Sobbalzo per GA4 ?

Di pochissimi giorni fa uno scossone che ha investito gli operatori che adoperano Google Analytics (versione 4): con il garante della privacy che ha intimato lo “stop all’uso degli Analytics” a causa di “Dati trasferiti negli USA senza adeguate garanzie” e “ … senza le garanzie previste dal Regolamento Ue, viola la normativa sulla protezione dei dati perché trasferisce negli Stati Uniti, Paese privo di un adeguato livello di protezione, i dati degli utenti ..“.

Il sito su cui poggia il servizio di Google Analytics infatti, senza adeguate garanzie come previsto dal regolamento UE, “viola la normativa sulla protezione dei dati perché trasferisce negli Stati Uniti, Paese privo di un adeguato livello di protezione, i dati degli utenti.“.
E’ quanto affermato dal Garante per la privacy a seguito di una non facile indagine basata su una base di reclami e condotta con l’autorità sulla privacy di altri paesi europei.
Dall’inchiesta del Garante è emerso che i gestori dei siti web che utilizzano Google Analitycs raccolgono, mediante cookie, informazioni sugli utenti che navigano, le singole pagine visitate e i servizi loro proposti; rispetto alla normativa Usa, la privacy non viene tutelata legalmente come in Europa. Addirittura, il solo caricamento dello script è trasferimento all’estero, poiché se si vuol ricevere lo script necessario il proprio IP deve essere mandato in America (cioè trasferimento all’estero di dato personale).
Tra i molteplici dati che vengono raccolti, l’indirizzo IP del dispositivo dell’utente e le informazioni relative al browser e al sistema operativo utilizzati sono considerati oggetto di trasferimento verso gli Stati Uniti. Inoltre, l’indirizzo IP viene ritenuto dato personale e anche qualora fosse troncato non diverrebbe un dato anonimo, considerata l’attuale capacità di Google di arricchirlo con altri dati (leggi ‘rich snippet‘).

Contributo da ‘TagManager Italia’

Fulcro della diatriba è l’anonimazione del dato. Emerge che il trasferimento dei dati fra imprese nell’Unione Europea è protetto e si basa sul GDPR (dunque eguale trattamento di protezione dei dati personali per le società su territorio nazionale). Per contro, il trasferimento di dati verso altri paesi (America e non) prevede che ci debbano essere delle ulteriori garanzie (clausole contrattuali standard) per garantire le attività, precludendo che terzi possano vedere i dati stessi.
Sintomo di un disallineamento in fatto di tutela della privacy (e quindi di GDPR) dei paesi europei e nei rapporti fra questi e l’America.
Problematica di non facile soluzione, dal momento che praticamente Google Analytics fa da padrone nel campo dello scambio dei dati, anche se potrebbero essere considerate soluzioni alternative più o meno all’altezza …

Verrebbe da azzardare anche la (paradossale) possibilità di mantenere i dati in server dislocati nel proprio paese ma per ciò occorrerebbe anzitutto verificare l’architettura della struttura stessa !
In definitiva allora si tratta di un mero caso di policy piuttosto che di privacy, un problema che deve essere risolto a livello politico. Difficile pensare che GA venga smontato ma necessario che sia Google stessa a compiere una valida azione, pena lo stravolgimento del settore.

[Fonti: www.garanteprivacy.it/home/docweb/-/docweb-display/docweb/9782874?fbclid=IwAR23CsVELt1jB9egcrL4wnmnI9d7C9ST1N0gnn79fwnDYhgTFM5dbHoatBk; www.ilsole24ore.com/art/non-e-google-analytics-ad-essere-illegale-ma-trasferimento-dati-personali-gli-usa-AE9GrBiB]

Ottimizzare pagine HTML

(sabato 6 ottobre)

Tornare agli antipodi …

Ecco così può suonare il dover ritornare a lavorare su strutture apparentemente sorpassate per l’evolversi della tecnologia applicata, e l’ambito del web e dello sviluppo di siti è un esempio lampante.

Così si può trovare un senso di imbarazzo quando un cliente titolare di un sito web ci chiede di ottimizzare lato SEO un progetto in HTML, che cioè non poggia su una struttura CMS che sia WordPress, Joomla, Prestashop, Magento o altri ! …

Di fronte a questa richiesta il SEO più “vocato” potrebbe avere un momento di “fremito”, di smarrimento, un ‘… mmaaa …’, abituato o per meglio dire oramai orientato a fare una attività basata sui CMS (e i suoi strumenti): la richiesta potrebbe far … storcere un po’ il naso ….

All’occorrenza è bene sedersi, tirare un respiro … Orbene, anche il sito descritto con un CMS poggia sul codice HTML per cui no problem ! Per quanto ben strutturato, utilizzare caratteri vistosi o effetti grafici ‘pomposi’ accattivanti alla base di un sito web ci sta sempre il codice sorgente HTML: Google e gli altri motori di ricerca “leggono” questo codice per determinare dove devono apparire le pagine web per determinate query di ricerca.

Aperta la pagina del codice sorgente della pagina web, è possibile evidenziare alcune parti (“tag”) che, se ben curate, in ambito seo possono fare la differenza anche in questa modalità di approccio allo sviluppo.

Per una corretta analisi di un qualsiasi listato di codice, possiamo anzitutto individuare i due segmenti principali che lo costituiscono: la sezione <head> … </head>, dove includere alcune informazioni sul codice stesso, la definizione di formattazioni o effetti particolari, e la sezione <body> …. </body>, dove si ritrova il codice ‘nudo e crudo’.

Quando analizziamo e ‘confezioniamo’ debitamente gli elementi di una pagina web ci occupiamo di ‘SEO on-Page’.

Elementi importanti:

  • Tag <title>: il tag title assume una importanza basilare in una attività/analisi SEO (precisamente “SEO o-page). Si tratta della porzione di codice che, definita all’interno di un listato HTML, permette alla pagina web di poter essere presa in considerazione da un motore di ricerca e quindi posizionarsi in SERP.

    

 

Alcune cose importanti da ricordare per quello che riguarda il tuo tag title:

  • Assicurarsi di avere un solo tag title per ogni pagina web.
  • Assicurarsi che ogni pagina web sul sito abbia un tag title.
  • Assicurarsi che ogni tag title sul tuo sito web sia unico. Non cioé tag title duplicati.

 

  • Meta description: Appena al disotto del tag <title> trova posto un altro elemento i quale contiene una breve descrizione di quello che l’utente troverà all’interno e se troverà riposta al suo ‘intento di ricerca’. Quindi, è buona norma controllare e assicurarsi che sia su tutte le pagine web. Più importante, assicurarsi che non sia uguale su più pagine. La duplicazione di un meta tag description non è di per sé un errore grave (Google infatti non utilizza questo tag a scopo di ranking), ma è un grosso errore di marketing.

 

Evitare di sorvolare sulla meta description è consigliabile, poiché viene letta dagli utenti dei motori di ricerca: una buona frase può contribuire ad attirare più visitatori e aumentare la click-through rate

 

  • Intestazioni <H1>,<H2>, …, <H6>: Utilizzato per identificare il ‘titolo’ dell’articolo o di sue porzioni, questo marcatore H<n> risulta importante in chiave seo, dove ‘H1’ assume importanza strategica.

Non bisogna avere più di un tag H1 in ogni pagina web. Non si dovrebbe inoltre cercare di ottimizzare troppo le intestazioni H1, cioè non cercare di aumentare il SEO inserendo forzatamente la parola chiave nel titolo H1.

 

  • Tag di enfatizzazione: è sempre ‘strategico’ ricorrere all’utilizzo in modo parsimonioso di orpelli grafici (grassetto, corsivo, ecc.) per attirare l’attenzione dello spider: non eccedere nel loro utilizzo, sia perché ne ridurrebbe la rilevanza SEO, sia perché condizionerebbe la lettura dell’utente.

 

  • Alt text: Si tratta di un marcatore non scrupolosamente – e a torto – osservato: gli alt tag vuoti nelle immagini sono errori SEO. Il loro compito è proprio quello di indicare ai motori di ricerca cosa le immagini rappresentano ed è dunque buona norma non trascurare questo elemento perché “non importante”.

Rivestono una importanza qualora si abbia un sito e-commerce.

 

  • Anchor text: vale a dire il testo a corredo di u link inserito nel nostro codice e a cui Google dà importanza anzitutto per ‘riconoscere’ e comprendere la pagina di destinazione (possiamo anche inserire una keyword pertinente per “rafforzare”).

 

  • Google Analytics: Entrando più specificamente in un’ottica SEO, buona norma è incorporare nel nostro progetto un tool di analisi con Google Analytics, accertando che sia presente in ogni pagina web (in caso contrario, non si ha una effettiva analisi del traffico sul sito). Per Google Analytics, basta accertarsi della presenza di una riga di codice contrassegnata dal prefisso “UA” seguito da una stringa di 7 cifre.

L’avere la consapevolezza che questa linea sia presente su tutte le pagine del nostro sito non sempre è facile, soprattutto quando si gestiscono progetti di grosse dimensioni, con un certo numero di pagine. In questo caso può tornare utile avvalersi di un file sitemap (estensione .xml), un file di testo che contiene tutti gli indirizzi url del mio sito il quale può essere utile in particolare per tracciare quelli che potrebbero necessitare di maggiore attenzione

 

 

 

 

 

Un altro elemento che va assumendo importanza è la definizione dell’url della pagina web, strutturata in maniera tale che permetta di identificare il contenuto della pagina e preferibilmente composta da non più di 5 parole, raccogliendo nella parte più a sinistra eventuali parole chiave alleggerendo così il “cammino” del crawler.

Assume rilevanza anche l’ottimizzazione delle immagini che devono essere facilmente individuabili nel nome (vedi uso tag ‘alt’).

 

Altro fattore di miglioria in termini di ottimizzazione di una pagina, di qualunque ‘tipo’ essa sia, è data dalla velocità di caricamento della stessa, parte dell’ottimizzazione SEO di una pagina.

 

“Arte” di una pagina web è di saper ottenere dei backlink per cui assume importanza l’attività “lato seo” di link building cui è correlato il concetto di “link juice” ossia la capacità da parte del sito di ottenere un link da un altro sito web. Il legame che si viene a creare è visto dai motori di ricerca come un’approvazione, quindi un  fattore preso in considerazione dai motori di ricerca. “Link Juice” è un termine per definire il potere che il link fornisce al tuo sito web o pagina web in questione.

“Nofollow” è un attributo che annulla questa proprietà di link juice per il sito web considerato. Anche se una persona può comunque cliccare sul link, il succo del collegamento non viene passato.

Dal momento che alcuni esperti SEO ritengono che Google in realtà consideri in qualche modo anche i link col nofollow, se si vuole essere certi  del valore di un link, occorre accertarsi che non abbia questo attributo.

 

HTML Snippets Powered By : XYZScripts.com