Il valore della dignità oggi

(martedì 29 novembre)

La dignità è diventata negli ultimi anni da semplice vocabolo “perso” nei dizionari italiani celando il suo significato di ‘libertà e serenità’,
a bene prezioso, termine ricorrente nel quotidiano, quasi a significare una ‘cosa’ da custodire gelosamente. Stato e livello di vivibilità irrinunciabile per la persona, ma che spesso viene messo in discussione dal mondo reale !
Uscendo quasi dalla nebulosa dell’oblìo dei termini della lingua italiana (una bella accezione è “nobiltà morale che deriva all’uomo dalla sua natura, dalle sue qualità, e insieme rispetto che egli ha di sé e suscita negli altri in virtù di questa sua condizione”; e ancora: “Considerazione in cui l’uomo tiene se stesso e che si traduce in un comportamento responsabile, misurato, equilibrato”), per il suo significato, il suo valore, la sua innegabilità, oggi questa parola è alquanto di uso comune, fa parte della nostra quotidianità !!
Tante invece le sfumature che oggigiorno il mondo ci offre in cui la sua mancanza è viceversa tangibile, palpabile: dalle storie dei prigionieri reclusi e di guerra, al fenomeno e alle vicende dei migranti, … a quello – forse più latente e tagliente – della disoccupazione.
Già mi vedo Lorenzo Cherubini, apprezzato paroliere degli anni 2000, come possibile assemblatore di una grida a riguardo (“DIGNITA’ DIGNITA’…). Condizione a cui tutti auspicano di non arrivare, o banalmente evitare, ma che non guarda in faccia a nessuno … o quasi !!!
Anche papa Francesco nei suoi recenti discorsi si è schierato a difesa di questo diritto imprescindibile per ognuno: se anche il detenuto sconta una pena meritata (per aver commesso reati anche gravi) lo Stato non ha il diritto di ignorare le sue sofferenze.”; “Il lavoro non è un dono gentilmente concesso a pochi raccomandati: è un diritto per tutti!”, “Ogni lavoratore ha il diritto di vederla tutelata, e in particolare i giovani devono poter coltivare la fiducia che i loro sforzi, il loro entusiasmo, l’investimento delle loro energie e delle loro risorse non saranno inutili.”
Leggi controverse e talora forse opinabili, diritti calpestati: tutto però fa “confusione”.
Brutto, estremamente sfiancante e intollerabile è vedere un padre di famiglia, se non padre e madre, vittime ‘innocenti’ e inconsapevoli,
faticare per arrivare a fine mese per riuscire a malapena a sfamare la propria famiglia.
O il pensionato o l’anziano vedersi privati di diritti certi e acquisiti, garantiti della propria carriera lavorativa dopo anni di lavoro, per un domani migliore. O ancora “i bamboccioni”, fantomatico eufemismo coniato dalla nostra classe politica, non riuscire a dare un senso, una finalità al proprio futuro, la libertà di poter programmare la propria vita “oltre”; a una possibilità di migliorare, di riuscire a cambiare il proprio domani, rincorrendo magari (anche) un sogno.

Non dire gatto … se non ce l'hai nel sacco !!

(sabato 26 settembre)
Bella gara oggi pomeriggio alla palestra del centro giovanile San Carlo dove sono designato per arbitrare la gara di ritorno tra San Carlo e OSGB Induno Olona, formato ‘under 14’ (per un’amnesia realizzo quale sia la categoria nella mezzora antecedente la gara, in fase di controllo dei tesseramenti !!).
Come mia abitudine, presto attenzione al comportamento delle squadre sin dai 10 minuti del riscaldamento ufficiale, e già da lì deduco sarà una gara “giocata” denotando due squadre sostanzialmente  “… sgamate” !!!!
Le ragazze di Chiaravalli sciorinano nell’ora e mezza di gioco un gioco molto pressante e dinamico (che non ti aspetteresti da una ‘u14’ – !! -)

Ecco allora tre set molto combattuti da ambo le parti quanto avvincenti, con le giocatrici di Induno capaci di buone e inaspettabili recuperi dalle linee perimetrali della propria metacampo e da un fitto e “cocciuto” gioco sottorete la squadra di casa che pare non concedere nulla (tanto che il primo parziale rende la sua ‘piega’ solamente sugli ultimissimi scambi)nonostante diverse leggerezze . Archiviato il primo set con un “tirato” 25-23, il ritorno in campo vede le ragazze di Masala quasi ipnotizzate dalle avversarie, concedendo punti facili …
Col terzo le locali sembrano tornare in auge dopo un avvio altalenante (3-2, 9-11): 12-13, 15-16 … Si procede punto a punto sino al termine. Dalla panchina i time out non si lesinano proprio per attenuare il clima di tensione di gioco … inutile però l’ultimo chiamato da San Carlo sul 20-22, con OSGB che chiude 25-21.

“Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”: ho usato questo titolo per enfatizzare che quando oramai la partita poteva sembrare all’epilogo con Induno avanti 2 set a 0, San Carlo è tornato in campo volendoci credere fino al termine … e difatti le due squadre procedono a braccetto fino agli ultimi punti.

Scendo dal seggiolone che quasi vorrei complimentarmi anch’io con le giocatrici di entrambe le squadre, ma demandando poi il messaggio agli allenatori.

Black Hat SEO: il lato oscuro del posizionamento sui motori di ricerca

(venerdì 24 novembre)

Ci sono due modi per far ottenere visibilità ad un sito internet: la prima è quella di creare contenuti ad alto valore qualitativo, in modo da dare risposte utili agli utenti interessati ad un certo argomento. L’altro è quello di sfruttare alcune caratteristiche degli algoritmi utilizzati dai motori di ricerca per cercare di “imbrogliarli”.

Fare “black hat SEO” significa operare nella seconda maniera.

Mi spiego meglio, lo scopo di un motore di ricerca è quello di fornire agli utenti risultati il più pertinenti possibile alle loro ricerche. Ciò avviene in automatico, attraverso un algoritmo che cerca di simulare quello che farebbe un essere umano.

Conoscendo come funziona questo algoritmo, cioè come “ragiona” il motore, si può tentare di “fregarlo” creando contenuti a bassa qualità, ma fatti su misura per tale algoritmo.

Un esempio classico è il seguente: sappiamo che uno dei criteri dei motori per valutarne la pertinenza con una certa ricerca, è la presenza delle parole chiave cercate dall’utente all’interno del contenuto della pagina.

Se cerchiamo “macchina fotografica” su Google, appariranno sicuramente siti contenenti la parola “macchina fotografica” ripetuta più volte, perché ovviamente un sito che tratta dell’argomento lo menzionerà spesso all’interno delle sue pagine.

Aumentare appositamente la frequenza di parole chiave all’interno di un testo, o inserire testo e link nascosti (il classico testo dello stesso colore dello sfondo della pagina), è una maniera subdola per attirare il motore di ricerca, risparmiando tempo e fatica nello scrivere testi “normali” e di qualità.

La pagina potrebbe essere ritenuta valida dal motore di ricerca, anche se risulterà di scarsa qualità per il visitatore in carne ed ossa.

Perché “Black Hat”

Come aveva osservato il critico cinematografico Roger Ebert, parlando del film Shane del 1953, il cappello nero (black hat) era indossato nei classici film western dal cattivo, a cui si opponeva il cappello bianco del buono.

La metafora del cappello bianco / cappello nero (white hat / black hat) è stata poi ripresa in ambito informatico, prima riferita agli hacker, poi, negli ultimi anni, anche alla SEO.

Un black hat seo è quindi un esperto di posizionamento nei motori che non si avvale di tecniche lecite e consentite dalle linee guida dei motori di ricerca per scalare le SERP, ma utilizza alcune tecniche deprecate dalle stesse linee guida (ad esempio pagine piene di keyword nascoste, link farm, doorway pages costruite in modo scorretto, etc.).

I rischi del black hat SEO

Il black hat SEO è estremamente rischioso: sebbene queste pratiche risultino a volte efficaci nell’immediato, è frequente che il successo delle tecniche di Black Hat si riveli temporaneo e soggetto a variazioni improvvise dovute alle contromisure degli stessi motori di ricerca.

Siti individuati come promossi attraverso tecniche disapprovate sono quasi sempre pesantemente penalizzati a livello di posizione nelle SERP se non addirittura cancellati dagli indici dei motori.

I motori di ricerca, e Google in particolare, sono piuttosto inflessibili riguardo alle pratiche “black hat”, e nemmeno i grandi marchi vengono graziati dalla loro ira vendicativa.

E’ noto nel settore il caso della BMW Germania, il cui sito ufficiale fu “bannato” (e successivamente riammesso, dopo le scuse dell’azienda tedesca) nel 2006 dalle liste di Google perché scoperto ad impiegare doorway pages per migliorare ulteriormente il suo già più che soddisfacente posizionamento.

Le tecniche più comuni di black hat SEO

Qui c’è un elenco delle tecniche illecite più diffuse utilizzate dai black hat seo per migliorare il posizionamento di un sito sui motori di ricerca:

  • Testo e link nascosti: il classico testo dello stesso colore dello sfondo della pagina, tecnica vecchissima ma ancora utilizzata; i link nascosti sono link presenti ma non visibili, ed hanno lo stesso colore del testo, senza effetti “onmousehover“.
  • Pagine doorway o gateway: si tratta di pagine che non hanno vero contenuto, ma sono state create per essere indicizzate dai motori e “spingere” altre pagine interne del sito o di un altro sito. Non sono utili agli utenti, poiché non contengono informazioni di alcuna natura.
  • Cloaking: si tratta di una pagina creata appositamente per i motori di ricerca, diversa da quella che viene invece vista dagli utenti. In breve, quando viene identificato uno spider all’interno del sito, uno script gli mostra una versione differente della pagina web.
  • Keyword stuffing: questa tecnica consiste nell’aumentare la frequenza di parole chiave all’interno di un testo, con la speranza di aumentare la pertinenza del sito rispetto alla ricerca di quelle parole.
  • Desert scraping: è una tecnica che consiste nel prelevare contenuti non più indicizzati in Google (pagine di domini scaduti, contenuti di siti che sono stati cambiati) e riutilizzarli nei propri siti.
  • Link spam: utilizzare software o circuiti automatici di scambio link (link farm) per aumentare la popularity del sito in maniera non naturale.

La nostra posizione riguardo al black hat SEO

In conclusione, è bene diffidare sempre da chi fa uso di queste tecniche scorrette per ottenere risultati più facilmente e in più breve tempo.

La SEO è un lavoro costante ed impegnativo, volto principalmente a creare valore qualitativo reale per gli utenti. E, come nella vita reale al di fuori della rete, chi cerca di imbrogliare prima o poi finisce per pagarne (quasi sempre) le conseguenze.

 

(tratto da www.studiosamo.it, 2012)

 

Un approfondimento sulla ‘Long Tail’

(mercoledì 23 novembre)

Per spiegare cosa sia la teoria della coda lunga è essenziale valutare il contesto in cui si inserisce. Essa infatti è legata a due concetti: l’economia dell’abbondanza e la nuova efficienza nella distribuzione, produzione e marketing dell’era digitale.

Nel nuovo panorama segnato da entrambi i fenomeni si riscontra una frattura rispetto alla consuetudine del one-size-fits-all. Nell’economia del XX secolo, le strategie di marketing erano portate ad individuare ogni singolo prodotto che si adattasse al gusto di un’ampia fetta di consumatori. In breve, le industrie culturali aspiravano a produrre le hit, destinate per definizione al consumo di massa. Oggi il pubblico si sposta
altrove
: grazie ad internet e come conseguenza all’aumento della complessità sociale, le nicchie proliferano e crescono le alternative che detengono la nostra attenzione. La coda lunga spiega in termini economici questo spostamento di attenzione da parte dei consumatori, attraverso un grafico che integra le vendite delle hit con quelle dei prodotti di nicchia.

Da un punto di vista tecnico, nella parte sinistra del diagramma, la testa, compaiono le vendite associate alle hit; nella parte destra, la coda, vengono associate ai prodotti musicali di nicchia. La caratteristica fondamentale del grafico è che la coda si estende virtualmente all’infinito, arrivando a generare una mole di vendite complessive per nulla trascurabile. La coda lunga altro non è che una parte d’una distribuzione statistica, quella parte della distribuzione associata a una frequenza più bassa. Se analizziamo la parte destra della curva di domanda invece di concentrarci sulla ‘testa’ (com’è stato fatto per tutto il secolo scorso seguendo la hit-culture) noteremo due cose:

  1. che essendo asintotica, la curva non raggiunge mai lo zero.
  2. esiste una miriade di non-hit che singolarmente sarebbero trascurabili, ma la somma delle loro vendite diventa invece significante.

Ma passiamo ad un po di storia, da dove viene l’intuizione a Anderson per la creazione di questa teoria? Nel 1897 Vilfredo Pareto scopriva come in Inghilterra la distribuzione della ricchezza fosse diseguale: circa il 20% della popolazione deteneva l’80% della ricchezza complessiva del paese.  Questo tipo di distribuzione, chiamata in seguito anche distribuzione paretiana, power-law e, più tardi, regola 80/20, è stata applicata a quanto ci sia di più disparato: dalla statistica demografica ai processi industriali, finanche al rapporto tra i prodotti offerti e i ricavi di una singola impresa. Le distribuzioni power-law sono asintotiche, tendono a zero senza mai raggiungerlo: vuol dire che la curva continua all’infinito per questo è chiamata “curva a coda lunga”. Da qui deriva il nome della teoria. Si è dunque scoperto che, per molti eventi, circa l’80% degli effetti provengono dal 20% delle cause.

La grande potenzialità di questa teoria è che la domanda in realtà non s’interrompe, potrebbe continuare all’infinito in nicchie e sotto-nicchie; se alle persone è data una possibilità infinita di scegliere, queste lo faranno, sempre che esistano delle “guide” entro le quali muoversi, come ad esempio le tecniche di Retargeting di Amazon (Gli utenti che hanno comprato questo libro, hanno acquistato anche quest’altro.

Grazie al web 2.0 ci stiamo trasformando da consumatori passivi a produttori attivi e spesso lo facciamo solo per amore (il termine amatoriale la dice lunga).  L’infinità di prodotti creata quotidianamente da un’infinità di individui fa allungare la coda verso destra, perché aumenta la varietà di prodotti disponibili. Il web, inoltre, permette un collegamento più diretto tra offerta e domanda e introduce nuovi prodotti ai consumatori, orientandone la domanda giù per la coda e aiutandoli a scoprire l’offerta. Quando cerchiamo un particolare prodotto su Internet, spesso lo troviamo più in fretta di quanto non immaginassimo. “Questo ha un potente effetto economico: ci incoraggia a continuare a cercare al di fuori del mondo a noi noto, e questa tendenza sposta la domanda verso le nicchie’’ (Anderson).  Internet dà accesso quasi gratuito a chiunque voglia raggiungere milioni di potenziali clienti.

Ma passiamo alla Long Tail Keywords Research: investire su parole più specifiche permette di avere una lista di parole con meno Impression, ma più rilevanti ed ad un costo inferiore. Questo ha un impatto notevole sul vostro ROI. Le Long Tail Keywords hanno sì un minor traffico di ricerca, ma portano anche più Conversioni e Time Engagement (il tempo di una sessione).

 

(tratto da http://www.themarketingfreaks.com/, 2014, di Federica Brancale)

La preghiera di Papa Francesco «Resta aperta la porta della misericordia. Giubileo non finisce»

(lunedì 21 novembre)

Papa Francesco chiude l’anno della Misericordia iniziato l’8 dicembre 2015 e invita a «riscoprire la centralità del Vangelo»

 

CITTÀ DEL VATICANO – «Quante volte, anche tra noi, si sono ricercate le appaganti sicurezze offerte dal mondo. Quante volte siamo stati tentati di scendere dalla croce. La forza di attrazione del potere e del successo è sembrata una via facile e rapida per diffondere il Vangelo, dimenticando in fretta come opera il regno di Dio». Francesco ha pregato in silenzio, si è avvicinato al portale di San Pietro, ha chiuso la Porta Santa che aveva aperto l’8 dicembre 2015 e con essa l’Anno Santo della Misericordia.

Il senso del Giubileo

E ora è come se ricapitolasse il senso del Giubileo che in realtà aveva voluto aprire il 29 novembre dell’anno scorso, nel Centrafrica in guerra civile: Bangui e la sua cattedrale come «capitale spirituale» di un mondo afflitto dal «virus dell’inimicizia», ciò che ha più volte definito la «terza guerra mondiale combattuta a pezzi». Francesco ha voluto invitare la Chiesa a «riscoprire il centro, ritornare all’essenziale» del Vangelo,  e nella piazza gremita sillaba: «La misericordia, portandoci al cuore del Vangelo, ci esorta anche a rinunciare ad abitudini e consuetudini che possono ostacolare il servizio al regno di Dio; a trovare il nostro orientamento solo nella perenne e umile regalità di Gesù, non nell’adeguamento alle precarie regalità e ai mutevoli poteri di ogni epoca». Ecco perché il Giubileo non è finito, non deve finire: «Anche se si chiude la Porta santa, rimane sempre spalancata per noi la vera porta della misericordia, che è il Cuore di Cristo. Dal costato squarciato del Risorto scaturiscono fino alla fine dei tempi la misericordia, la consolazione e la speranza».

Il vero potere

Più di 22 milioni di persone hanno attraversato la porta santa di San Pietro durante il Giubileo, una cifra enorme considerando che il Papa aveva deciso che non si concentrasse tutto a Roma e venissero aperte più di diecimila porte sante in tutte le diocesi del mondo. Nessun grande evento, niente spettacoli. Il Papa ha voluto un Giubileo sobrio: «Tanti pellegrini hanno varcato le Porte sante e fuori del fragore delle cronache hanno gustato la grande bontà del Signore». Francesco ha voluto che l’Anno Santo si chiudesse, oggi, nel giorno che per la Chiesa è la «solennità di Cristo Re dell’Universo». La sua riflessione è intorno al senso di questa regalità: «Cristo appare senza potere e senza gloria: è sulla croce, dove sembra più un vinto che un vincitore. La sua regalità è paradossale: il suo trono è la croce; la sua corona è di spine; non ha uno scettro, ma gli viene posta una canna in mano; non porta abiti sontuosi, ma è privato della tunica; non ha anelli luccicanti alle dita, ma le mani trafitte dai chiodi; non possiede un tesoro, ma viene venduto per trenta monete». Qui sta ciò che il Papa indica alla Chiesa: «La grandezza del suo regno non è la potenza secondo il mondo, ma l’amore di Dio, un amore capace di raggiungere e risanare ogni cosa. Non ci ha condannati, non ci ha nemmeno conquistati, non ha mai violato la nostra libertà, ma si è fatto strada con l’amore umile che tutto scusa, tutto spera, tutto sopporta. Solo questo amore ha vinto e continua a vincere i nostri grandi avversari: il peccato, la morte, la paura».

http://dxsp78aryknu0.cloudfront.net/corriere-web/images/icon/dark-play.png?ts=1479197205431

 

La tentazione più terribile

Di fronte a questa «regalità paradossale», ci possono essere tre possibili reazioni che Francesco riassume con tre immagini. La prima è il «popolo» che «stava a vedere», la tentazione di stare lontani: «È lo stesso popolo che per le proprie necessità si accalcava attorno a Gesù, ed ora tiene le distanze. Di fronte alle circostanze della vita o alle nostre attese non realizzate, anche noi possiamo avere la tentazione di prendere le distanze dalla regalità di Gesù, di non accettare fino in fondo lo scandalo del suo amore umile. Si preferisce rimanere alla finestra, stare a parte, piuttosto che avvicinarsi e farsi prossimi…». La secona immagine, il gruppo che nel Vangelo comprende «i capi del popolo, i soldati e un malfattore», rappresenta la tentazione più grave: «Tutti costoro deridono Gesù, gli rivolgono la stessa provocazione: “Salvi se stesso!” Tentano Gesù, come fece il diavolo agli inizi del Vangelo, perché rinunci a regnare alla maniera di Dio, ma lo faccia secondo la logica del mondo: scenda dalla croce e sconfigga i nemici! Se è Dio, dimostri potenza e superiorità! Questa tentazione è un attacco diretto all’amore. “Salva te stesso»: non gli altri, ma te stesso. Prevalga l’io con la sua forza, con la sua gloria, con il suo successo. È la tentazione più terribile, la prima e l’ultima del Vangelo». La tentazione di «cercare le appaganti sicurezze offerte dal mondo», «scendere dalla croce»: mirare al potere e al successo.

Il malfattore

La terza immagine è quella del malfattore crocifisso che dice: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». È l’atteggiamento indicato dal Giubileo, spiega Francesco: «Questa persona, semplicemente guardando Gesù, ha creduto nel suo regno. E non si è chiuso in se stesso, ma con i suoi sbagli, i suoi peccati e i suoi guai si è rivolto a Gesù. Ha chiesto di esser ricordato e ha provato la misericordia di Dio: “Oggi con me sarai nel paradiso”». Qui sta il senso dell’Anno Santo, la porta che resta aperta: «Dio, appena gliene diamo la possibilità, si ricorda di noi. Egli è pronto a cancellare completamente e per sempre il peccato, perché la sua memoria non registra il male fatto e non tiene sempre conto dei torti subiti, come la nostra. Chiediamo anche noi il dono di questa memoria aperta e viva. Chiediamo la grazia di non chiudere mai le porte della riconciliazione e del perdono, ma di saper andare oltre il male e le divergenze, aprendo ogni possibile via di speranza».

(tratto da www.corriere.it, domenica 20 novembre)

Papa Francesco: in ogni Diocesi un "segno" del Giubileo

(lunedì 21 novembre)

Papa Francesco conclude l’Anno Santo straordinario della Misericordia nella solennità di Cristo Re dell’Universo, domenica 20 novembre. Iniziato l’8 dicembre 2015, questo Anno è stato ricco di appuntamenti ecclesiali. Per ricordarlo negli anni a venire, il Pontefice ha inviato a costruire un “monumento” in ogni diocesi, un’opera strutturale di misericordia: un ospedale, una casa per anziani, per bambini abbandonati, una scuola dove non ci fosse, una casa per recuperare i tossicodipendenti.

Sarebbe un modo per lasciare come un ricordo vivente, un’opera di misericordia concreta, una “piaga di Gesù vivente”, come Papa Bergoglio ha detto, nella veglia di preghiera in piazza San Pietro sabato pomeriggio 22 aprile, nella festa della Divina Misericordia e nell’XI anniversario della morte di san Giovanni Paolo II.

L’Anno Santo è stata un’occasione importante per riscoprire il Volto compassionevole di Cristo e per mettere l’accento sulla necessità di esprimere con le opere concrete la misericordia professata a parole. Solidarietà e amore verso i fratelli che devono coniugarsi con la tutela e la salvaguardia del creato, come ha sottolineato ancora Papa Francesco nella sua enciclica “Laudato sì”. L’Anno Santo, infatti, dovrebbe lasciare ai posteri anche un “messaggio” ecologico per testimoniare che la terra è strettamente solidale con l’uomo che per primo deve rispettarla.

 

(tratto da ‘La Domenica’, di Nicola Gori)

LA SEO NON TI SERVE! Ovvero Gli 8 scenari nei quali essere Primi su Google non ti porterà i risultati sperati

(lunedì 21 novembre)

 

Di seguito 8 scenari nei quali è SCONSIGLIATO pensare alla SEO per la propria visibilità online.

1. Attività LOCALI di nicchia o in città piccole

Mi ritrovo spesso a parlare con imprenditori che hanno attività locali e che mi richiedono il servizio di posizionamento sui motori di ricerca per aumentare la propria visibilità. In questi casi però, capita spesso di trovarsi di fronte ad un problema: NON ci sono sufficienti volumi di ricerca da parte degli utenti e quindi l’investimento in un servizio SEO, se anche portasse ad essere Primi su Google, non avrebbe poi riscontri in termine di contatti di nuovi clienti.

Mi spiego con un esempio.

Mi ha contattato qualche mese fa un negozio di serramenti di Fucecchio, comune di circa 23.000 abitanti in provincia di Firenze (da cui dista 45 km). L’imprenditore mi ha chiesto un preventivo per un servizio SEO: voleva essere primo su Google.

L’esperienza mi diceva già a naso che non era questo il caso in cui la SEO poteva essere un servizio adatto, ma a prescindere dall’intuito, che può sempre prendere cantonate, ho fatto una veloce verifica, con lo strumento di Google per le parole chiave:

Dall’immagine sopra riportata puoi vedere i volumi di ricerca medi per le parole chiave principali che dovrebbero interessare questo cliente (ovviamente non è un’analisi approfondita delle keywords, ma fa intuire il livello della situazione). Rimaniamo focalizzati sulla prima, “infissi fucecchio”, che se ci pensi, è abbastanza probabile possa essere utilizzata da un utente che deve rifare gli infissi in casa e cerca un’azienda a cui rivolgersi. Bene, “infissi fucecchio” ha una media di 10 ricerche mensili.

Se consideri che anche essendo in prima posizione su Google, NON attrai le visite di tutti gli utenti che cercano quella keyword, ma solo una parte (circa il  35%) perché le altre si distribuiscono su annunci a pagamento, risultati di Google Maps e gli altri risultati organici (dalla seconda posizione in giù), puoi fare due conti veloci e capire che se questi diventano primi su Google, ottengono 3,5 visite al mese per la keyword principale.

Considerato che ci vuole del lavoro per posizionare un sito e quindi un costo per l’azienda, probabilmente in questo caso la SEO non porterebbe i risultati sperati.

Ma allora perché si posiziona per “infissi Firenze”?

Dai che t’ho letto nel pensiero, confessa…Hai pensato proprio a questa domanda. Ti sei chiesto “Ma se per Fucecchio non ci sono ricerche ci saranno per Firenze, che tanto è vicina…”

In effetti (ed ovviamente visto che Firenze ha un bacino d’utenza MOLTO più vasto di Fucecchio) per le stesse keywords localizzate su Firenze i volumi di ricerca crescono notevolmente…

C’è un problema però

Il problema è che il negozio in questione è a Fucecchio, e non a Firenze, e questo fattore, ovvero la reale presenza “fisica” dell’azienda nella località nella quale ci si vuole posizionare, è un fattore determinante per la Local SEO, ovvero la branca della SEO che si occupa della visibilità su Google delle attività locali.

Inoltre, a parte questo problema “tecnico”, se un utente cerca “infissi firenze”, molto probabilmente sta cercando un fornitore a Firenze, non a 45 km di distanza, ed è quindi presumibile che anche posizionando al primo posto questo negozio per “infissi firenze”, poi le reali conversioni, ovvero i contatti di utenti che si trasformano in clienti (e generano fatturato) non sarebbero poi così elevate.


2. Prodotto o Servizio NUOVO sul mercato

Il secondo scenario in cui NON è consigliato fare SEO è quello che si presenta quando un’azienda ha un prodotto o servizio NUOVO da offrire al mercato. Sappiamo bene che Google ci permette di intercettare la “domanda consapevole”, ovvero le ricerche di utenti che sono “consapevolmente interessati” ad un prodotto o servizio, che quindi già conoscono (almeno a grandi linee).

Ma se hai un prodotto o servizio NUOVO, che la gente ancora NON conosce, lo cercherà su Google? Evidentemente NO…


3. Concorrenza enorme

Un’altra situazione tipica in cui è da ESCLUDERE la possibilità di usare la SEO per la promozione della propria azienda online è quando ci si trova in un settore con una concorrenza enorme, spesso di concorrenti ENORMI.

Esempio classico riguarda le agenzie immobiliari: se hai un’agenzia immobiliare (qualunque sia la città) al 99% la prima pagina di Google è colonizzata per le keywords principali dai mega portali presenti ormai da anni (immobiliare.it, casa.it, subito.it ecc ecc).

Comprenderai facilmente che sarà difficile (anzi, impossibile) scalzare questi concorrenti dalle loro posizioni su Google, e quindi anche in questo caso, molto probabilmente, la SEO non è la strategia migliore da prendere in considerazione per la visibilità della propria azienda…

Aggiungo a questo proposito una riflessione: poniamo il caso che anche ti posizionassi nelle prime posizioni su Google, siamo sicurissimi che questo porterebbe ad un sensibile aumento delle vendite?

Prova a pensare al processo di acquisto di una casa di una persona, a come si comporta di solito.

Da sempre la ricerca della casa si basa su questo tipo di processo: cerco cosa offre il mercato sulle fonti informative specializzate (che in passato erano i giornali di annunci e oggi sono i portaloni sopra citati), seleziono le alternative che mi interessano, e poi contatto direttamente l’agenzia a cui si riferisce l’annuncio specifico per andare a vedere la casa di persona.

Non hai fatto anche tu così l’ultima volta che hai cercato casa?

Probabilmente si. E quindi la domanda da porsi è: se comunque la gente va sui portali a cercar casa perché sa che li c’è più scelta, quanto sarebbe utile posizionarsi su Google come singola agenzia immobiliare? E’ tutto da valutare…


4. Devi costruire un Brand

Altra situazione in cui non mi sento di consigliare la SEO come strumento di promozione è quando ci si trova davanti ad un’azienda che ha come obiettivo primario quello di costruire il proprio Brand, e aumentare la reputazione e conoscenza del proprio MARCHIO.

Esempio:

Ho parlato qualche mese fa con un’imprenditore toscano che produce particolari scarpe da donna realizzate con swarovski e materiali particolari, e che quindi sono un prodotto classificabile come di lusso.

Quest’imprenditore m’ha contattato chiedendomi un servizio SEO.

E per cosa lo posiziono, per “scarpe di lusso”? Mmmmmm…ci sono un po’ di ricerche online per questo tipo di keywords, ma funzionerebbe? Ovvero, le potenziali clienti di quest’imprenditore, acquistano le scarpe cercando su Google “scarpe di lusso”? L’ipotesi non mi convince affatto…

E poi essendo un marchio di moda, a mio parere, quest’imprenditore deve investire tutte le risorse iniziali per la costruzione e diffusione del brand, NON per essere primo con “scarpe di lusso”.

Dolce & Gabbana, Versace, Armani non sono posizionati su Google per “vestiti di alta moda”.

Nota Bene: NON voglio ASSOLUTAMENTE dire che la SEO e posizionarsi su Google NON siano utili anche per costruire un Brand. Voglio solo dire che non è utile a mio parere in casi come quello specifico di cui ho portato l’esempio, e che quindi va fatta lo stesso tipo di valutazione in situazioni analoghe.


5. Sito Nuovo con pochi contenuti

Anche questo è un caso tipico che mi capita un sacco di volte. Imprenditore che deve realizzare un sito nuovo (su dominio nuovo che non ha storia), in un settore mediamente competitivo dal punto di vista SEO e che NON vuole inserire un’adeguata quantità di contenuti nel sito.

Nel sito ci scriviamo poco tanto la gente non legge

Sta frase l’ho sentita ripetere decine di volte. Peccato che però Google funziona proprio al contrario, e che cioè predilige e premia i siti web che hanno tanti contenuti di qualità e aggiornati con frequenza.

Poi un’altra cosa: “la gente non legge” è una BUFALA PAZZESCA. La gente non legge contenuti NOIOSI e che non gli forniscono alcun vantaggio (informazione, consigli ecc ecc). Se invece ti impegni a produrre contenuti di qualità per il tuo sito/blog, t’assicuro che la gente legge eccome (ad esempio se sei arrivato fino a qui, hai letto circa 1.600 parole in quest0’articolo, che ancora non è finito e che probabilmente leggerai fino all’ultimo…quindi non è proprio vero che la gente non legge…).

Concludendo quindi, se ti trovi in questa situazione, in cui hai un sito nuovo costruito su un dominio appena registrato, e hai pochi contenuti sul sito, NON puoi aspettarti di ottenere risultati dalla SEO.


6. Difficoltà nell’intercettare il target

Altra situazione particolare , in cui spesso SCONSIGLIO di fare SEO: difficoltà nell’intercettare il target specifico di cliente che l’imprenditore vuole colpire.

Ti faccio un esempio:

Riccardo è un mio cliente che ha si è “inventato” la produzione di pietre colorate per la decorazione di giardini. E’ un tipo di prodotto già presente sul mercato, che però lui ha migliorato enormemente nella qualità e nel metodo di applicazione. Riccardo ha come target di utenti gli architetti paesaggisti, quella tipologia di architetti che appunto si occupa anche della progettazione di giardini.

Veniamo alle keywords. Come dicevo, il prodotto esiste già da tempo, e di conseguenza esistono ricerche su Google:

La domanda FONDAMENTALE da porsi in questo caso è: quanti degli utenti che ricercano quelle parole chiave sono ARCHITETTI PAESAGGISTI?

E quanti invece sono privati che cercano piccole quantità di prodotto per il loro giardino (privati che a Riccardo, il mio cliente, non interessano?)…

Fare una stima a priori e senza test non è semplice, ma l’esperienza mi dice che molti, la stragrande maggioranza di quegli utenti sono privati.

Abbiamo quindi preferito un’azione diversa, ovvero usare Facebook per cercare di intercettare e connetterci direttamente con gli architetti, obiettivo che il Social Network di Zuckerberg rende possibile.


7. Poco budget

Settimo scenario in cui la SEO è sconsigliabile è quello in cui ci sono pochi quattrini a disposizione.

Se non hai almeno € 1.500 a disposizione (e sto molto risicato, riferendomi alle attività SEO più semplici) NON devi prendere in considerazione di fare SEO. In linea generale, un budget inferiore a € 1.500, non permette di avere a disposizione le risorse minime necessarie a portare a termine un’attività che possa risultare efficace. E ripeto e sottolineo  che mi riferisco a situazioni molto SEMPLICI (con “poca concorrenza”) e ad un budget minimo.

Quindi se non disponi di quella cifra minima, lascia perdere la SEO.


8. Indifferenziazione dalla concorrenza

Ultimo scenario in cui SCONSIGLIO un’attività SEO:  indifferenziazione dalla concorrenza. Qui esco decisamente dall’ambito “tecnico” e faccio un discorso più generale:

  • Se i prodotti/servizi che vendi NON hanno NESSUNA differenza rispetto alla concorrenza,
  • Se il tuo cliente NON trova nessun particolare motivo per preferirti ad altri,
  • Se sei in difficoltà nel mondo fisico, e le vendite e il fatturato vanno male,
  • Se i clienti che hai offiline, rimangono INSODDISFATTI dopo l’acquisto.

Se ti trovi in una delle situazioni sopra riportate o in una situazione simile allora, forse, il problema NON è che non sei primo su Google.

(tratto da www.gianpaoloantonante.com)

#Unadomenicaincasa

(domenica 20 novembre)
Esordio stagionale al Palabunker di Cuveglio per dirigere una partita di under 13 fra la squadra nostrana di coach Remo Magni che ospite il sodalizio di Luvinate guidato dal fresco (d’annata) allenatore Sergio Passaro.
Squadre sostanzialmente equilibrate guardando agli anni. Ambedue le formazioni appaiono motivate e determinate per fare il meglio, nonostante quelli che saranno i parziali registrati a referto, ma in campo si vede (e questo è un gran bene per la giovane età delle atlete) movimento, pur denotando alcune situazioni ‘di stallo’ determinanti per la reattività delle squadre e talvolta importanti.
Emerge però una Blu Volley alquanto motivata nel .. far bottino, sin nelle più piccole.
E qui sta a mio pare la ‘chiave di volta’ della gara.
Si tratta di una categoria abbastanza sensibile per l’arbitro: capire cioé ancor di più quando sia “lecito” e “fuori di dubbio” fischiare e sanzionare una dinamica non corretta delle atlete.
Da qui deriva la mia particolare attenzione a ciò che avviene in campo, a come “gira” la palla, talvolta prendendo delle decisioni con … buonsenso; ma non sempre si riesce a seguire pragmaticamente questa condotta !

Il giorno precedente invece a Cavaria dove la compagine locale ospitava le coetanee di San Carlo Varese. Non riesce agli ospiti di interrompere la striscia negativa che dura da due giornate. Di fronte, peraltro, aldilà del fattore-età delle giocatrici che può essere riscontrato, una squadra ben rodata, su cui continuare a lavorare (vedi frequenti palle in rete – alla stregua di S Carlo -) ma che esprime anche un bel gioco … già in ottica “2.0” !!

Teoria della Long Tail applicata alla SEO

(giovedì 17 novembre)

 

Chris Anderson, nel lontano 2004, ha introdotto per la prima volta la teoria della long tail andando a studiare dei modelli economici comeAmazon e Netflix. Questa teoria è stata poi usata e applicata nel mondo della SEO.

Ma per quale motivo può essere utile questa teoria della “coda lunga” nel posizionamento sui motori di ricerca?

 

La teoria della Long Tail

L’utente è diventato con il tempo sempre più intelligente nell’effettuare delle ricerche, se prima utilizzava solo dei termini chiave, ora pone delle domande vere e proprie al motore di ricerca. A questo cambiamento si applica, perfettamente, la teoria della coda lunga, perché va ad intercettare appunto queste “query” che vengono sottoposte a Google.

Quando un user deve cercare qualcosa su internet usa dei termini che ritiene “chiave” per raggiungere il suo scopo. Possiamo avere principalmente due utenti tipo:

  1. Quello che cerca utilizzando uno o due, tre termini al massimo
  2. Quello che pone domande al motore di ricerca utilizzando dunque parole chiave più specifiche e lunghe.

Il primo utente lo identifichiamo nella categoria “short tail”, il secondo lo inseriamo nella categoria “long tail”. Il primo gruppo è caratterizzato da :

  • Parole chiave brevi e generiche
  • Keyword ad alto volume e molto usate
  • Basso tasso di conversione per via della genericità dei termini usati
  • Alta concorrenza

Il secondo gruppo, quello della coda lunga, è caratterizzato particolarmente da:

  • Numero di ricerche più basse e quindi traffico potenziale più basso
  • Minore concorrenza
  • Aumento del tasso di conversione

Il corretto utilizzo della teoria di Long Tail permetterà di avere un pubblico sempre più profilato e con un’alta percentuale di conversione, sebbene più si entrerà nello specifico meno sarà il volume del traffico (e dunque delle visite).

La teoria della coda lunga si collega perfettamente al concetto di nicchia, ovvero ha lo scopo di attirare quegli utenti che sono interessati a specifici prodotti, servizi ed informazioni. Nella maggior parte dei casi, questo obiettivo può essere soddisfatto con ricerche specifiche e complesse.

 

(tratto da www.seozoom.it)

Partita infrasettimanale 1

(mercoledì 15 novembre)

Capita di essere quasi rapiti da una partita, dal suo svolgimento, dai continui cambiamenti di fronte e dalle dinamiche di gioco espresse dagli atleti talvolta al limite del possibile .. tanto più se protagonisti di questo “quadretto” sono delle giovani atlete. Ecco, categoria under 14 …
Partita infrasettimanale fra OSGB Induno e i padroni di casa di Folgore Bosto ‘B’, a campi invertiti quindi nella palestra delle scuole elementari di via Nifontano, in coppia con il’collega Stefano Macalli.
Partita infrasettimanale che , contrariamente a quelle che potrebbero essere le aspettative, risulta indigesta alla squadra di casa poco determinata a fare bottino ! Gara che prende nel suo sviluppo una strana “piega” per Folgore che, scesa in campo con l’ambizione di fare bene , deve invece subire quasi inaspettatamente le avversarie le quali hanno dalla loro il pregio di giocare in scioltezza , più tranquille e a tuttocampo.
Ritrovo al referto suor Renza, al rientro nel ruolo dopo due anni ‘sabbatici’.
Le due squadre danno vita un piacevole carambolesco testa-a-testa, con la squadra ospite che cerca continuamente di guadagnare un gap rassicurante, Bosto per contro., presa alla sprovvista, che a più riprese cerca di rimanere aggrappata al loro procedere “stile formica”.
Ambedue le squadre si distinguono oltremodo, dal secondo parziale, per alcune azioni piuttosto intense e prolungate (!!) che acutizzano le aspettative e le ambizioni dell’una e dell’altra squadra.

Gara avvincente, con dinamiche talvolta intense (dal 2° set). Come fosse una parola d’ordine, le ragazze di Chiaravalli si distinguono al servizio approfittando anche di qualche stato di “blackout” nelle padron di casa, sfruttando preziose palle al servizio; viceversa, diversi errori in battuta per le ragazze di Giadini che sostanzialmente non si dimostrano così efficaci come si penserebbe …
Dal punto di vista arbitrale, gara abbastanza scorrevole ma che al tempo stesso richiede una estrema attenzione nelle dinamiche di gioco, in particolare nelle sopracitate azioni concitate, “presenti” alcune” palle dubbie ‘corrette in corsa‘ comunque. La prima linea di Bosto pecca più volte nell’invasione a rete, se messe sotto pressione.
Benché presenti una squadra relativamente più giovane, OSGB rimane sempre avanti a Folgore, costringendo le locali, sulla carta avvantaggiate, a dover sempre rincorrere.

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