Esplosione di sentimenti; di persone che si attraggono, si (ri)trovano complici, e si frequentano con la speranza che … chissà possa scoccare qualcosa …
Poi, accadimenti che lacerano il rapporto- forse incomprensibili -, che complicano quanto raggiunto, che minano il rapporto creato … Tutto quanto costruito quasi dal nulla viene così annientato, travolto con impeto (dalla persona). E il più delle volte è forse l’egoismo esacerbato, portato all’estremo che comanda tutto, in un attimo “ci fa cambiare”, ci toglie quella maschera che forse nascondeva tratti della propria personalità inimmaginabili. Non ci fa vedere e sentire nient’altro che la voglia di vendetta … inconcepibile e bestiale ci insegna la cronaca.
Questo è lo scenario -tipo che apre a comportamenti estremi, inimmaginabili e incomprensibili -dentro e fuori – che preclude ogni possibilità di ragionare finanche riprendere in mano il nostro comportamento, il nostro atteggiamento.
Ferma, stop ! E’ qui che entra in gioco la coscienza della persona. Coscienza – o meglio (saper) prendere in mano la situazione venutasi a creare: una circostanza che ci ha offeso o che in qualche modo mai avremmo pensato capitasse a noi- e imporsi un momento di riflessione ……..Consapevolezza di fermarsi …. capire cosa si sta facendo. Sommariamente , non agire d’impulso, non sempre è la corretta via.
Avere la presunzione che il partner o ex che sia debba pagare – anche amaramente – una propria scelta, decisione o fare un passo indietro – giusto che sia – ha irreprensibilmente in sé qualcosa di inconcepibile e bestiale. Tutto qui.
A un confratello che riteneva il Santo Rosario una devozione per donnette anziane e bigotte, san Pio da Pietralcina diceva: ‘Prendi questa corona e considerala, proprio per la sua apparente, straordinaria inutilità, come uno “strumentuccio” per spalancare le porte del Cielo’. E’, infatti, l’arma per eccellenza nell’affrontare il combattimento materiale e spirituale sui campi di battaglia come nel cuore dell’uomo. E’ preghiera virile, che richiede costanza, perseveranza e forza interiore, suscita e rinsalda la volontà per dirigerla con rinnovata determinazione verso il Signore Gesù. Risponde all’invito evangelico della preghiera cotante e ripetuta ed è, come insegna San Tommaso d’Aquino, l’orazione per autonomasia perché pone l’uomo in continuo atteggiamento di adorazione verso Dio, con lo stesso cuore di Cristo: forte, mite e umile.
Con queste premesse si sta diffondendo anche in Italia, prima a Roma (2022) e poi a Milano (25 marzo 2023), l’iniziativa del Rosario degli uomini, che, come dice il nome, è principalmente rivolto agli uomini e ai ragazzi. [ .. ], è una realtà che prende ispirazione dal movimento laicale cattolico brasiliano “Terco dos Homens”, nato in Brasile e presto diffusosi in altri paesi latino-americani, negli Stati Uniti e in alcuni stati europei. Naturalmente la presenza di donne alla recita del Rosario non è vietata, ma la finalità di queste iniziative, oltre a riscoprire la dimensione virile e militante della devozione del Rosario, è rinvigorire la fede degli uomini, in particolare nei padri, perché possano essere esempio di coraggio e libertà per i figli, e sostenere le proprie famiglie nel cammino che conduce alla vita eterna.
Il prossimo appuntamento del Rosario degli uomini si terrà in contemporanea a Milano e a Roma il 7 ottobre 2023, giorno in cui la Chiesa cattolica onora la Madonna del Rosario, in memoria della vittoria della flotta cristiana a Lepanto nel 1571.
[rif.: Wanda Massa – La Domenica, periodico religioso]
Love of my life, you’ve hurt me You’ve broken my heart, and now you leave me Love of my life, can’t you see? Bring it back, bring it back, don’t take it away from me Because you don’t know what it means to me
Love of my life, don’t leave me You’ve taken my love (all my love), you now desert me Love of my life, can’t you see? (Please bring it back) Bring it back, bring it back, don’t take it away from me Because you don’t know what it means to me (means to me)
You will remember when this is blown over And everything’s all by the way (ooh, yeah) When I grow older, I will be there at your side (ooh) To remind you how I still love you (I still love you)
Back, hurry back, please bring it back home to me Because you don’t know what it means to me (means to me) Love of my life Love of my life (Ooh, ooh)
TRADUZIONE
Amore della mia vita, mi hai ferito Hai spezzato il mio cuore, e ora mi lasci Amore della mia vita, non lo vedi? Riportalo indietro, riportalo indietro, non portarlo via da me Perché non sai cosa significhi per me
Amore della mia vita, non lasciarmi Hai preso il mio amore (tutto il mio amore), ora mi abbandoni Amore della mia vita, non lo vedi? (Per favore, riportalo) Riportalo indietro, riportalo indietro, non portarlo via da me Perché non sai cosa significhi per me (significhi per me)
Ricorderai quando questo sarà passato E tutto sarà passato (ooh, sì) Quando diventerò vecchio, sarò lì al tuo fianco (ooh) Per ricordarti quanto ti amo ancora (ti amo ancora)
Torna, torna in fretta, per favore riportalo a casa da me Perché non sai cosa significhi per me (significhi per me) Amore della mia vita Amore della mia vita (Ooh, ooh)
Partiamo dal presupposto che ‘nessuno nasce imparato’ – come recita un vecchio ricorrente adagio, e come ci insegnano i nostri tutor nello specifico.
Riconosciamo nella figura arbitrale colui che controlla il corretto svolgimento dell’attività sportiva, del gesto sportivo, della partita secondo le regole, nonché il corretto comportamento dei giocatori delle due squadre, senza che ne l’una né l’altra parte ne tragga vantaggio, ponendosi perciò necessariamente in una posizione di imparzialità.
E ancora di più – e su questo siamo più che sicuri – non c’è palestra migliore per quanto si apprende nei corsi teorici che la pratica.
L’abilità di un buon arbitro risiede nella sua capacità di osservare quanto avviene sul rettangolo di gioco e conseguentemente essere presente in ogni momento della gara, in particolare sottorete, e “saper leggere” le azioni che vi avvengono. Cosa questa che si perfeziona con il tempo e la pratica.
Il neofita non deve assolutamente “farsi prendere”, ovvero mostrarsi agitato e teso ed evitare di apparire indeciso nelle proprie decisioni (fatto salvo il guadagnare qualche secondo prima di prendere la giusta decisione dopo aver fischiato): ciò che dimostra senz’altro preparazione e capacità di gestione. Confidando nella comprensione dell’allenatore di turno, non pretendere da subito di arrivare ad avere una “visione a 360°”.
Mai essere autoritario nelle decisioni: farsi rispettare sì, anche nei provvedimenti presi, ma non imporsi perché questo atteggiamento potrebbe poi rivelarsi azzardato e controproducente.
Col tempo e con perseveranza (propria) egli sarà in grado di diventare autorevole, una condizione imprescindibile per un buon arbitro, e non autoritario, finanche di essere in grado di rassicurare i giocatori di ambo le parti del regolare svolgimento della gara e della sua imparzialità nella direzione di gara.
“Date un pallone a un bambino e sarà felice”– pensiero rilasciato da papa Francesco in una intervista a un quotidiano.
E ancora: “… meravigliose esperienze vissute personalmente accanto ai bambini e dalla gioia provata nel trasmettere loro le prime nozioni …”.
La storia ci ha regalato una preziosa figura che ha saputo coniugare lo sport alla formazione della persona: San Giovanni Bosco. Don Bosco seppe scoprire e valorizzare la forza comunicativa ed educativa insita nel gioco. Anzitutto, lo sport deve essere inserito come momento di svago. importanza del momento del gioco nel programma di formazione del giovane. “Il gioco libera la gioia”, cogliendo proprio in certi suoi aspetti la spontaneità del ragazzo.
Così la palla può essere calciata, presa con le mani, palleggiata, … Tutte attività che, se da una parte divertono e appassionano, mettono in risalto le capacità di ognuno, dall’altra, per essere veramente costruttive ed educative (ciò che è il fine di un’attività sportiva – almeno nell’approccio -), volte alla formazione di quella che sarà la persona di domani, non può prescindere dal rispetto delle regole del gioco stesso. C’è bisogno di un insieme di regole di comportamento da osservare nel “giocare”; su quello che si può e quello che non si può fare; occorre stabilire dunque un comportamento adeguato da tenere … del giocare per vincere ! Altrimenti, che divertimento sarebbe ?
Diversamente dalla maggioranza delle opinioni, ‘applicare le regole’ non significa però che ad ogni minimo ‘sgarro’ nel “gioco” sport, inosservanza, comportamento scorretto … il giocatore o la squadra debba essere ammonito: ciò comporterebbe anzi un effetto contrario a quello desiderato !
Quindi, bambino -> gioco e regole -> fischietto (arbitro) sono un dualismo perfetto che garantisce da una parte il divertimento di chi è protagonista nel gioco dall’altro un corretto svolgimento dello stesso secondo regole predefinite.
Ecco allora il concetto del “buon padre di famiglia“: un buon arbitro deve sapere contestualizzare, cioè leggere l’ambito della gara, considerare l’età dei giocatori – ovvero l’eventuale categoria -, l’intenzionalità o meno del giocatore nel commettere una scorrettezza, e quindi saper leggere le dinamiche di gioco.
Ma quel che deve risaltare è che il fischietto e le regole vogliono essere una similitudine della vita quotidiana e delle sue regole: norme che ognuno di noi, ogni persona “cittadino del mondo”, è tenuto ad osservare e a rispettare per un vivere armonioso e civile, nel rispetto cioè degli altri e delle cose che ci circondano.
La festa della mamma ha un’origine antica. Si celebrava già in epoca pagana, legandola al culto delle divinità femminili della fertilità, e segnava il rapido passaggio dal gelido inverno alla calda estate. C’è sempre stato il bisogno di dedicare una festa a colei che ci ha dati alla luce, per celebrare quel vincolo straordinario che lega ogni figlio alla madre. Dio stesso, per parlare dell’amore per il suo popolo, usa il simbolo della maternità: “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio nelle sue viscere ? Anche se questa ti dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai. Ecco, sulle palme delle mie mani ti ho disegnato”. E’ un legame così forte che la morte della madre è sempre uno strappo doloroso, che non cessa di essere ricordato con sofferenza, anche dopo moli anni. Di fronte alla propria madre riemerge sempre il nostro essere figli.
Questa festa ci invita a difendere la maternità, nella sua forma più vera, in un tempo in cui questa viene attaccata. […]. Ma vogliamo dire e ribadire che mamma è innanzitutto colei che genera la vita e che lo fa attraversando un tempo non breve di rinunce e spesso di malessere, fino al dolore massimale del travaglio e del parto, nel quale la nuova vita sboccia al mondo. La festa della mamma ci invita anche a ricordare tutte le donne che, pur non avendo generato, hanno saputo essere madri. Come le molte donne che con l’adozione hanno saputo dare amore a figli nati da altre donne, alcune delle quali hanno lottato tra la scelta dell’aborto e quella del parto, e scegliendo quest’ultimo hanno permesso l’instaurarsi di un circolo d’amore salvifico. Non dimentichiamo poi la maternità spirituale con la quale molte donne sanno sostenere, confortare, consigliare, aiutare “i figli del cuore” per aiutarli nella loro vita interiore.
E, come squillo finale, sottolineiamo come ogni maternità non può che guardare alla Madre di Dio: l’unica che ha generato nella verginità, che ha donato la vita al Creatore, che è divenuta madre della Chiesa, perché ogni maternità abbia in Maria il suo modello più eccelso.
Lo sport come strumento edificante e di unione… in una parola vincente ! E’ stato questo l’incipit che ha spinto Comitato delle Feste di Vergobbio e Proloco di Cuveglio, con l’autorizzazione di Francesca e i figli Simone e Chiara, ad organizzare un evento significativo che potesse ricordare una valida persona, nel lavoro e non, apprezzato da tutti e che per anni ha “accompagnato” i nostri giovani.
Con la suggestiva cornice della località S. Anna a fare da sfondo si è svolto stamane (venerdì 2 giugno, ndr) il Memorial Andrea Campoleoni, gara di corsa aperto ai ragazzi delle scuole elementari e medie e ai loro genitori, coinvolgendoli in una staffetta sul medesimo percorso per ricordare l’ex comandante della polizia locale di Cuveglio, scomparso prematuramente due mesi fa. La gara si è svolta interamente nei prati sottostanti la chiesetta di Sant’Anna tranne un breve passaggio su asfalto che reimmetteva poi alla zona partenza, per uno sviluppo di 700 metri. Ansia e commozione hanno accompagnato organizzatori e volontari con il sopraggiungere dell’orario della partenza, ‘per poi dare il via ai protagonisti‘.
In sequenza allora, con tanto di apripista, via alle batterie previste: ecco il giro riservato ai ragazzi delle elementari (700 metri), quindi delle medie (2 giri) e l’inedita – ma indubbiamente gradevole – staffetta genitore/figlio (1 giro + 1 giro). Caldo, come la mattinata baciata dal sole, il tifo dei presenti in zona partenza/arrivo. Discreta la partecipazione alla manifestazione proposta (.. che lancia una ‘eco’ agli organizzatori ??).
Al termine della mattinata, alla presenza del sindaco Francesco Paglia e dell’assessore allo sport di Cuveglio Adolfo Fidanza, premiazioni delle batterie e un piccolo gadget ricordo a tutti i partecipanti e volontari, e l’auspicio di poter chissà ripetere la manifestazione.
Amore-Psiche -Consapevolezza: un trinomio i cui fattori sono imprescindibili e uno complementare all’altro, il che sta a significare una stretta relazione fra i tre elementi.
Amore e Psiche sono i protagonisti dell’opera ‘La Metamorfosi’ di Apuleio. Secondo la mitologia, Amore è riconducibile a Cupido, signore dell’amore e del desiderio, Psiche all’anima. Unendosi alla Psiche, L’Amore che la rende immortale. Un dualismo ineluttabile – diremmo ai giorni nostri -.
Una commistione fra Amore e Psiche che avviene interamente al buio, in un contesto – si badi bene – di inconsapevolezza: quasi a significare la casualità dell’unione tra i due “elementi”: l’anima non sa con chi si unisce ogni notte e, spinta dalla curiosità, non si fida più di quella presenza che gli offre tutto ciò che desidera dal suo ego. Curioso è poi che Psiche non ha coscienza di sè e pertanto non può vedere né scegliere, e conseguentemente rimane incerta la ricerca di Eros.
La leggenda si conclude con il matrimonio fra i due ‘innamorati’ e la nascita di una graziosa bambina che prese il nome di Voluttà] : il piacere intenso e appagante.
La consapevolezza, nell’amore e nelle relazioni, è paragonabile ad un salvavita. Essere consapevoli vuol dire prendere atto d ciò che si sta perseguendo e inseguendo con il proprio ‘ego’, gli atti le azioni che compiamo di conseguenza, ciò che rende perfetto e incorruttibile un legame che si cerca che si vuole.
‘Importante rendersi conto che una relazione d’amore soddisfacente e gratificante passa attraverso la consapevolezza: la consapevolezza delle azioni che compiamo, dei nostri pensieri e delle nostre frasi d’abitudine’.
La consapevolezza in amore è una scelta (più o meno obbligata se vogliamo dare importanza al legame avviato). Nella relazione di coppia la consapevolezza è la capacità di saper valutare lo ‘stato di salute’ del rapporto (ancor prima amicale) instaurato.
“La consapevolezza e l’amore, forse, sono la stessa cosa, perché non conoscerete niente senza l’amore mentre con l’amore conoscerete molto” (Dostoevskij).
Molto opportuno il tema che papa Francesco ha scelto per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che oggi (domenica 29 maggio, ndr) celebriamo e che si riassume nell’invito : “Ascoltate !“. Sì, opportuno perché la centralità dell’informazione nella vita della nostra società, sempre più complessa, e la delicatezza degli equilibri che può smuovere o rinforzare richiede da parte degli operatori della comunicazione grande professionalità e soprattutto, amore per la verità. Papa Francesco, nella presentazione del tema ” chiede al mondo della comunicazione di reimparare ad ascoltare“, perché “la pandemia ha colpito e ferito tutti e tutti hanno bisogno di essere ascoltati e confortati. L’ascolto è fondamentale anche per una buona informazione. la ricerca della verità comincia dall’ascolto. E così anche la testimonianza attraverso i mezzi della comunicazione sociale”. E’ un invito all’ascolto, quello del Papa, che non va preso alla leggera o considerato cosa ovvia. Per comprenderlo correttamente è importante ricordare quanto egli stesso scriveva nel Messaggio dello scorso anno, nel quale esortava a “comunicare incontrando le persone dove e come sono“, e chiedeva agli operatori della comunicazione di rinunciare alla comoda presunzione del “già saputo” per mettersi in movimento, per andare a vedere, per stare con le persone, per ascoltarle. In altre parole, chiedeva di far prevalere la realtà, che è sempre portatrice di stupore, piuttosto che le proprie precomprensioni e opinioni. Purtroppo, non è quello che sempre accade e, accanto a voci e penne coraggiose e attente alla verità delle cose, se ne trovano altre orientate piuttosto a servire interessi particolari. Ben venga, allora, l’invito di Papa Francesco ad “ascoltare” la realtà, perché questo significa innanzitutto “servire” la verità. L’auspicio è che questo invito venga accolto da tutti gli operatori dell’informazione. Ne trarranno vantaggio la dignità della loro nobile professione e il bene comune dei cittadini.
Lo scorso 5 febbraio scorso si è celebrata per l’ottava volta su web la ‘Giornata dei calzini spaiati‘. Ma cosa sta a significare questo giorno ?
8é Giornata dei calzini spaiati
Idea nata in una scuola elementare della provincia di Udine dall’iniziativa di una maestra ‘Sabrina’, da sempre impegnata sulla tematica della sensibilizzazione dell’autismo, per promuovere il concetto che “diverso è bello”, sensibilizzando in questo caso già i piccini su questo “modo d’essere” – certo non voluto né cercato -, aspetto del sociale, e altre malattie congenite. Giornata speciale che si colloca il primo venerdì del mese di febbraio da 11 anni (e da 8 “tambureggiata sui social”) per sensibilizzare che “diverso è bello”, con la finalità di incentivare l’accettazione delle diversità, indossando dei “calzini spaiati“: un eufemismo ad indicare ‘chi si sente solo’, proprio come un calzino spaiato. Un inno quindi alla diversità da un lato ma anche alla speranza di ritrovarsi al più presto, come un paio di calzini spaiati che si ritrovano dopo essere stati divisi.
Giornata dei calzini spaiati e accettazione diversità
Se dunque il messaggio principale passa perincentivare l’accettazione della diversità, tra i bambini e non solo, tuttaviain tempi di isolamento sociale, di lontananza dai propri cari, l’iniziativa assume un valore inedito. Quest’anno in particolare si realizza un dualismo: oltre al concetto precedente, visti i tempi che stiamo attraversando e le varie limitazioni cui siano sottoposti da tempo, vuole essere anche una similitudine per la speranza di ritrovarsi al più presto, ogni calzino tornerà così ad ‘abbracciare’ il suo compagno.
L’invito che sta alla base della giornata è guardare le possibili diversità da un’angolazione “diversa”. I calzini spaiati sono metafora della diversità e del fatto che colore, lunghezza, forma e dimensione non cambiano la natura delle cose: ma pur sempre calzini restano !
L’idea era di indossare appunto dei calzini diversi, dai colori sgargianti e vivaci, per significare che un diverso colore o forma non ci rende diversi gli uni gli altri.
“Diverso è solo diverso, non non normale“: questo il motto.
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L’invito che sta alla base della giornata è guardare le possibili diversità da un’angolazione “diversa”. I calzini spaiati sono metafora della diversità e del fatto che colore, lunghezza, forma e dimensione non cambiano la natura delle cose: ma pur sempre calzini restano !
L’idea era di indossare appunto dei calzini diversi, dai colori sgargianti e vivaci, per significare che un diverso colore o forma non ci rende diversi gli uni gli altri.
“Diverso è solo diverso, non non normale“: questo il motto.