Inevitabile e imperscrutabile il ritrovarsi lungo il nostro viatico ad indugiare, il passo incerto.
Come se giunti sulla punta di un iceberg.
Fermi ad interrogarsi su quello che è stato sulle nostre azioni sui nostri gesti.
Non capire più se procedere o incedere, destra o sinistra, proseguire o tornare indietro ?
E ora arrivare proprio là, punta d’iceberg, quasi un dentro o fuori, momento culminante di ciò che si è inseguito e voluto per sè, restare immobili di fronte all’immensità e all’infinito che si respira, quasi attoniti, col fiato che si smorza ci rimane in petto; e sforzarsi di capire ciò che sarà di noi e ancora più avvicinarsi assurgere al nostro Disegno.
Strane sensazioni che ti inducono a rimuginare e ripensare a quanto ti sei speso a quanto hai ottenuto, sul senso delle scelte compiute a quanto ti senta gratificato per i passi mossi.
Strana sensazione ora trovarti là in quel punto, su quel dirupo alla ricerca dell’Essenza a cercare la retta direzione a chiederti sulla bontà e indissolubilità delle tue azioni.
Vanità di vanità tutto è vanità.