Ogni invenzione non è a sè stante ma soggetta inconfutabilmente ad una serie di passaggi e miglioramenti …

Un caso esemplare è quello dell’invenzione della radio, che deve i suoi natali alla primordiale scoperta delle onde elettromagnetiche – ovvero onde radio – le quali, condotte liberamente nell’aria, possono essere captate da appositi strumenti (pionieri di questa scoperta furono lo scozzese James Clerk Maxwell, padre teorico dell’elettromagnetismo – 1864 -, e il tedesco Heinrich Rudolf Hertz il quale successivamente ne dimostrò l’esistenza).

In quegli anni peraltro alla portata della scoperta venne dato poco peso dal mondo della scienza.
“Fu una specie di corsa a due” ( rif. www.focusjunior.it): dello studio e proprietà delle onde elettromagnetiche si interessarono due scienziati, l’italiano Guglielmo Marconi ed il russo Aleksandr Stepanovič Popov. Sebbene lavorassero anche geograficamente ben lontani, i due intrapresero lo stesso percorso, gli stessi passi che, muovendo da una tecnologia in grado di inviare e ricevere segnali radio anche a notevoli distanze.
Nel 1894 Marconi avrebbe letto gli esperimenti compiuti dal fisico tedesco Hertz e il lavoro compiuto da Nikola Tesla. Partendo da questi testi, Marconi capì che le onde radio potevano essere impiegate per comunicazioni senza fili. Alla fine del 1895 è riuscito ad emettere segnali radio per un miglio. Ciò fu da sprone per Marconi a potenziare il segnale del suo apparecchio tanto da far passare un segnale da un versante all’altro di un’ampia collina. Di fronte allo scetticismo delle autorità italiane il 5 marzo del 1896 così Guglielmo Marconi – emigrato in Inghilterra – brevettò il primo prototipo della radio, e di lì a poco il collega Popov realizzò la prima trasmissione radio.

Lo stesso Marconi- che nel 1909 vinse il Nobel – apportò poi delle migliorie al suo prototipo per smentire gli scettici che credevano fosse impossibile utilizzare le onde radio per comunicazioni da grandi distanze. Quando riuscì a far passare un segnale attraverso l’Oceano Atlantico, nessuno potè più mettere in discussione la portata epocale dell’invenzione.
Mai avrebbe immaginato che la sua invenzione sarebbe stata alla base del proliferare e svilupparsi dei mezzi di comunicazione. Se l’applicazione miliare è quella della televisione, diede anche il via ad importanti applicazioni in ambito navale (es. gli SOS inviati da imbarcazioni in difficoltà). Con l’ingresso e il suo impiego fra le mura di casa, si diffuse l’abitudine ad ascoltare la musica e assunse pure un connotato peculiare per il proliferare della politica (il regime fascista di Mussolini, ad esempio, fece ampio ricorso alla radio per propagandare i suoi proclami e discorsi al popolo).
“Interrompiamo le trasmissioni per comunicarvi una notizia straordinaria: le forze armate tedesche si sono arrese agli angloamericani, la guerra è finita !“: proprio dalla radio arriva la notizia più bella per il nostro paese: l’annuncio della fine della seconda guerra mondiale.
Lo sviluppo e la diffusione della radio si pone agli antipodi della televisione e di qualsiasi altra successiva tecnologia. L’invenzione di Gugliemo Marconi 1oo anni fa ha permesso di cancellare letteralmente le distanze geografiche per tutti.
La potenza della radio è l’immediatezza: è la prima ad arrivare in particolar modo di fronte ai grandi eventi. Rimane il mezzo di comunicazione più diffuso a livello globale – a maggior ragione ora -nonostante il progresso tecnologico e il crescendo del web ancora nel nuovo millennio.