Riflessi di una passione …

 

Mi soffermo su una esperienza che ho voluto iniziare alcuni anni fa e che tuttora pratico con soddisfazione, una sfaccettatura del mio impegnarmi in una realtà di cui mi sono da subito sentito protagonista, seppur con i miei limiti (!), la quale mi ha permesso di rimanere in contatto con i giovani anche se in una nuova dimensione ma nello stesso tempo di essere soddisfatto ‘del mio operato’. Quasi fosse una ‘specializzazione’ del mio già essere educatore (parolone !) e ancor prima animatore d’oratorio, luogo tipicamente di riferimento per bambini e giovani, ho voluto dare un seguito a questa mia inclinazione investendo (forse) su una mia qualità; forse anche per dare una collocazione ‘di fatto’ nella neonata società di pallavolo nata qui a Cuveglio.

Inserito in un contesto ‘di gioco’, la figura dell’arbitro funge da tramite  fra quello che è il lato strettamente ricreativo, per meglio dire divertente, del gioco e il rispetto delle regole proprie della pallavolo, evitando cioè che con astuzia o furbizia gli uni prevalgano sugli altri, ma che ciò avvenga comunque nel rispetto di regole stabilite.

E’ un po’ con questo motto che, sul finire del 2008, sull’onda della nascita dell’ASD PGS Blu Volley, associazione dilettantistica di pallavolo femminile con cui tuttora collaboro, ho deciso di dedicarmi a questo ruolo di responsabilità.

Dopo un ciclo di lezioni di preparazione incentrato sullo studio del regolamento federale della disciplina della pallavolo, io e i miei colleghi eccoci catapultati sul palcoscenico del volley locale; due-tre arbitraggi in coppia con qualcuno d’esperienza e poi subito la prospettiva delle finali provinciali  (e non come i fortunati sfornati all’inizio di quest’anno che – giustamente – hanno modo di sperimentarsi subito affiancati da un buon ‘tutor’ !).

Come in ogni passione, la strada da percorrere è doverosamente ‘non breve’ per arrivare a un certo obbiettivo, nella fattispecie ad una certa maturità (anche condivisa) sul campo.

‘Datti tempo’  è un imperativo che occorre imporsi e con cui misurarsi continuamente, senza imporsi di fare ‘il passo più lungo della gamba’  (un ambiente come quello delle PGS, Polisportive Giovanili Salesiane,da cui io stesso ho cominciato, è forse il modo migliore per approcciarsi a questo mondo – in antitesi con l’ambito di federazione maggiormente “scrupoloso” e fors’anche stressante) ! Sicuramente però – e questo lo posso assicurare a chiunque si voglia avvicinare a questa pratica, e questa sensazione si rinnova ogni volta che si scende dal seggiolone al termine della partita – la soddisfazione che si prova al termine di questo iter c’è !!

Così, chi più chi meno ognuno fa le proprie esperienze, il proprio cammino, costruendosi il proprio bagaglio, la propria esperienza e sicurezza in tempi magari brevi ! …. Ciò In base alla propria disponibilità data ai referenti (e non sempre – questo lo dico a distanza di tre anni – ci si sente sempre ripagati nelle designazioni !).

I risultati e i progressi che si percepiscono mano a mano sono la cartina tornasole che ‘si sta facendo bene’, si è nella giusta direzione … il sentirti poi fare i complimenti – il che comunque può succedere !! – è forse la soddisfazione migliore !!

Ne consegue anche voglia di mettersi alla prova, che proprio per quanto detto sopra deve essere il filo ‘conduttore’ e ‘stimolante’ di ogni neofita, scevro da ogni timore o paura di sbagliare (ovviamente nei limiti !!).

Importante in questo ruolo è proprio la frequenza dell’esercizio, dal momento che “un buon arbitro si forma sul campo” .

È necessario poi poter acquisire dimestichezza nello svolgimento di questo compito,  nelle gestualità richieste, nello sviluppare un adeguato livello di attenzione e prontezza di riflessi nel seguire il gioco: darsi dunque tempo è fondamentale a mio avviso .

Perché ‘nessuno nasce imparato’.

 

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