Articolista vs Copywriter

Da diversi anni il settore del web si presenta con diverse sfaccettature, diversi profili professionali in risposta ad un mercato sempre più esigente e specifico: non si tratta più di un’unica persona tuttofare, un “informatico”, che bene o male si prestava ad assolvere ai diversi compiti richiesti dal web stesso ! .. no sarebbe praticamente impossibile, in considerazione anche delle diverse nozioni e conoscenze necessarie !

Da alcuni anni in particolare ci si riempie sempre più la bocca con paroloni che vanno ad identificare varie attività che vengono richieste in un contesto di Information Technology.. . le quali talvolta si sovrappongono per non dire essere confuse pur mantenendo la loro individualità (è il caso di dire “aver difficoltà a individuare un confine netto fra queste due figure”).
E così si va dai primordiali web master, web developer, web designer, … ad altri profili che vanno ad identificare i vari ed attuali(zzati) spettri del settore: ux/ui designer, e-commerce specialist, SEO/SEM specialist, content creator, social media manager, data scientist, advertiser, …


E’ questo il caso dell’articolista (Content Writer in senso ampio, più nello specifico ‘Web Writer‘) e del copywriter, due terminologie nate nella giungla del web verosimilmente a seguito di una “macrocategoria”: il Content Manager / Specialist, ovvero colui che è autore di testi e contenuti multimediali di un sito web.


Ecco un caso lampante di due figure che vengono spesso confuse le cui attività, simili tra loro e che vanno a intersecarsi, in effetti non sono però le stesse. Ambedue infatti si occupano di scrittura (anzi, requisito essenziale è il saper scrivere bene) ma la differenza di fondo fra le due sta nello scopo a cui è finalizzata la scrittura stessa. Specificamente, il copywriter sviluppa contenuti, articoli con un obiettivo pubblicitario e di marketing, mentre la finalità del content writer (alias articolista) è di scrivere per il web, sia per aziende o siti di informazione piuttosto che per il proprio sito/blog; in senso più stretto, con la propria arte dello scrivere egli stimola gli utenti ad essere letto e seguito in modo che acquisiscano interesse e conoscenze verso l’argomento (e di conseguenza il brand) trattato.

Sovente il termine “copywriter” viene utilizzato pensando di riferirsi a chi scrive professionalmente per il web; ma, come visto, la figura del copywriter è legata al mondo della pubblicità e della sponsorizzazione. Scopo del content writer invece è quello di ottenere l’attenzione del lettore, tenendolo sulla pagina e attirandolo al “brand”; il Content Writer deve scrivere quello che l’utente cerca e vuole leggere.

Se ne seguiamo la genesi, due figure entrambe importanti che si sono tra l’altro evolute seguendo i cambiamenti velocissimi delle esigenze della rete. Se infatti in origine copywriter e content writer si distinguevano soprattutto per la loro formazione (pubblicitaria per il copywriter e di tipo giornalistico per il content writer), oggi conoscenze e competenze dell’uno e dell’altro si intersecano. Non è più sufficiente, ad esempio, che un copywriter, per raggiungere i propri obiettivi professionali, concentri i suoi sforzi unicamente su contenuti rivolti al marketing bensì che riesca ad integrare nelle sue abilità anche quelle svolte tipicamente dal content writer.

Copywriter e Content Writer come detto devono avere il talento dello ‘scrivere bene‘ – della ‘penna creativa‘ la chiamo io – con la finalità di pubblicizzare prodotti e/o servizi piuttosto che “argomentare”. Ciò vuol dire non solo scrivere buoni contenuti ma anche che sappiano attirare l’attenzione (e l’interesse) del lettore fino a condurlo a compiere una “azione” in senso stretto (call-to-action).

Diversi sono poi i punti che accomunano queste figure: SEO oriented, qualità dei contenuti, scrittura efficace.

Oggi le competenze di scrittura di ognuno, a differenza della propria figura originaria , devono spaziare in più campi. Ad esempio oggi al copywriter è richiesta la conoscenza della SEO, che implica l’utilizzo di una terminologia adeguata e di un modo specifico dello scrivere che siano indirizzate all’ottimizzazione sui motori di ricerca.

L’articolista si occupa essenzialmente della redazione di articoli per blog, siti o altri media con finalità informative o di intrattenimento. Peculiarità di questa figura è la conoscenza a 360° dell’argomento da trattare. Un articolista lavora principalmente sulla quantità e difficilmente ha la creatività e le competenze del Copywriter.

Un copywriter, per scrivere buoni contenuti, dovrà riuscire a creare titoli accattivanti, utilizzando però un un linguaggio chiaro e diretto, che riesca a orientare l’utente verso il brand. Lo stile di scrittura, infatti, è molto importante, in quanto strettamente correlato alla buona riuscita di un contenuto.

La mission del content writer non è finalizzata allo “scrivere per vendere“, piuttosto di incanalare il pubblico su determinati argomento suscitandone interesse, eventualmente a conoscere e “comprendere” il marchio e ciò che propone.

Nel tempo, si è assistito ad una vera e propria evoluzione nel comportamento dei consumatori per arrivare a scegliere ciò che acquisteranno. Difatti, ogni acquisto è dettato da un determinato ‘percorso’ (‘selezione’ e ‘scelta’) effettuato dal cliente che, mosso da interesse, dapprima cerca più informazioni in rete, confrontando non soltanto prezzi ma, consultando diversi siti, cercando ciò che più si avvicina a quelle che sono le sue effettive esigenze e che maggiormente lo ispira.

Scrivere su web: SEO vs ‘Autenticità’

(sabato 4 agosto)

Ottenere una buona visibilità sui motori di ricerca è un punto fermo per i content writer, chi scrive online.

La scrittura online presenta delle sfaccettature che la distinguono come “arte” dallo scrivere sui mezzi cartacei.

Abilità imprenscindibile per il copywriter  è quella di saper creare contenuti autentici, di continuare cioè a far “traspirare” il proprio stile nei testi.

Anche se la qualità e la presentazione di un contenuto dovrebbero essere preservate, a volte la produttività del content writer viene inficiata dal rispetto delle ordinarie regole SEO: così accade che la propria “impronta” venga subordinata ai vincoli imposti dalle tecniche di ottimizzazione, talvolta peraltro innegabili per l’obiettivo di cui sopra.

‘Ma la frittata può essere rigirata’, potrebbe dirsi: se il punto focale del lavoro del copywriter è la buona scrittura nelle sue varie sfaccettature, non è detto che perciò i canoni SEO debbano prevalere su quello che è il proprio stile ma mantenere un carattere irrinunciabile “controcorrente”: l’autenticità. Ecco allora che per ottenere il risultato di attrarre lettori/clienti i testi devono essere formati e malleati senza bisogno di essere SEO-dipendenti. Occorre tenere ben presente che il successo di un contenuto non è tracciato tanto dall’osservanza delle regole delle Search Engine Optmization quanto proprio dal taglio che viene dato al testo e dal coinvolgimento che si è in grado di suscitare nel lettore.

Il lavoro dei copywriter è e resta pertanto quello di scrivere testi che convincano; a questi poi vanno integrati al meglio gli aspetti SEO. Ci sono tre miti in particolare che bisogna sfatare:

Contenuti duplicati – sì, è possibile

E’ e rimane un dato di fatto che Internet va a penalizzare i contenuti duplicati. Peraltro, ciò non rappresenta un grosso problema finché non sia una pratica destinata a creare confusione negli utenti o con il fine di manipolare i risultati di una ricerca. Per “regolarizzare” questa linea si fa ricorso alla canonizzazione, ovvero aggiungere un tag canonico (“rel= canonical”) all’indirizzo URL del contenuto in questione.

Parole chiave in ogni frase – no, non è necessario

Occorre sfatare il mito secondo cui il testo dev’essere imbottito di parola chiave al fine di ottenere un miglior posizionamento sui motori di ricerca. Se rimane vero che le parole chiave rivestono un ruolo importante per i testi online, il “peso” giocato assume importanza limitatamente all’algoritmo di Google aiutando a ricercare il contenuto e non chi legge il testo. Questo il motivo per cui in primo piano deve sempre esserci un’ottima leggibilità del contenuto; ancora meglio se poi si riesce a incorporare le parole chiave in modo ottimale.

Non importa la quantità ma la qualità

Anche se rimane un ‘verbo’ che i post più lunghi abbiano maggiori possibilità di raggiungere un posizionamento migliore, ciò non vuol dire che tassativamente bisogna scrivere articoli di una determinata lunghezza e non meno! Vero sì che questi possano avere un ranking migliore, denotando una trattazione più analitica e dettagliata dell’argomentazione, ma a prescindere dalla lunghezza quello che fa la differenza e che va a premiare sia il posizionamento del contenuto sia il gradimento dell’utente (i contenuti brevi e informativi vengono apprezzati da Google) è creare testi completi ed esaustivi.

Concludendo allora, non bisogna rinnegare la propria scrittura a favore della SEO. Scrivere rivolgendosi al proprio pubblico rimane l’obbiettivo da (per)seguire, tenendo comunque presenti gli aspetti per una valutazione positiva dal punto di vista SEO.

 

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