedeltà” e attendibilità dei contenuti (ciò avviene in base alla logica dell’algoritmo utilizzato dal motore di ricerca). 

Avere un sito indicizzato su Google piuttosto che Bing o Flickr significa che le URL che lo compongono sono state inserite nella banca dati del motore di ricerca, e conseguentemente quando l’utente eseguirà una ricerca lo stesso comparirà nella SERP (lista dei risultati che vengono trovati). Quando si parla di indicizzazione è sempre meglio parlare in termini di singoli url e non del sito nella sua integrità: non è infatti detto le sue pagine (che possono essere anche svariate, ognuna delle quali  contraddistinta da un preciso “url”)  siano presenti nell’indice del motore di ricerca: alcune possono essere duplicate, altre possono finire nell’indice secondario di Google, altre possono risultare ignare perchè non essere ancora scansionate dallo spider.

Se le attività che riguardano l’indicizzazione sono eseguite automaticamente dal motore di ricerca, quelle di ottimizzazione (attività di SEO – Search Engine Optimization) vengono svolte dalle persone, con la finalità di incrementare il posizionamento organico (cioè non a pagamento) di un sito nei risultati dei motori di ricerca, con l’obiettivo di far apparire il proprio sito in cima alle liste di risultati.

Quindi indicizzazione e posizionamento sono due processi molto differenti tra loro. Il primo ha come unica finalità quella di inserire un sito o una pagina web nel database del motore di ricerca; il secondo invece, mediante opportune strategie web e di Inbound Marketing * mira a portare un determinato sito nelle primissime posizioni dei risultati organici di Google.

Il futuro della SEO nell’Inbound Marketing

(martedì 31 luglio)

Al periodo compreso fra gli ultimi anni Novanta e il 2000 è corrisposto una crescita esponenziale di attività, commerciali e non, agenzie piuttosto che liberi professionisti singole persone, sbarcare nel mare magnum di Internet. A ciò è conseguito uno sviluppo di tecniche con lo scopo di attaccare al meglio il nuovo mercato digitale per riuscire a posizionare al meglio il proprio spazio web nella SERP rispetto alla concorrenza e ugualmente raggiungendo nuove segmenti di clientela finora fuori portata: ciò è quanto perseguito in particolare dalla SEO.

SEO: uno degli elementi chiave dell’Inbound Marketing

L’Inbound Marketing si identifica come un insieme di attività il cui scopo è quello di attirare visitatori al proprio sito web con l’obiettivo (non scontato) di trasformarli in lead e quindi clienti della propria attività/offerta. Da ciò ne deriva che l’Inbound Marketing è un calderone in cui convergono diverse attività ‘operative’.

Al centro di un’azione di IM sta la creazione di contenuti di qualità e non da meno la determinazione di opportuni strumenti per proporli sulla vetrina del web.  Considerando che Google elabora mediamente 40.000 query al secondo si può ben intuire l’importanza della SEO per farci essere presenti nei risultati delle ricerche. Paradossalmente va detto che la Search Engine Optimization così come viene pensata ed attuata oggi è già obsoleta rispetto a ‘quella di domani’.

Gli aggiornamenti di Google e gli effetti su SEO e Inbound Marketing

Con gli aggiornamenti all’algoritmo degli ultimi anni (come Panda e Penguin), sono state apportate modifiche finalizzate a contrastare il fenomeno dei ‘Black-hat SEO’ cioè quanti sono disposti a  raggirare i motori di ricerca al fine di posizionare i propri lavori nella SERP pur senza offrire contenuti di qualità. Così fino ai mesi più recenti in cui nelle modifiche agli algoritmi si è andato ad operare: sebbene non verranno svuotati completamente della loro importanza in una struttura, ad esempio keyword e backlink non verranno considerati come fattori primari in termini di indicizzazione di un sito.

Con l’aggiornamento dell’algoritmo di Google nell’ottobre del 2017 pensato per una buona indicizzazione anche da dispositivi mobile andava a considerare anche il tipo del dispositivo utilizzato, la posizione geografica, le intenzioni e il comportamento dell’utente: in molti, pur non pensandoci, ci avranno fatto caso ! Differentemente prima chi digitava una query approcciava con l’inserire le parole chiave e una volta ottenuti dei risultati doveva filtrare quelli più attinenti con quanto cercato. Adesso le query sono sempre più uniformate al linguaggio parlato e di conseguenza i motori di ricerca stanno migliorando nell’interpretare la volontà (e dunque l’interesse) di chi effettua la ricerca, ottenendo quindi risultati migliori.

I Topic Cluster a supporto della SEO

Se la SEO abituale era basata solidamente sul concetto e utilizzo delle keyword, avendo cura cioè che titoli e contenuti ne contenessero con una adeguata densità, dal 2013 con l’avvento di Hummingbird, il motore di ricerca approccia ad una interpretazione naturale del linguaggio, concentrando la comprensione all’intento di ricerca piuttosto che alle parole chiave. E così che molti operatori del settore vedono Hummingbird come il passaggio ufficiale dell’attenzione di Google dalle parole chiave agli argomenti (topic).

L’esplosione di questo passaggio lo si è avuto nel 2015 con l’aggiornamento a RankBrain, l’algoritmo di ricerca automatico progettato per una migliore comprensione del contesto delle ricerche sottoposte. Ecco allora che semplici ricerche sottoposte al motore di ricerca sortiranno risultati esaurienti sull’argomento, arricchendoli con recensioni, informazioni a corredo e mappe andando così oltre a quanto corrispondente alle sole parole chiave.

In questa maniera Google è passato al modello dei Topic Cluster. Una singola pagina (‘Pillar’) funge da raccoglitore principale di diversi contenuti attinenti un argomento generale, e ad essa sono collegate altre pagine correlate le quali rimandano alla pillar e alle altre pagine del Topic Cluster. Possiamo definirla come una tecnica dal momento che questa azione di collegamento segnala ai motori di ricerca che la pagina pillar è un’autorità sull’argomento e, così facendo, la pagina risulterà sempre più in alto nelle SERP per l’argomento trattato.

 

(tratto da www.extrasys.it)