Un tentativo di ripresa ‘dopo il lungo silenzio‘: è partendo da questo motto che Dopo un lungo periodo di silenzio che ci ha allontanato dai rapporti abituali, da Caravate riprende vita la stagione musicale con un concerto in presenza, nel pieno rispetto delle misure imposte, organizzato da comune e parrocchia di Caravate. Il programma comprende infatti lo “Stabat Mater” di Pergolesi e tre Sonate da chiesa per organo e archi di Mozart, brani che ben si adattano al messaggio che si vuole trasmettere attraverso il concerto. Una serie di composizioni con cui si vuole rappresentare il passaggio dal tempo del silenzio e dell’ angoscia determinata dal Covid, a un nuovo tempo di risveglio, di speranza e di rinascita.
E’ ad una preghiera del XIII secolo attribuita a Jacopone da Todi che s’ispira il programma della serata, organizzato dalla parrocchia dei SS. Giovanni Battista e Maurizio di Caravate e che vede l’interpretazione affidata al duo di voci femminili, soprano Antonella Romanazzi contralto Cecilia Bernini, accompagnate dalla formazione d’archi dell’orchestra Antonio Vivaldi di Sondrio e dal all’organo/cembalo dal M° Marco Cadario una interessante e preziosa pagina del barocco.
Componimento commissionato a Pergolesi per celebrare la liturgia della Settimana Santa. La prima parte della preghiera, che inizia con le parole ‘Stabat Mater dolorosa‘ (“La Madre addolorata stava“) è una meditazione sulle sofferenze di Maria, la madre di Gesù, durante la crocifissione e la Passione di Cristo. La seconda parte, che inizia con le parole ‘Eia, mater, fons amóris‘ (“Oh, Madre, fonte d’amore“) è una invocazione in cui l’orante chiede a Maria di farlo partecipe del dolore provato da Maria stessa e da Gesù durante la crocifissione e la Passione.
Diversi i compositori che hanno cercato ispirazione in questa invocazione, dal tardo Medioevo-Rinascimento (XVI secolo) fino al XXI secolo, contando compositori di spicco: oltre a Pergolesi si trovano Giovanni Pierluigi da Palestrina; i contemporanei Scarlatti, Tommaso Traetta, Antonio Vivaldi e Pasquale Cafaro; J. Haydn, Antonio Salieri e G. Paisiello; Gioachino Rossini, F. Schubert e F. Liszt; Marco Frisina .
In particolare, l’esecuzione di Pergolesi (XVII-prima metà XVIII secolo) si contrappone a quella precedente di Scarlatti pur rimanendo fedele sostanzialmente nell’impalcatura strumentale e lasciando inalterata la presenza nelle parti soliste delle due sole voci di soprano e contralto. Entrambi i compositori suddividono la sequenza in una serie di duetti ed arie solistiche (consuetudine nel XVIII secolo: le stanze (‘sezioni’) musicali infatti sono 12 per Pergolesi e ben 18 per Scarlatti; ciò indica quanto la versione di Pergolesi sia più breve e coincisa rispetto alla precedente tanto da risultare più compatta, pur non rinunciando alla struttura tradizionale, accentuata nella versione scarlattiana. E’ forse proprio per questo taglio più snello che verrà preferita alla versione di Scarlatti.
Nello Stabat Mater di Pergolesi inoltre viene data una maggiore accezione al tema sentimentale, incentrato sul pathos del testo sacro e grazie all’alleggerimento degli austeri toni utilizzati nell’arrangiamento scarlattiano.
Tali caratteristiche, fanno di questo lavoro uno dei più importanti esempi della musica italiana del ‘700.
Lo Stabat Mater può considerarsi una importante pagine del panorama della musica classica; ha sempre goduto di una certa notorietà, prestandosi a ispirazione anche per altre composizioni.
All’ascolto, l’interpretazione delle voci soliste si adatta perfettamente a quello che è l’incipit della ‘Ripartenza’, idealizzando il rincorrersi di sentimenti contrastanti e il passaggio da momenti di smarrimento e desolazione a una crescente (e mai doma) rinascita, proponendo un inizio dolce ma sinuoso, non lineare che lentamente e non senza esitazioni lascia spazio a una maggiore serenità intima: due voci che si rincorrono per dare maggior estensione all’angoscia dominante ma che giungono puntuali nell’esortazione finale della preghiera.
Degli stessi colori, dal torpore che pian piano lascia spazio a colori più vivaci simbolo di Vita, e dello stesso tono accompagnatorio le sonate eseguite dal Mo Marco Cadario al cembalo che fanno riflettere ora sullo stato di “fermo” imposto nei mesi passati ora sull’animosità e la voglia di ripartenza che freme dappertutto.