CSS font-size: em contro pixel contro punti contro percentuali

(giovedì 23 giugno)

CSS font-size: em contro pixel contro punti contro percentuali

Di seguito la traduzione dell’articolo “CSS Font-Size: em vs. px vs. pt vs. percent” di Kail Schaeffer del 30 Settembre 2008. E’ un pò vecchiotto come articolo, ma posso assicurarti che sono argomenti ancora oggi molto attuali e sentiti dai designer. L’autore inoltre nel 2011 inserisce un aggiornamento. I molti commenti (257) lo hanno spinto a scrivere un piccolo aggiornamento di stato basandosi sul confronto che ha avuto con i propri utenti.

Qual’è l’unita di misura migliore?

Uno degli aspetti più confusi dello styling CSS è l’applicazione della proprietà font-size per il cambio di dimensioni di un testo. In CSS, vi vengono date quattro diverse unità con le quali potete misurare la dimensione del testo così come viene visualizzato nel browser. Quale di queste quattro unità è la più adatta per il web? E’ una domanda che ha dato origine a una gran varietà di dibattiti e critiche. Trovare una risposta definitiva può essere complicato, soprattutto perché è difficile rispondere alla domanda stessa.

Conosciamo le unità

  1. Ems(em): è un’unità scalabile che viene utilizzata nei documenti sul web. 1em equivale al font-size corrente, ad esempio, se il font-size del documento è 12pt, 1em equivale a 12pt. Gli em sono scalabili per loro natura, quindi 2em equivarrebbero a 24pt, 0,5em equivarrebbero a 6pt, etc. Gli ems stanno diventando sempre più popolari nei documenti web a causa della loro “scalabilità” e il loro essere compatibili con i dispositivi mobile.
  2. Pixels(px): i pixel sono unità a misura fissa che vengono usati nei media di tipo screen (ad esempio possono essere letti sugli schermi dei computer). Un pixel equivale a un punto (dot) sullo schermo del computer (cioè la più piccola frazione della risoluzione del tuo schermo). Molti web designer usano i pixel nei documenti web per rappresentare perfettamente il loro sito così come viene reso sul browser. Uno dei problemi che ha il pixel è che non aumenta di dimensione per lettori con vista ridotta e non diminuisce di dimensione per adattarsi ai dispositivi mobile.
  3. Punti(pt): i punti sono tradizionalmente usati nei media di tipo print (tutto ciò che deve essere stampato su carta, ecc). Un punto corrisponde a 1/72 di un pollice. I punti sono molto simili ai pixel, infatti sono unità a misura fissa e non possono cambiare misura in scala.
  4. Percentuale(%): l’unità percentuale è simile all’unità “em”, ad eccezione di alcune differenze fondamentali. Principalmente, l’attuale font-size equivale a 100% (ad es. 12pt = 100%). Così, usando l’unità percentuale, il vostro testo rimane totalmente scalabile per i dispositivi mobili e per l’accessibilità.

Quindi qual’è la differenza?

E’ semplice comprendere la differenza tra le unità font-size quando le vedete in azione. Generalmente, 1em = 12pt = 16px = 100%. Se provate ad usare ognuno di questi font-size, vediamo cosa succede se aumentate il font-size di base (usando il body CSS selector ) da 100% a 120%.

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Come potete vedere, sia l’unità em che la percentuale si ingrandiscono quando aumenta il font-size di base, ma i pixels e i punti no. Può essere semplice impostare una dimensione assoluta per il vostro testo, ma è molto più semplice per i vostri visitatori usare un testo scalabile che può essere essere visto su ogni dispositivo o computer. Per questo motivo, l’unità em e percentuale sono preferite per documenti di testo sul web.

EM contro PERCENT

Abbiamo deciso che punti e pixel non sono necessariamente i più adatti per i documenti web, e quindi ci rimangono em e percentuali. In teoria, le unità em e percentuali sono identiche, ma a livello di applicazione, hanno in realtà alcune piccole differenze che sono importanti da tenere in considerazione.

Nell’esempio sopra, abbiamo usato l’unità percentuale come nostro font-size di base (sul tag body). Se cambiate il vostro font-size di base da percentuale a ems (ad esempio: body { font-size: 1em; }), probabilmente non noterete alcuna differenza. Vediamo cosa succede se “1em” è il font-size del body, e se l’utente cambia le impostazioni di dimensione del testo del browser (cio è disponibile in alcuni browsers, ad esempio Internet Explorer).

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Quando la dimensione del testo del browser è impostata su “media”, non c’è nessuna differenza tra ems e percentuale. Quando le impostazioni vengono modificate, tuttavia, la differenza è abbastanza rilevante. Con impostazioni di testo “più piccole”, gli ems sono molto più piccoli della percentuale, mentre nelle impostazioni di testo “più grandi”, è praticamente l’opposto, con gli ems che appaiono molto più larghi delle percentuali. Nonostante qualcuno possa sostenere che le unità em si stanno ridimensionando come dovrebbero, nell’applicazione pratica, i testi em si ridimensionano troppo repentinamente, il testo troppo piccolo diventa difficilmente leggibile su alcuni apparecchi.

Il verdetto

In teoria, l’unità em è il nuovo standard per le dimensioni del carattere sul web, ma in pratica, l’unità in percentuale sembra fornire una visualizzazione più coerente e accessibile per gli utenti. Quando le impostazioni dell’utente cambiano, i testi in percentuale si ridimensionano in modo ragionevole, permettendo ai designer di conservare la leggibilità, l’accessibilità e il visual design.

Il vincitore: percentuale(%)

Aggiornamento (Gennaio 2011)

Sono passati alcuni anni da quando ho scritto questo post, e vorrei riassumere le discussioni e i dibattiti che hanno avuto luogo in questo periodo. Generalmente, quando creo un nuovo design, uso le percentuali sull’elemento body (body{font-size:62.5%;}) e successivamente uso l’unità em per definire il resto. Finchè il body è impostato usando l’unità in percentuale, potete scegliere di usare questa o ems su qualsiasi altra regola e selettore CSS e conservare ancora i benefici di usare le percentuali come vostro font-size di base. Durante gli ultimi anni, ciò è diventato lo standard nel design.

I pixel ora sono considerati unità font-size accettabili (gli utenti possono usare lo zoom del browser per leggere testi più piccoli), nonostante stiano iniziando a creare qualche problema come risultato di dispositivi mobili con schermi ad alta densità (alcuni dispositivi Android e iPhone hanno da 200 a 300 pixel per pollice, rendendo i tuoi font da 11 e 12 pixel veramente difficili da leggere!).
Quindi, continuerò ad usare le percentuali come font-size di base nei documenti sul web. Come sempre, discussioni e dibattiti sono ben accetti e stimolanti; grazie per tutti i commenti degli ultimi due anni!

(tratto da www.lsboratoriocss.it, agosto 2013)

Gavirate sotto le stelle … senza-le-stelle (!!)

(sabato 18 giugno)

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La carovana del PdO va in scena con una inedita serale la quale anticipa di un mese quella tradizionale di Besozzo.

L’occasione è quella del ‘Giugno Sport’, cartellone di manifestazioni e tornei di varie discipline sportive (calcio, basket, pallavolo, burraco, …) che viene organizzato dal locale oratorio; ultima arrivata, la gara podistica ‘Gavirate sotto le stelle’ giunta alla terza edizione, per la prima volta inserita nel calendario del circuito di corse.
Gara che di fatto si propone come una cittadina di quasi 8,5 km dal momento che si corre quasi interamente su asfalto, snodandosi fra il centro di Gavirate con partenza dall’oratorio S.Luigi lambendo poi il comune di Bardello dopo aver battuto la ciclabile che costeggia il lago omonimo.

Presenti in poco più di 300 per questa gara podistica serale “accattivante” che si snoda fra i due comuni lacuali.

Sulla serata incombe lo spauracchio dell’ennesimo temporale (!!!) ma nonostante tutto – nuvole inquietanti e minacciose sopra di noi ! – riusciamo a correre all’asciutto.
Si parte dalll’oratorio S. Luigi alle 20.30 e si procede verso la parte interna di Gavirate caratterizzata dalla pavimentazione in pavé per poi riguadagnare la sede stradale. Affrontata una prima rotonda si ridiscende verso la zona lago se non prendere poi una breve rampa che ci porta nella parte soprastante. A seguire, ennesima variante che immette sulla ciclabile e, dopo un km circa, riprendere le vie interne.
Tornati sulle strade cittadine, arriviamo in prossimità della parrocchiale (e quindi del pavé) dove è posta la deviazione fra lungo e corto. I primi riprendono la via di Bardello.
Quindi un lungo tratto che corre parallelo alla superstrada e che culmina con un breve strappo degno di nota. Curva a gomito e dietrofront; di nuovo si procede in progressiva ma dolce salita, per poi affrontare l’unico tratto boschivo in chiaroscuro, muscolare per il fondo appesantito dalle recenti e abbondanti piogge, che introduce alla seconda parte di gara caratterizzata da un paio di ascese (via Bellaria prima e via Moncucco poi) le quali rappresentano il punto più impegnativo del tracciato proposto.

Il prosieguo ci porta a correre accanto ad uno degli istituti del plesso scolastico e da qui comincia a scaldarsi il tifo dei tanti bambini presenti, pronti ad incitare ognuno di noi e a cui io non manco di ‘batti5‘ ! …

L’ultimo chilometro che riporta gli astati in zona-lastricata lungo un breve passaggio nei boschi si apre su una suggestiva vista vista sul lago Maggiore … ‘na vera chicca !

Si torna così verso il centro: qui variante forse inaspettata (per gli spazi stretti) ma piacevole caratterizzata da curva-controcurva su pavé (per cui, attenzione a “come prenderle) fra le viuzze che infine immette sul breve rettilineo dove è posto il gonfiabile.

Partito a metà plotone, affronto i primi km in compagnia di Giovanni La Grutta (… onnipresente Giuseppe Ramundo) – provato dalla prova della sera prima a Varese – e Marco Riva.

Abbastanza soddisfatto della prestazione personale, benché non riesca in quello smalto sempre utile per rilanciarsi e non mollare mai !!

Complimenti all’organizzazione per il tracciato proposto, mai monotono e decisamente scorrevole, come pure per l’essere riusciti a mettere in piedi una piacevole gara fra le vie del paese, cosa mai facile da realizzare.

Un affettuoso saluto e veloce scambio di battute con il coriaceo Giulio Dorigo e riprendo la via di casa.

A 39 anni non si ferma, Gioli: “Il volley è una passione eterna”

(martedì 14 giugno)

L’ex azzurra che ha vinto tutto con la Nazionale e il club (“in bocca al lupo alle ragazze che vanno ai Giochi di Rio”), ha appena prolungato con Montichiari: “La pallavolo non è come timbrare il cartellino. Devi avere qualcosa dentro. L’età non è tutto”.

 

“L’addio alla pallavolo? Non ho chiodi in casa per appendere le scarpe”. Chissà se è stato proprio questo il segnale premonitore per il “Gioli-tris” a Montichiari. La centrale, che spegnerà 39 candeline il prossimo 17 settembre, non lascia, non raddoppia, ma triplica e così sarà nuovamente il faro della compagine bresciana sempre nel solco della filosofia “niente voli pindarici, ma guastafeste sì”, proprio come nello stile di Simona: “La storia piacevolmente continua – spiega la mamma fast come era stata soprannominata – visto che la speranza del prolungamento è diventata una gioia con la firma del contratto. Mi piace proseguire quel progetto che ha preso vita il primo anno, non con l’idea di diventare una corazzata bensì calcando ogni parquet lottando e togliendoci le nostre soddisfazioni. Come nell’ultima annata con una final four di Coppa Italia che abbiamo raggiunto battendo le future campionesse d’Italia di Conegliano”.

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Dopo aver vinto tutto, in Italia, con l’Italia, la centrale ligure non ha per nulla la pancia piena tanto da sposare totalmente – anima e corpo – un sodalizio divenuto ormai una delle realtà più belle del campionato: “In un contesto così particolare – prosegue Gioli -, è necessario avanzare passo dopo passo senza alzare troppo l’asticella. E, nonostante il livello del torneo sia destinato ad salire ancora, penso che la società allestirà di nuovo una compagine combattiva e fastidiosa per tutti. Questa è la ragione che mi ha spinto al rinnovo”. Una favola di provincia, quella della Promoball, che continua con un nuovo presidente, Costanzo Lorenzotti, ma con le buone vecchie abitudini di cui mamma fast è e sarà l’elemento-cardine: “Il volley – osserva Simona – non dev’essere vissuto solo come un lavoro, ma come una passione. Personalmente non sento l’età sul piano mentale e neppure su quello fisico, grazie indubbiamente alla genetica e agli ottimi preparatori che ho avuto, senza trascurare un pizzico di necessaria fortuna. Anche se in passato ho vinto molto a certi livelli, non devono mai mancare gli stimoli per dare il meglio seppur per raggiungere obiettivi diversi: sono fondamentali, perché timbrare il classico cartellino sarebbe la cosa peggiore”.

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Ma con le Olimpiadi alle porte, d’obbligo un pensiero alle prospettive della banda Bonitta in terra brasiliana, da parte di una campionessa che in azzurro vanta 307 gettoni e un palmares che non ha bisogno di commenti, in cui spiccano due ori europei (2007-2009), due coppe del Mondo (2007-2011) e una Grand Champions Cup (2009): “Un sogno che si realizza – sottolinea – soprattutto per le tante giovani che vivranno in prima persona una manifestazione così importante. A loro va un grossissimo in bocca al lupo, ci sono tante squadre attrezzate a cui però si può contrapporre un bel mix preparato dal c.t. quindi non poniamo limiti”: Ed è proprio sulle giovani che la fuoriclasse di Rapallo pone l’accento dall’alto della sua caratura: “La pallavolo – spiega Gioli – si deve vivere con entusiasmo e sacrificio perché basta un attimo per passare dalle stelle alle stalle. E non c’è gioia più bella che tornare in alto dopo una delusione visto che gli alti e i bassi rientrano nella normalità, ma non bisogna considerare tutto perduto alla prima delusione. La mia erede? Non faccio nomi, ma nel mio ruolo ci sono molti elementi che nel corso degli anni saranno vincenti perché hanno caratteristiche tali da garantire il presente ma anche il futuro”. Quel futuro che per Simona è ancora targato Montichiari, quello che si vive “anno per anno” in barba perfino alle scaramanzie (”ne ho talmente tante che non basterebbe un’intera Gazzetta…”) che lei, da abile stratega, riesce a far passare come “pignolerie degne di una persona metodica”. Ebbene sì, l’esperienza fa la differenza. Anche nelle parole. E anche per chi ad esse, ha sempre preferito i fatti.

 

(tratto da www.gazzetta.it, 13 giugno)

A Mornago con un’occhiata al cielo

(domenica 12 giugno)
Contrariamente a quanto le previsioni continuavano a minacciare anche per questo weekend questi giorni, una giornata coperta ma per fortuna senza poggia ha accolto la carovana del PdO che questa domenica si è data appuntamento a Mornago per la 5^ edizone dela ‘Morgana RunningRace’, quindicesima tappa del calendario. Sin dalla prima mattina e dopo un pò di riscaldamento con l’amico Alessandro Giancane, si apprezza però una umidità non indifferente che ci farà compagnia !
Appena giunto nel cortile antistante il campo sportivo luogo di partenza e arrivo della gara, subito ritrovo Antonio Antò Spoti con Aureliana e AdelePina e Omar, Samuele, Barbara, Paolo e gli altri amici della Podistica Mezzanese, Sergio Castagna e il coriaceo Alessandro Carù, Franca e Daniela Ferro dell’Aermacchi, Michele Immobile e Andrea Marzio della Whirlpool; l’amico Claudio Michelon, Giuseppe Ramundo della Cardatletica e il mitico Giulio ‘Lo Squalo’ Dorigo.
Percorso confermato in toto, per uno sviluppo di qualche centinaia di metri inferiore ai canonici 10 km, tranne brevissimi passaggi su asfalto interamente lungo i sentieri boschivi e delle campagne limitrofe, di cui i primi 3 risultano essere i più impegnativi proponendo una dolce ma progressiva ascesa al punto più alto e che accompagnano alla verdeggiante e suggestiva piana di Montonate, nella quale si snoda la parte rimanente della gara odierna.

Quindi tracciato che non presenta particolari difficoltà altimetriche ma per contro alquanto ricco di saliscendi i quali non concedono affatto tregua agli astanti, “quasi istigati ad una corsa di rilancio” ! …

Alle 9 il via al folto gruppo oggi presente (550!!), e subito dopo il consueto periplo del campo da calcio c’è da sudare lungo un camminamento che ad eccezione del primo chilometro induce a stare in fila indiana …. Una breve discesa messi alle spalle i primi 100o fa ricredere sulle premesse del tracciato !! … pare appunto perché a seguire continuando nei boschi si profila in continua anche se non eccessiva salita, resa ancor più pesante dalle recenti precipitazioni.
Cerco di resistere in questo primo tratto maggiormente impegnativo idealizzando di poter rifiatare una volta raggiunta la fantomatica piana ma prima ancora dei ‘3000’ mi defilo; per la verità, riesco a stare appaiato prima alla Lory Castiglioni e poi a Omar Spoti (.. increddibbbileee !!!). Sul successivo tratto boschivo in ascesa – 3-400 metri che accompagnano al culmine della tappa – è l’amico-“guastafeste” Peppo che mi si affianca e si offre come .. personal train … Più avanti ancora è la volta della rientrante Emanuela Polinelli che procede con un passo tranquillo ma continuo. Infine, Marco Riva e Rinaldo Francesca dei Runners Varese.
Frattanto ci riavviciniamo alla zona di partenza : l’ultimo km inizia con l’attraversamento di un vivaio e quindi “esse” in uscita dai boschi – scollinamento – con la volatona (…) al gonfiabile !

Perché Salvatore Aranzulla è stato cancellato da Wikipedia

(sabato 11 giugno)

È statisticamente impossibile non aver mai incontrato il nome di Salvatore Aranzulla navigando nell’infosfera italiana di internet, e la sua risonanza nell’immaginario collettivo è tale da rendere assurda la necessità di dover spiegare chi sia. Ciononostante, Salvatore Aranzulla non ha più una pagina su Wikipedia Italia, e capire il perché è stato davvero difficile.

Partiamo dall’inizio: Salvatore Aranzulla è un divulgatore informatico italiano e sul suo blog, circa da quando ho memoria, si occupa di rispondere alle domande più comuni relative al mondo dell’informatica. Per esempio, mentre sto scrivendo questo post, la homepage del suo blog ospita alcuni ABC piuttosto classici: “Come funziona Snapchat”, “Come trasferire musica da PC a iPhone” oppure “Come formattare un Mac”. Secondo Alexa, aranzulla.it è al momento il 68esimo sito più visitato in Italia—Secondo la sezione informazioni del blog, “Aranzulla.it è uno dei 30 più visitati d’Italia”—e Il Giornale, a inizio 2015, gli ha dedicato una lunga intervista titolata “Fatturo 1 milione di euro offrendo consigli sul Web”.

È nel corso di 8 anni di lavoro, prima per Virgilio e poi come affiliato de Il Messaggero, che Salvatore Aranzulla ha costruito un impero basato su pratiche di search engine optimization (SEO) sfruttate allo stato dell’arte, risposte alle domande più ricercate dagli utenti italiani di internet e un personaggio piacevolmente conforme all’idea del “tuo amichevole nerd di quartiere”. Il 23 maggio scorso, però, Salvatore tuona sulla sua pagina Facebook da oltre 330.000 ‘mi piace’, “Amici cari, vi dico solo che concorrenti di bassa lega e rosiconi stanno proponendo l’eliminazione della mia voce da Wikipedia.”

https://www.facebook.com/plugins/post.php?href=https%3A%2F%2Fwww.facebook.com%2Fsalvoaranzulla%2Fposts%2F10154200214403680&width=500

La pagina

In breve: qualcuno vuole cancellare Salvatore Aranzulla da Wikipedia Italia—E ci è riuscito, visto che da qualche giorno il lunghissimo dibattito ospitato sulla piattaforma ha lasciato il posto alla cancellazione definitiva della pagina, per anni protagonista di discussioni in merito.

Alcuni contributor ritengono che la figura di Salvatore Aranzulla non risponda ai criteri di enciclopedicità necessari per poter apparire su Wikipedia, ed è per questo che nel corso del tempo hanno avviato una procedura di cancellazione in linea con le indicazioni guida fornite da Wikipedia. L’accusa è quella di non essere un ‘divulgatore’, vista la totale semplicità degli argomenti trattati e il dibattito si è infine diviso “tra quantitativisti (leggi conservazionisti) e qualitativisti (leggi cancellazionisti),” come afferma un utente che ha partecipato nel dibattito. Insomma, c’è chi vuole Salvatore Aranzulla su Wikipedia per la quantità di informazioni che ha prodotto, e chi non lo vuole per la qualità delle stesse.

Ora: la questione sembra banale—e lo è; d’altronde dubito che Salvatore Aranzulla abbia davvero bisogno di una pagina Wikipedia dedicata a lui, se non come forma di riconoscimento personale—ed è proprio la sua intrinseca futilità a rivelarne l’importanza sotto forma di ‘cartina al tornasole’ dello stato di Wikipedia. Da ormai diversi anni, infatti, l’ecosistema di Wikipedia sta cominciando a soffrire delle problematiche tipiche di qualunque progetto inaugurato per il bene comune e ingigantitosi a tal punto da dover fare i conti con realtà politiche e finanziarie che con il ‘bene comune’ hanno poco a che fare.

La burocrazia wikipediana

Uno studio del 2015 pubblicato sul journal Future Internet, evidenzia come nel corso del tempo le norme sociali che hanno regolato l’amministrazione di Wikipedia si siano avvicinate sempre di più a quelle di una burocrazia aziendale. Le regole e le linee guida, la maggior parte delle quali sono state stabilite prima del 2004, nei primi anni di vita dell’enciclopedia, sono rimaste immutate nel tempo, e il comitato interno per la regolazione delle dispute tra gli editor ha visto stilate le proprie linee guida nel 2003. Nel frattempo, Wikipedia ha aumentato a dismisura le sue dimensioni—Simon DeDeo, co-autore dello studio, aveva riassunto il tutto a Gizmodo così: “Cosa succede quando una piccola fantasia libertaria a la Thomas Jefferson deve crescere?”

La disputa sulla pagina Wikipedia di Salvatore Aranzulla è un ottimo termometro di questo fenomeno: il lungo (lunghissimo) dibattito scaturito prende in esame fattori che non sono normalmente misurabili con dei ‘criteri di enciclopedicità’, “La pagina di Salvatore Aranzulla deve esistere? E se invece ne facessimo una per il suo blog? Ma il suo blog ha lo stesso nome del suo autore… Sappiamo che il blog è molto visitato, ma se fosse un caso e in realtà nessuno lo conoscesse?” Sono interrogativi tutt’altro che banali, e che contribuiscono a mandare avanti il progetto in senso pro-attivo—Si scontrano però, inevitabilmente, con una serie di regole concepite in un’era in cui la condivisione delle informazioni e gli equilibri di potere a cui Wikipedia era sottoposta erano profondamente diversi e con una continua e crescente stratificazione burocratica nel processo di amministrazione dell’enciclopedia. Per cercare di capire qualcosa di più ho parlato con Salvatore Aranzulla e Andrea Lazzarotto, conosciuto su Wikipedia come ‘TheLazza’—Uno dei contributor più coinvolti nel dibattito.

“La decisione era già stata presa”

Salvatore mi ha prima di tutto confermato che si tratta di una questione di principio che poco ha a che fare con un’effettiva necessità, “La presenza su Wikipedia era ed è stata da me vista come un riconoscimento personale della mia attività lavorativa: essere o non essere presente su Wikipedia non impatta minimamente sul mio lavoro, che consiste nell’attività di divulgatore informatico, realizzata tramite partecipazioni a programmi televisivi e radiofonici, partecipazioni a convegni e soprattutto tramite il mio portale Aranzulla.it,” mi spiega.

‘salvatore aranzulla’ su Google, dal 2004 a oggi. via Google Trends

L’intervento di Salvatore nella disputa è stato in un certo senso fortuito, “Sono venuto a conoscenza della disputa tramite alcuni messaggi privati di svariati lettori che mi hanno segnalato la cosiddetta ‘procedura di cancellazione’,” mi ha spiegato per email, “In maniera piuttosto ironica ne ho parlato sulla mia pagina Facebook ufficiale sottolineando che la mia permanenza su Wikipedia era legata alla volontà ultima di persone senza un volto, senza un nome e un cognome, nascoste dietro nomi utenti.”

Ciò che mi ha lasciato e continua a lasciarmi perplesso è l’assenza di una qualsivoglia ‘sentenza ufficiale’: che piaccia o meno, Salvatore Aranzulla è effettivamente uno dei divulgatori (o blogger) più noti in Italia, se non in termini qualitativi, sicuramente in termini quantitativi—Qual è l’iter da seguire su Wikipedia quando si verificano casi del genere? “Ho cercato di intervenire nella discussione su Wikipedia producendo materiali sulla mia attività, ma la situazione è solo degenerata,” mi spiega. “Ho lasciato così perdere la discussione e non ho contattato alcun editor di Wikipedia Italia perché la decisione di cancellare la mia pagina era già stata presa dai presenti: bisognava trovare solo qualche cavillo burocratico per giustificarla.”

Secondo Salvatore, quindi, la decisione è stata giustificata da un ‘cavillo burocratico’, che in questo caso sembra corrispondere ai critieri di enciclopedicità di Wikipedia, “Questi criteri sono usati e abusati a seconda degli umori e delle simpatie di chi sta portando avanti la discussione di cancellazione di una pagina Wikipedia,” afferma. “Continuo a sostenere l’idea che la decisione di cancellare la mia pagina ufficiale fosse già stata decisa.”

Il problema delle fonti

Uno dei principi fondamentali sfruttati da Wikipedia per portare avanti in maniera efficace i dibattiti sono le fonti. Si tratta di un vero e proprio punto cardine dellapolitica editoriale di Wikipedia ed è un metodo in un certo senso giornalistico, più che enciclopedico: le fonti sono necessarie alla sopravvivenza di una voce e possono mutare nel tempo—È un atteggiamento dinamico e che ha permesso di rendere Wikipedia il pozzo di informazioni iper-accellerato che è.

https://www.facebook.com/plugins/page.php?href=https%3A%2F%2Fwww.facebook.com%2Fmotherboarditalia&tabs&width=500&height=214&small_header=false&adapt_container_width=true&hide_cover=false&show_facepile=true&appId=165428126875471

La velocità di espansione dell’enciclopedia si è però rapidamente scontrata con le sue norme, che ai tempi non erano state concepite per gestire tutte le casistiche possibili. È il caso dello scrittore americano Philip Roth, che nel settembre 2012 ha notato un errore nella voce di Wikipedia dedicata alla sua opera La macchia umana.

Si trattava di una sbavatura riguardante l’ispirazione dell’opera: la voce originale affermava che La macchia umana si ispirasse alla vita di Anatole Broyard (la fonte era una recensione del The New York Times datata 2000), ma secondo Philip Roth (che be’, è l’autore) si trattava di una falsità. Lo scrittore contatta quindi Wikipedia per chiedere la correzione della voce, ma la risposta è eloquente, “Capiamo bene che l’autore di un’opera sia tecnicamente la fonte più autorevole a riguardo, ma abbiamo comunque bisogno di una fonte secondaria.” Così, Philip Roth crea la fonte spiegando la vicendaal New Yorker, che di pubblicare la lettera aperta a Wikipedia dell’autore e generando così una ‘fonte secondaria’.

L’atteggiamento di Wikipedia è deontologicamente corretto, ma ha senso di esistere solamente in un sistema burocratico perfettamente rodato: cosa sarebbe successo se la richiesta di Philip Roth fosse rimasta incastrata nella rete degli editor di Wikipedia?

Le fonti di Salvatore Aranzulla

Secondo Salvatore, i contributor che hanno sfruttato il ‘cavillo burocratico’ per giustificare la cancellazione della sua pagina hanno volontariamente ignorato le fonti fornite da Salvatore stesso per confermarne l’autorevolezza, “Ho pubblicato svariati libri di informatica con editori di livello nazionale, quali Mondadori Informatica (Sperling & Kupfer) ed Edizioni FAG. Puntualmente ognuno dei libri pubblicati è stato un best seller in ambito informatico con più di 15.000 copie vendute. Uno dei miei libri è stato anche allegato alla rivista Focus,” mi spiega. “Le pubblicazioni che ho fatto sono state ignorate perché non ritenute di “livello”: sfido chiunque a riuscire a pubblicare con un editore nazionale e a realizzare i numeri che ho realizzato io in termini di vendite nel segmento informatico.”

Le prime battute del dibattito riguardo l’ultima procedura di cancellazione.

Salvatore mi ha quindi fornito un lungo elenco di ‘fonti secondarie’ che per motivi di spazio non includo direttamente qui, ma a questo indirizzo ho caricato uno screenshot dell’email di Salvatore. “Le contestazioni sono state le seguenti:—mi spiega Salvatore approfondendo i contraddittori esposti dai contributor durante il dibattito—È un fenomeno temporaneo (parliamo di 14 anni di pubblicazioni con oltre 6500 articoli pubblicati ad oggi), i dati sono gonfiati e quindi non affidabili—in Italia esiste un organismo nazionale di rilevazione dei dati chiamato Audiweb: con una iscrizione gratuita, è possibile accedere ai dati certificati nazionali. Nessuno dei presenti ha voluto considerare tali dati.”

Infine il dibattito ha superato il tempo massimo stabilito dalle linee guida di Wikipedia e la pagina è stata definitivamente cancellata per la presenza di un generale consenso favorevole alla cancellazione—C’è un ‘piano B’? “Non intendo far nulla,” mi spiega. “La decisione di chiudere la mia pagina Wikipedia è stata affidata a persone di cui non si conosce l’identità e di cui non si conosce la professionalità: conducendo alcune ricerche, alcuni miei collaboratori sono anche venuti a conoscenza che alcuni dei partecipanti erano di parte, producendo attività editoriali concorrenti alle mie,” continua.

“La discussione sulla cancellazione è stata riempita di offese e valutazioni senza alcun fondamento, al limite del ridicolo e della logica. Chiunque esprimesse un parere al mantenimento della mia voce è stato messo a tacere: lo stesso è accaduto nei confronti di utenti di rilievo della comunità di Wikipedia che si sono espressi a mio favore e che sono stati prontamente azzittiti,” continua illustrandomi il tono del dibattito. “Non è stata poi effettuata alcuna votazione sul mantenimento della mia voce, ma è stata decisa arbitrariamente di cancellarla, nonostante la presenza di pareri favorevoli,”—In realtà, al concludersi del tempo massimo del dibattito, la maggior parte dei giudizi espressi nella discussione vertevano per la cancellazione della pagina, che è stata cancellata, infine, proprio per la presenza di un consenso generale tra gli utenti coinvolti.

“Quello che in fin dei conti a me interessano sono i risultati personali e professionali: una stretta di mano da parte dei miei lettori che quotidianamente mi fermano per strada e mi ringraziano per il lavoro che faccio vale più di qualsiasi altra cosa,” conclude Salvatore.

Le ragioni degli utenti di Wikipedia

Il dibattito ha visto coinvolti numerosi utenti della comunità italiana di Wikipedia, tra contributor di spicco e utenti di passaggio—Tra le tante voci, una delle più presenti e schierate per la cancellazione è stata quella dell’utente TheLazza, contributor di Wikipedia e informatico: all’anagrafe Andrea Lazzarotto.

“Mi ha sorpreso proprio il fatto che ci fosse qualcuno che ritenesse doverosa la discussione,” mi spiega per email. “A mio modesto avviso era evidente che Salvatore Aranzulla, a prescindere dal suo reddito (uno dei temi pro-mantenimento emersi durante il dibattito, NDA), non fosse così tanto rilevante da essere su Wikipedia,” continua Andrea. “L’impressione è che abbia dei sostenitori piuttosto sfegatati, almeno secondo me.”

Parlando con Andrea è inoltre emerso quanto il problema della voce di Salvatore Aranzulla fosse tutt’altro che nuovo, “Non è il dibattito ad andare avanti da anni, ciò che continua è il periodico ricomparire di una pagina su Salvatore Aranzulla. per poi venire eventualmente cancellata,” mi spiega. “Se guardiamo il log dell’attività vediamo che la maggior parte delle volte la voce in oggetto è stata cancellata in via immediata dagli amministratori, senza un particolare dibattito. In un periodo di 10 giorni del 2006, la pagina è stata cancellata dodici volte.”

Se il punto di vista di Andrea ha senza dubbio senso per evidenziare la gravità del problema, è indubbio che al costante riapparire della voce si sia accompagnato un dibattito, “Quello che si capisce dal log delle cancellazioni è che durante quel periodo ci siano stati diversi tentativi di auto-produzione di una voce,” mi spiega Andrea. “Questo è piuttosto chiaro al di là di ogni parere personale—Quindi il protagonista stesso, o qualcuno di vicino a lui, ha scritto una voce dal tono fortemente auto-promozionale e elogiativo,” continua. “Questa pratica non è accettabile su Wikipedia, perché il sito prevede dei criteri di enciclopedicità e soprattutto un punto di vista neutrale. Altresì, c’è da ricordare che Wikipedia non è una vetrina o un blog dove chiunque possa avere spazio e visibilità.”

Evidenziati i fatti, la posizione di Andrea in merito al dibattito è piuttosto chiara, “Credo sia opportuno evitare fraintendimenti: Salvatore Aranzulla certo possiamo definirlo una sorta di ‘personaggio folcloristico’, ma non è un informatico e quindi non vedo come si possa dire che rientri ‘nella storia dell’informatica italiana’,” mi spiega, dopo che avevo definito Aranzulla, appunto, un personaggio folcloristico dell’informatica italiana. “Lasciamo fare ad ognuno il proprio lavoro: quello di Salvatore Aranzulla è gestire un sito i cui contenuti vengono prodotti e studiati per massimizzare le visite e quindi avere maggiori introiti tramite la pubblicità.”

Le ragioni di Andrea sono però più specifiche, specie per quanto riguarda le qualifiche di Salvatore, “L’informatica è una scienza che comprende (cito Wikipedia) «lo studio dei fondamenti teorici dell’informazione e della computazione e delle tecniche pratiche per la loro implementazione e applicazione nei sistemi informatici. L’informatica è frequentemente descritta come lo studio sistematico dei processi algoritmici che descrivono e trasformano l’informazione.»,” mi spiega. “Il fatto che Salvatore Aranzulla abbia scritto un libro intitolato “sicurezza informatica” non fa di lui un informatico o un esperto di computer security come a volte si è erroneamente letto da più parti,” continua. “È come se uno di noi scrivesse un libro intitolato “biologia molecolare” (con scritto che l’acqua è composta da due atomi di idrogeno e uno di ossigeno): questa persona non diventerebbe automaticamente un biologo.”

Andrea mi spiega, continuando, che la decisione non riguarda nello specifico i meriti di Salvatore, “A prescindere da questa doverosa precisazione, comunque, la Procedura di Cancellazione non ha stabilito se Aranzulla fosse o meno un informatico, ma se fosse una persona sufficientemente enciclopedica per avere una voce su Wikipedia, al di là del suo lavoro di blogger.”

Ma il vero protagonista della vicenda è un altro: i già noti ‘criteri di enciclopedicità’, “Questi criteri sono sicuramente un’indicazione molto utile per capire se una voce è enciclopedica o meno,” mi spiega Andrea. “Senza avere dei criteri, è difficile confrontarsi su un piano comune per tutti—Ciononostante non penso che siano stati ‘determinanti’,” come ho affermato io durante il nostro scambio. “Sicuramente hanno aiutato a stabilire l’opinione di vari utenti, ma è infine il sentimento generale che è stato orientato verso la cancellazione,” continua. “Ci sono voci che restano benché violino alcuni criteri, ma perché ciò accada ci devono essere dei meriti particolari che rendano eccezionalmente degno di nota l’argomento della voce.”

Riformare Wikipedia?

Ho poi discusso con Andrea del ‘meccanismo Wikipedia’ sottoponendogli il paper pubblicato su Future Internet: il problema sono le regole troppo vecchie? “Definire ‘anacronisitiche’ regole di un sito che ha appena 15 anni mi sembra un po’ esagerato, ma è un’opinione personale,” mi spiega. “Penso che la tendenza evidenziata dal paper (che non ho letto per intero, ho consultato il riassunto pubblicato da Gizmodo) sia in un certo senso ‘normale’,” continua. “I ricercatori hanno riscontrato che alcuni utenti esercitano maggior influenza, ma non succede lo stesso anche in altre comunità o nella vita reale? Il problema reale si presenta quando questa influenza si trasforma non in un ‘esempio da seguire’ ma in una vera e propria gerarchia in cui il ruolo conta più della qualità dei contributi.”

Questa problematica, verificata dal paper su Future Internet, per quanto riguarda Wikipedia in inglese, potrebbe colpire anche Wikipedia Italia? “È difficile stabilire se sia così—Sicuramente può esserci qualche utente con ruoli di spicco che può sbagliare o magari esercitare una sorta di timore reverenziale,” mi spiega Andrea. “D’altro canto siamo umani e nessuno è perfetto: diventa problematico se un utente privilegiato opprime altri utenti, ma che questo succeda su Wikipedia Italia è difficile dirlo; e se si consumasse qualche sporadico caso, credo che nessuno abbia abbastanza potere da imporsi senza subire conseguenze disciplinari dal resto della comunità.”

“Non credo che questo problema abbia influenzato il dibattito su Salvatore Aranzulla: anzi, la presunta “oligarchia” formata dal gruppo degli admin ha dimostrato di essere divisa e di avere esponenti di entrambe le correnti di pensiero,” mi spiega Andrea. “C’erano admin a favore della cancellazione e admin contrari: l’ultima Procedura di Cancellazione si è svolta in modo fluido, e al massimo c’è stata qualche lieve incomprensione subito chiarita,” continua. “Il procedimento è stato prorogato perché dopo la prima scadenza non si era formato il consenso.”

Parlando con Andrea, ciò che a questo punto non mi era ancora chiaro riguardava l’effettiva efficienza di questo processo decisionale—Ci sono degli editor che tirano le somme, alla fine dei dibattiti? “Le procedure di Wikipedia si basano sul consenso—Quindi questa distinzione tra ‘editor’ e ’contributor’ non ha alcun senso,” mi spiega Andrea. “Non esistono “super editor” o persone ‘con maggiore potere decisionale’ quando si avvia una procedura di cancellazione consensuale—Il consenso non si forma contando i voti, ma si forma con le argomentazioni,” continua. “Se ipoteticamente l’ultimo arrivato portasse argomentazioni più valide di un utente con esperienza, il consenso potrebbe orientarsi verso l’opinione del nuovo utente.”

La politica di Wikipedia

Negli ultimi mesi Wikipedia è stata protagonista di diversi dibattiti (ne abbiamo parlato in alcuni articoli tradotti su Motherboard Italia, altri non sono stati tradotti masono presenti nell’edizione americana del vertical). Si può quindi dire che questo sistema stia mostrando le sue ‘debolezze’ anche per quanto riguarda le dinamiche di Wikipedia Italia? “Se parliamo genericamente di sessismo e presenza di “leoni da tastiera” arroganti, bulli, cafoni e sub-umani credo che sia un problema serio e grave che purtroppo affligge la rete intera, non solo Wikipedia,” mi spiega Andrea. “Tutte le comunità in cui possono partecipare le persone portano anche una percentuale piccola (ma molto rumorosa) di utenti che agiscono unicamente con cattiveria e stupidità.”

“Il problema è che, in qualsiasi società reale o virtuale di, diciamo, 1000 utenti, 999 utenti tranquilli si fanno notare meno di uno che si comporta come una belva. Inoltre è difficile controllare sempre tutto, riuscendo a coniugare la qualità dei contributi con l’evitare un’eccessivo zelo che potrebbe portare ai pareri di cui si parlava prima, cioè che ci sarebbero alcuni “capetti” che bacchettano tutti,” continua. Il problema di gestire i conflitti con alcuni soggetti che si credono impunibili dietro a una tastiera non è assolutamente banale e di certo non sono gli utenti di Wikipedia ad avere la ‘soluzione magica’.”

(tratto da motherboard.vice.com)

Ritorno per una ‘andata’ a San Carlo

(giovedì 2 giugno)

Con le partite di questi giorni si vanno determinando le squadre che si giocheranno il podio nelle diverse categorie del campionato provinciale 2016 delle PGS.

Ieri sera, impegnato a Varese con l’amico Aldo per dirigere la semifinale di andata tra la locale squadra di San Carlo e le coetanee di Lonate Pozzolo.
Già dal riscaldamento si intuisce che si preannuncia come una bella sfida tra due formazioni “ben tornite e armate”, che quella che seguirà sarà una partita sostanzialmente giocata sulle azioni, notando in ambedue un gioco ‘pulito’.
Una motivazione in più per il sottoscritto, 1° arbitro, per una attenta presenza sulla partita e le sue dinamiche: l’under 18 può apparire insidiosa da gestire, e quella fra i due sodalizi a confronto ne può essere un esempio lampante (ammetto che almeno nella prima frazione di gioco era facile perdersi nel seguire la palla ! …) !! Mi devo ricredere però a riguardo perché sia dall’una che dall’altra parte si apprezza un gioco poco falloso, aldilà di qualche situazione di gestione della palla ‘difficile da gestire’ pertanto giustamente da sanzionare (e di ciò mi reputo soddisfatto …).
Seppur partite in ricezione, conquistata la palla le ospiti impongono subito il proprio ritmo di gioco asfissiante che non concede affatto momenti di tregua. Il primo set Lonate se lo “sciroppa” in ‘soli’ 18′ di gioco, avendo facilmente la meglio sulla squadra di casa la quale peraltro non sta a guardare ….
Nel secondo e terzo set invece San Carlo cerca a più riprese di “rientrare in partita” e di riaprire i giochi dando adito con alcuni break importanti di riuscire nel “sorpasso”; Lonate si dimostra però una squadra a tutto campo, molto duttile e organizzata, elemento quest’ultimo che forse è quello che stasera ha fatto la differenza.
Partita che dura poco più di un’ora, ma che ha tenuto ‘incollato alle poltrone’ il pubblico presente.
Mi compiaccio poi dei complimenti – presumo non scialacquati così a caso – ricevuti a fine partita per la conduzione di gara che senz’altro danno un pò di gratificazione, a mio discapito un ricorso “sopra media” a un nostro “strumento di giudizio”, che però cerco di amministrare più scientemente (‘palla contesa’, ndr).

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