Amore-Psiche -Consapevolezza: un trinomio i cui fattori sono imprescindibili e uno complementare all’altro, il che sta a significare una stretta relazione fra i tre elementi.
Amore e Psiche sono i protagonisti dell’opera ‘La Metamorfosi’ di Apuleio. Secondo la mitologia, Amore è riconducibile a Cupido, signore dell’amore e del desiderio, Psiche all’anima. Unendosi alla Psiche, L’Amore che la rende immortale. Un dualismo ineluttabile – diremmo ai giorni nostri -.
Una commistione fra Amore e Psiche che avviene interamente al buio, in un contesto – si badi bene – di inconsapevolezza: quasi a significare la casualità dell’unione tra i due “elementi”: l’anima non sa con chi si unisce ogni notte e, spinta dalla curiosità, non si fida più di quella presenza che gli offre tutto ciò che desidera dal suo ego. Curioso è poi che Psiche non ha coscienza di sè e pertanto non può vedere né scegliere, e conseguentemente rimane incerta la ricerca di Eros.
La leggenda si conclude con il matrimonio fra i due ‘innamorati’ e la nascita di una graziosa bambina che prese il nome di Voluttà] : il piacere intenso e appagante.
La consapevolezza, nell’amore e nelle relazioni, è paragonabile ad un salvavita. Essere consapevoli vuol dire prendere atto d ciò che si sta perseguendo e inseguendo con il proprio ‘ego’, gli atti le azioni che compiamo di conseguenza, ciò che rende perfetto e incorruttibile un legame che si cerca che si vuole.
‘Importante rendersi conto che una relazione d’amore soddisfacente e gratificante passa attraverso la consapevolezza: la consapevolezza delle azioni che compiamo, dei nostri pensieri e delle nostre frasi d’abitudine’.
La consapevolezza in amore è una scelta (più o meno obbligata se vogliamo dare importanza al legame avviato). Nella relazione di coppia la consapevolezza è la capacità di saper valutare lo ‘stato di salute’ del rapporto (ancor prima amicale) instaurato.
“La consapevolezza e l’amore, forse, sono la stessa cosa, perché non conoscerete niente senza l’amore mentre con l’amore conoscerete molto” (Dostoevskij).
Un tentativo di ripresa ‘dopo il lungo silenzio‘: è partendo da questo motto che Dopo un lungo periodo di silenzio che ci ha allontanato dai rapporti abituali, da Caravate riprende vita la stagione musicale con un concerto in presenza, nel pieno rispetto delle misure imposte, organizzato da comune e parrocchia di Caravate. Il programma comprende infatti lo “Stabat Mater” di Pergolesi e tre Sonate da chiesa per organo e archi di Mozart, brani che ben si adattano al messaggio che si vuole trasmettere attraverso il concerto. Una serie di composizioni con cui si vuole rappresentare il passaggio dal tempo del silenzio e dell’ angoscia determinata dal Covid, a un nuovo tempo di risveglio, di speranza e di rinascita.
E’ ad una preghiera del XIII secolo attribuita a Jacopone da Todi che s’ispira il programma della serata, organizzato dalla parrocchia dei SS. Giovanni Battista e Maurizio di Caravate e che vede l’interpretazione affidata al duo di voci femminili, soprano Antonella Romanazzi contralto Cecilia Bernini, accompagnate dalla formazione d’archi dell’orchestra Antonio Vivaldi di Sondrio e dal all’organo/cembalo dal M° Marco Cadario una interessante e preziosa pagina del barocco.
Componimento commissionato a Pergolesi per celebrare la liturgia della Settimana Santa. La prima parte della preghiera, che inizia con le parole ‘Stabat Mater dolorosa‘ (“La Madre addolorata stava“) è una meditazione sulle sofferenze di Maria, la madre di Gesù, durante la crocifissione e la Passione di Cristo. La seconda parte, che inizia con le parole ‘Eia, mater, fons amóris‘ (“Oh, Madre, fonte d’amore“) è una invocazione in cui l’orante chiede a Maria di farlo partecipe del dolore provato da Maria stessa e da Gesù durante la crocifissione e la Passione.
Stabat Mater _ Traetta
Diversi i compositori che hanno cercato ispirazione in questa invocazione, dal tardo Medioevo-Rinascimento (XVI secolo) fino al XXI secolo, contando compositori di spicco: oltre a Pergolesi si trovano Giovanni Pierluigi da Palestrina; i contemporanei Scarlatti, Tommaso Traetta, Antonio Vivaldi e Pasquale Cafaro; J. Haydn, Antonio Salieri e G. Paisiello; Gioachino Rossini, F. Schubert e F. Liszt; Marco Frisina .
Stabat Mater – Pergolesi
In particolare, l’esecuzione di Pergolesi (XVII-prima metà XVIII secolo) si contrappone a quella precedente di Scarlatti pur rimanendo fedele sostanzialmente nell’impalcatura strumentale e lasciando inalterata la presenza nelle parti soliste delle due sole voci di soprano e contralto. Entrambi i compositori suddividono la sequenza in una serie di duetti ed arie solistiche (consuetudine nel XVIII secolo: le stanze (‘sezioni’) musicali infatti sono 12 per Pergolesi e ben 18 per Scarlatti; ciò indica quanto la versione di Pergolesi sia più breve e coincisa rispetto alla precedente tanto da risultare più compatta, pur non rinunciando alla struttura tradizionale, accentuata nella versione scarlattiana. E’ forse proprio per questo taglio più snello che verrà preferita alla versione di Scarlatti.
Nello Stabat Mater di Pergolesi inoltre viene data una maggiore accezione al tema sentimentale, incentrato sul pathos del testo sacro e grazie all’alleggerimento degli austeri toni utilizzati nell’arrangiamento scarlattiano. Tali caratteristiche, fanno di questo lavoro uno dei più importanti esempi della musica italiana del ‘700. Lo Stabat Mater può considerarsi una importante pagine del panorama della musica classica; ha sempre goduto di una certa notorietà, prestandosi a ispirazione anche per altre composizioni.
All’ascolto, l’interpretazione delle voci soliste si adatta perfettamente a quello che è l’incipit della ‘Ripartenza’, idealizzando il rincorrersi di sentimenti contrastanti e il passaggio da momenti di smarrimento e desolazione a una crescente (e mai doma) rinascita, proponendo un inizio dolce ma sinuoso, non lineare che lentamente e non senza esitazioni lascia spazio a una maggiore serenità intima: due voci che si rincorrono per dare maggior estensione all’angoscia dominante ma che giungono puntuali nell’esortazione finale della preghiera. Degli stessi colori, dal torpore che pian piano lascia spazio a colori più vivaci simbolo di Vita, e dello stesso tono accompagnatorio le sonate eseguite dal Mo Marco Cadario al cembalo che fanno riflettere ora sullo stato di “fermo” imposto nei mesi passati ora sull’animosità e la voglia di ripartenza che freme dappertutto.
Stavolta è ufficiale la #Ripartenza (delle attività sportive) anche delle PGS e in particolare dei campionati giovanili di pallavolo, nel rispetto dei protocolli e misure restrittive imposti.
Ripartenza pallavolo PGS Varese
In considerazione di una stagione agonistica oramai compromessa, il Comitato Provinciale di Varese ha voluto proporre un torneo, Torneo Green Volley 2021 PGS Varese. Una formula più ‘soft’ (perlomeno nell’articolazione della manifestazione), a cui solitamente si associa lo svolgimento di un campionato, di ripresa e ritorno sui campi da gioco fra le squadre, per categoria. Ufficialmente dal prossimo 5 maggio (con conclusione il 20 giugno) scatterà per le categorie previste, o meglio per le società che si sono iscritte, un mini-campionato; vale a dire, di scena praticamente tutte le categorie ad eccezione della libera mista; i gironi che a seconda della squadre partecipanti prevederanno gare di sola andata piuttosto che andata/ritorno. Rigorosa l’osservanza dei Protocolli definiti e prestabiliti (Protocollo FIPAV versione 11 e Addendum2 nello specifico): a parte le regole sanitarie, gare a porte chiuse (dunque senza pubblico); per tutte le categorie le gare si giocheranno sui 3 set vinti sui 5 ordinari (ciò vuol dire che ad es in u13 non è obbligata a disputare cinque set canonici ma la partita termina nel momento in cui una delle due squadre vince 3 set); non deve essere effettuato il cambio campo fra un set e l’altro; saluto delle squadre effettuato sulla linea di 3 metri (passati ad essere famosi a questo punto, ndr) come ci stiamo abituando a vedere; né sono previste, per ovvie restrizioni, fasi successive né premiazioni . Dunque un modo per le squadre per ritrovarsi, per “riprendere confidenza” coi campi e la rete.
Allora non rimane che augurare a tutti una buona ripresa e .. buon divertimento !!
Nuovo appuntamento stasera in streaming dal Teatro Comunale di Cuvio, il quarto della stagione, stagione seppur “corta” voluta da Proloco di Cuvio e associazione ‘Momenti Musicali’ di Cuveglio. “La musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori” (J. S. Bach). “La musica è una fortuna ed è la nostra vera terapia!” (Ezio Bosso). “C’è musica in tutto, se sai come trovarla!” (T. Pratchett). ‘La Musica muove e fa muovere, viaggia con le persone travalicando i confini territoriali e del tempo. Ci fa viaggiare con la mente in luoghi veri o immaginari e poi ci accompagna in peregrinazioni interiori, un viaggio nella nostra essenza dove i confini sono più oscuri e intricati‘. Questo è il prologo al programma odierno; parole non buttate a caso ma che ne sottolineano, a fronte di quanto verrà ascoltato, una volta di più la valenza e la veridicità. “Portare fuori gli strumenti dai loro confini”. Appuntamento inedito questa sera (sabato 24,ndr) quanto a genere musicale proposto: e ne sono i protagonisti stessi a farsene portavoce, “uno strano ensemble che non è facile trovare”, ma che da subito ha entusiasmato gli autori stessi. Ad esibirsi è il Trio Calicantus dell’amico e M° Gianluca Fortino, protagonista di diversi ensemble musicali e di differenti esperienze musicali spingendosi – come stasera – in veri e propri “esperimenti” musicali.
Il ‘Trio Calicantus‘ è una formazione relativamente giovane (2013) nata da un progetto avviato con due amiche, Marleen Bergè al violoncello e Eleonora Rapone all’organetto. Tre amici, eccelsi interpreti di tre strumenti diversi provenienti da modi di creare e fare musica diversi … E la magia di un suono nuovo affascinante e ricco di colori ed effetti. L’insolita unione (musicalmente parlando) nasce per caso a seguito dell’esibizione in un concerto di Natale: fu il particolare impasto timbrico e sonoro di questi strumenti che convinse i tre a creare un repertorio ‘dedicato’ che rielaborasse musiche tratte da ambiti musicali diversi (classico, contemporaneo e tradizionale) riadattandole alla formazione attraverso uno scrupoloso lavoro di ascolto e arrangiamento.
Un lavoro paziente di trascrizione e arrangiamento porta alla rielaborazione di musiche tratte da vari repertori dove in ogni singola esecuzione ogni strumento trova il suo spazio “di spicco” per poi riaccordarsi quasi all’unisono con gli altri pur mantenendo – si faccia attenzione – la propria individualità la sua spiccata timbrica … Se risulta efficace nell’esaltare le musiche della tradizione popolare, non da meno si apprezza un amalgama timbrico in grado di creare anche passaggi musicali vivaci e giocosi …. Si può così cogliere il dinamismo l’effetto vibrato la sospensione e la cadenza di chitarra/mandolino; la vibrazione e la profondità timbrica del violoncello; la fluidità e il “trait d’union” (“effetto elastico”, ndr) dell’organetto. Si crea in questo modo un mix tra musica popolare e colta, alla riscoperta delle origini delle tradizioni musicali proposte da talenti del territorio: spazio dunque a musiche squisitamente popolari ad ‘amarcord’, polke, al genere jazz … e non solo arrangiamenti.
Il ‘Trio’ così formato ben si presta- e il repertorio che segue ne è la prova – ad attingere ed esaltare il filone legato alla tradizione popolare.
Già nel luglio scorso avevamo avuto modo – dal vivo – di assaporare il melodico e armonioso suono dell’arpa e le doti del M° Elena Guarneri.
Ripreso con il mese di gennaio – seppur con modalità diverse – il programma sospeso del ‘Luglio Culturale‘, questa sera il cartellone della ‘side 2’ al teatro comunale di Cuvio ci offre una rivisitazione di questo “celestiale” strumento sempre con l’interpretazione della bravissima Elena Guarneri.
‘Danze e canti nei secoli‘ è infatti il titolo del concerto in streaming proposto. Premessa della serata è che l’arpa non va relegata solo all’ambito della musica classica, ma si presta pure ad un accompagnamento ‘mondano’ come possono essere il canto o la danza.
Già dalle prime esecuzioni si denota il valore armonioso dello strumento che ben si presta ad un utilizzo … trasversale. In particolare, si denota – è poi la stessa Elena a spiegare – come lo strumento in tutta la sua estensione di corde possa essere utilizzato al fine di riprodurre i suoni più ricercati tipici di strumenti qui ‘più di casa’ (ne è un emblematico esempio quando l’arpa sposa il blues – come si vedrà ad ascoltare).
Come dimostrato un mese fa dal M° Adalberto Riva con il pianoforte, Elena Guarneri si fa interprete di come anche con l’arpa si possa spaziare nei generi.
Nel susseguirsi delle esecuzioni, Elena sconfina tra l’altro pure nella ‘Improvvisazione‘, particolare genere musicale in cui l’artista non è vincolato da uno spartito da seguire.
La serata si conclude con il brano ‘Amazing Grace‘ (Ringraziamento a Dio) nel riadattamento di Chris Tomlin, una versione per arpa e voce.
Lo scorso 5 febbraio scorso si è celebrata per l’ottava volta su web la ‘Giornata dei calzini spaiati‘. Ma cosa sta a significare questo giorno ?
8é Giornata dei calzini spaiati
Idea nata in una scuola elementare della provincia di Udine dall’iniziativa di una maestra ‘Sabrina’, da sempre impegnata sulla tematica della sensibilizzazione dell’autismo, per promuovere il concetto che “diverso è bello”, sensibilizzando in questo caso già i piccini su questo “modo d’essere” – certo non voluto né cercato -, aspetto del sociale, e altre malattie congenite. Giornata speciale che si colloca il primo venerdì del mese di febbraio da 11 anni (e da 8 “tambureggiata sui social”) per sensibilizzare che “diverso è bello”, con la finalità di incentivare l’accettazione delle diversità, indossando dei “calzini spaiati“: un eufemismo ad indicare ‘chi si sente solo’, proprio come un calzino spaiato. Un inno quindi alla diversità da un lato ma anche alla speranza di ritrovarsi al più presto, come un paio di calzini spaiati che si ritrovano dopo essere stati divisi.
Giornata dei calzini spaiati e accettazione diversità
Se dunque il messaggio principale passa perincentivare l’accettazione della diversità, tra i bambini e non solo, tuttaviain tempi di isolamento sociale, di lontananza dai propri cari, l’iniziativa assume un valore inedito. Quest’anno in particolare si realizza un dualismo: oltre al concetto precedente, visti i tempi che stiamo attraversando e le varie limitazioni cui siano sottoposti da tempo, vuole essere anche una similitudine per la speranza di ritrovarsi al più presto, ogni calzino tornerà così ad ‘abbracciare’ il suo compagno.
L’invito che sta alla base della giornata è guardare le possibili diversità da un’angolazione “diversa”. I calzini spaiati sono metafora della diversità e del fatto che colore, lunghezza, forma e dimensione non cambiano la natura delle cose: ma pur sempre calzini restano !
L’idea era di indossare appunto dei calzini diversi, dai colori sgargianti e vivaci, per significare che un diverso colore o forma non ci rende diversi gli uni gli altri.
“Diverso è solo diverso, non non normale“: questo il motto.
Sposta in altoSposta in bassoAttiva/disattiva il pannello: AIOSEO SettingsGeneralSocialSchemaAdvancedSnippet Previewhttp://www.ioscriwo.net/?p=12476La giornata dei calzini spaiati | ioscriwo.net#post_contentpromuovere il concetto che “diverso è bello”, sensibilizzando già i picciniArticolo TitleClick on tags below to insert variables into your title. Articolo Title Separatore Titolo del sitoView all tags →
Articolo Title | Titolo del sito46 out of 60 max recommended characters.Meta DescriptionClick on tags below to insert variables into your meta description. Articolo Excerpt Articolo Content SeparatoreView all tags →
Articolo Contentpromuovere il concetto che “diverso è bello”, sensibilizzando già i piccini 2239 out of 160 max recommended characters.Focus KeyphraseAdd Focus KeyphraseNot sure what keyphrases are used for? Check out our documentation for more information. Learn More →Additional KeyphrasesUpgrade to Pro to add related keyphrases. Learn More →Page AnalysisBasic SEO2 ErrorsTitoloAll Good!Readability1 Errors
Content Length
Internal links We couldn’t find any internal links in your content. Add internal links in your content.
External links No outbound links were found. Link out to external resources.
Hit Statistics
ReloadSposta in altoSposta in bassoAttiva/disattiva il pannello: Hit StatisticsThis post is not yet published.
Ultimate Social Media – Define which pictures & texts will get shared
Sposta in altoSposta in bassoAttiva/disattiva il pannello: Ultimate Social Media – Define which pictures & texts will get shared
Articolo
Blocco
Stato e visibilità
VisibilitàPubblicoPubblicaImmediatamenteFormato articoloDigressioneGalleriaLinkImmagineCitazioneStandardStatoVideoAudioChatMetti in evidenza nella parte alta del blogIn attesa di revisioneAbilita AMPSposta nel cestino12 revisioni
L’invito che sta alla base della giornata è guardare le possibili diversità da un’angolazione “diversa”. I calzini spaiati sono metafora della diversità e del fatto che colore, lunghezza, forma e dimensione non cambiano la natura delle cose: ma pur sempre calzini restano !
L’idea era di indossare appunto dei calzini diversi, dai colori sgargianti e vivaci, per significare che un diverso colore o forma non ci rende diversi gli uni gli altri.
“Diverso è solo diverso, non non normale“: questo il motto.
“Dai una palla in mano a un bambino e ti stupirà”. Frase attribuita al grande Diego Armando Maradona. Ma che ben si presta a carpirne la preziosità nascosta se contestualizzata e che – nello specifico – può esser elevato a innegabile sprone per lo sport dei nostri ragazzi.
125 anni e … non dimostrarli assolutamente !!
E’ il 9 febbraio del 1895 quando William Morgan, insegnante di educazione fisica in un college del Massachusetts presenta ai propri colleghi la sua nuova ‘invenzione’: la pallavolo.
Una nuova disciplina sportiva che verosimilmente fu guardata con un pò di distacco e considerata “minore” e ‘da femminucce’, che per anni ha vissuto all’ombra di sport di primo piano come calcio e pallacanestro, ma destinata ad un futuro – i giorni nostri o meglio gli ultimi decenni – roseo, riuscendo a varcare non solo concettualmente ma anche geograficamente diversi limiti. Destinata a conoscere grande fortuna quanto ad apprezzamento e appassionati in particolare dagli anni Sessanta-Settanta.
Alla pallavolo si può riconoscere l’aver ottenuto traguardi importanti. Due fra gli altri: riuscire ad aprire in un breve lasso di tempo sia agli uomini sia alle donne, interessando una forbice generazionale non indifferente, e ad investire sia il settore agonistico sia in quello più vasto del settore amatoriale, riscuotendo un grosso bacino fra ragazzi, allenatori, tecnici e dirigenti.
Centoventicinque anni dopo, gli scambi di palla in quel campo lungo 18 metri e largo 9 continuano ad entusiasmare chi ne è protagonista, attivo o passivo, a far battere il cuore ai giocatori come ai tifosi, riuscendo a creare nel “dietro le quinte” degli impeccabili meccanismi di coesione e sinergia fra le persone.Fino agli anni Sessanta non approdata e conosciuta appieno in Italia e in Europa, è paradossalmente con la televisione che ha raggiunto l’apice. Negli anni Settanta con Mimì, un decennio dopo con Mila e Shiro questo sport entra nelle case di tutto il mondo: se ne diffonde così – anche se in una maniera surreale – la cultura, accomunando diverse generazioni attraverso la condivisione di una passione comune.
Ultimo ma non da ultimo (.. anzi !! …): centoventicinque anni dopo, la pallavolo resta una palestra di vita che insegna la condivisione, il sacrificio e l’unione.
Buon compleanno pallavolo!
Disciplina che come altre ha conosciute diverse primavere e… sfumature. Coinvolgendo dapprima i genitori durante i ritrovi di gruppo nei parchi o giardini; portando poi i figli sul parquet delle palestre.
Come altri, anche la pallavolo ha saputo crescere e svilupparsi laddove magari i problemi di via erano ben altri, venendo valorizzata anzitutto come passatempo e valvola di sfogo. Così ha accompagnato e accompagna le giornate dei bambini africani e dell’Asia pur in un contesto di povertà; gli studenti americani nelle loro strutture futuristiche, arrivando ad essere praticata anche …. nelle condizioni più disparate.
Come accade in tutti gli sport, quanti di noi sin da piccoli hanno i loro campioni, con l’ambizione chissà .. un domani di poterli imitare ? Ecco, la pallavolo è una delle massime espressioni e messaggio di ciò che lo sport può veicolare: educazione e maturazione della persona.
Oggi la pallavolo è uno sport che vive (per fortuna) indipendente, distaccata dall’ombra di altri sport. I cui dirigenti e allenatori si accollano, spesso per volontariato, la gestione delle piccole società di provincia, ” coi problemi annessi e connessi”.
Pallavolo è passione; anche per chi ha smesso i ricordi strappano sempre un sorriso. Ma ancora di più per i rapporti d’amicizia e le emozioni che questo sport ci ha fatto incontrare e vivere.
Ebbene, allora quella rete lì in mezzo al campo non ci divide, anzi unisce.
E quindi buon compleanno, pallavolo. Grazie di tutto!
Ci eravamo lasciati poco più di un anno fa quando l’incombere di una epidemia sconosciuta è calata in lungo e in largo nelle nostre vite, nelle nostre abitudini scombussolate da un virus del quale si sapeva ben poco e che ha imperversato seminando morte, paura ansia fra di noi, le nostre comunità, le nostre famiglie !
No non è l’intro di un film horror ma semplicemente il voltarsi indietro a un anno fa, quando l’attuale pandemia da coronavirus è stata ufficializzata qui in Italia e ha investito tutto e tutti, …….
Con il doveroso blocco o restrizione di diversi settori anche le attività sportive sono state fortemente limitate, e fra queste la pallavolo con la sospensione o riorganizzazione di campionati finanche l’utilizzo delle palestre.
Nel 2020 si è fatto a tempo sostanzialmente a giocare le prime due giornate di campionato dopodiché … tutto bloccato .
Negli ultimi mesi molto si è discusso per una possibile ripresa, vedi le disposizioni – non sempre lineari e condivise -adottate dal Coni, arrivata ad ammettere la ripartenza solamente delle categorie aventi un “interesse nazionale”. Febbraio 2020 – Febbraio 2021: tanto è durata la sospensione delle attività per i nostri ragazzi fra dubbi e incertezze, con le società sospese fra l’adozione di dispositivi e misure di restrizione e le successive disposizioni che ne hanno tenuto a lungo in sospeso la ripartenza. Attesa da più parti con il sopraggiungere dei mesi autunnali, le speranze sono state poi disattese e ora, con il riallineamento normativo, pronte ad una ripartenza entro la fine del mese.
Ridimensionate con disposizioni del Coni nel mese di dicembre, fra le tante emesse, in particolare la scadenza del DPCM 3 dicembre (15 dicembre) ha infine consentito la ripresa – in maniera “diluita” nel tempo – , con la discrezionalità delle Federazioni preposte, anche delle categorie giovanili cosiddette ‘di interesse nazionale’.
Se l’attesa si è rivelata “pesante” soprattutto per atleti/e, dirigenti e collaboratori a vario titolo delle società, lo stesso discorso vale per la categoria “ufficiali di gara&arbitri” i quali ora si trovano a dover gestire – senza nulla togliere ai primi – una situazione articolata- non bastasse già la normale amministrazione di gara – “chiamati” a interpretare una nuova dimensione della pallavolo, fra protocolli covid da rispettare e procedure comportamentali sul campo, alla stregua della squadre stesse tenute al rispetto di linee guida ben precise nell’approccio e conduzione di una gara.
Trovare la volontà o la voglia di indossare nuovamente la divisa ufficiale … Ma chi te lo fa fare?? Dopo così tanto tempo??….. Statisticamente, voglia di inseguire numeri, di far maturare i contributi – detto con ironia – (.. noi Arbitri PGS, nello specifico ??) … No, schiettamente non è il mio caso. Personalmente, da quando ho iniziato questa esperienza (2009), da quando ho deciso di assumere quel ruolo di responsabilità, la voglia di mettermi in gioco e conseguentemente in discussione, non mi è passata anzi …. Un’esperienza di 10 anni densa di soddisfazioni ma anche di momenti “in scioltezza” e altri tesi, ‘in ascolto’ (propri di un ruolo di responsabilità) che mi ha fatto maturare nel ruolo grazie ai consigli e al confronto con i miei colleghi e ai punti di riferimento che ho avuto nel mio comitato perché arbitri non si nasce, lo si diventa !
Come tanti colleghi ancora ‘disoccupati’ anch’io sento la pressione conseguente a questo stop forzato, l’ansia di tornare sul trespolo, per il saper adottare (e allinearsi) alle procedure attuali che occorrerà seguire per il contenimento della pandemia anche nelle nostre palestre. Di fatto a digiuno, all’arbitro di gara spetta forse la parte ancora meno chiara oserei dire della ripartenza, stretto fra i protocolli imposti la documentazione richiesta e una immancabile dose di ansia (non si sa mai !! …Tensione che si aggiunge alla tensione.).
Deciso ad inseguire una mia irrinunciabile passione, a riprenderne le redini, tra qualche settimana mi ritroverò sul taraflex: pur come arbitro di casa mi metterò a disposizione della società in attesa della ripartenza anche del mondo Pgs. Non ho deciso di lasciare quei “400 gettoni” collezionati in 10 anni di arbitraggio; un cammino che voglio dunque riprendere da dove i sono fermato e continuare, portandomi cioè dietro il mio fardello nell’ottica di potermi migliorare ancora, non nascondendo ovvie ansie, aldilà del lato della tecnica arbitrale ‘attualizzata’ anche della ripresa in sè, augurandomi che possa essere veramente una ripartenza del settore, dei tanti ragazzi e ragazze che vivono questo splendido sport, che ci possa essere continuità come per le serie maggiori; ma questo non dipende certo da noi.
‘Calza a cappello’ una foto che risale alle prime finali provinciali arbitrate (2012) ritrovata in questi giorni …. Sia di buon auspicio per il futuro !
Alcune settimane fa il Teatro Comunale di Cuvio, da diversi anni sede insieme all’attiguo parco comunale di intrattenimenti con la buona musica, ha voluto rimettersi in gioco pur nella consapevolezza delle misure restrittive ancora vigenti per la pandemia Covid, venendo incontro all’innegabile esigenza di spensieratezza. Sfruttando la tecnologia e una organizzazione sincrona ha così messo in piedi alcuni appuntamenti che, seppur a distanza, consentirà agli habitués di godere ancora di piacevoli interpretazioni musicali.
Quello dello scorso anno dunque è stato solo un ‘arrivederci‘ da parte dell’organizzazione, proloco di Cuvio in testa che, sfruttando la classica finestra estiva, aveva allora creduto e voluto organizzare degli incontri musicali sullo sfondo del suggestivo Anfiteatro.
‘Coda’ degli appuntamenti del luglio 2020 perché proseguimento del cartellone messo in piedi – in sicurezza – ma costretto dalla pandemia, con la collaborazione dell’associazione ‘Momenti Musicali’ e del comune, in questi primi mesi del 2021 va in scena ‘la seconda parte’.
Primo appuntamento programmato il 23 gennaio con il M° Adalberto M. Riva che ha proposto una carrellata di esempi – “tangibili”, cioè sotto gli occhi di tutti, metaforicamente entrati nel nostro quotidiano – di come la musica classica non sia offlimits per gli addetti al lavoro, impenetrabile, ma anzipresti spesso alcune sue melodie e composizioni all’utilizzo in altri contesti, in altre arti come ad esempio ripresa negli inni nazionali, per realizzare colonne sonore dei film, nella pubblicità o – esempio molto lampante- per le suonerie dei nostri cellulari. La traccia è quella di apprezzare come diversi componimenti musicali siano rientrati nell’uso comune, a testimonianza che non c’è un netto stacco della ‘musica colta’ ma per una fruizione – anche edificante – continua.
Bello notare che alcune composizioni del patrimonio musicale abbiano avuto una evoluzione anche fuori dal confini della musica in senso stretto andando ad essere riprese pure in altri contesti.
Da una intervista con il Santo Padre uscita con il primo numero del 2021 di ‘Sportweek’ – supplemento de ‘La Gazzetta dello Sport’ – riporto un estratto di una piacevole conversazione con uno dei papi che più si è dimostrato sensibile nei confronti dello sport, nelle sue varie discipline e ‘interpretazioni’. Lo sport per Francesco è l’occasione in cui ciascuno si mette in competizione prima di tutto co sé st4sso, per superare la spinta all’individualismo.
Tutto nasce da un’intervista … fuori le righe. Sullo sfondo la Via Crucis dello scorso 10 aprile in una Basilica di San Pietro insolitamente deserta e perciò desolante, con il papa a celebrare in solitaria; idea rilanciata poi dalla lettera scritta dal papa ad Alex Zanardi a seguito del suo tragico incidente . L’intelligibile intermediazione e collaborazione di don Marco Pozza da il la ad un progetto “ambizioso”, proponendo a papa Francesco una intervista ‘di ampio respiro’ sullo sport, un’intervista strutturata in cui cogliere e approfondire il suo pensiero sul mondo dello sport, vissuto dai suoi luoghi tramite diversi incontri con vari, coinvolgendolo così in una sorta di ‘enciclica laica sullo sport‘. Ne sono usciti sette pilastri sui quali Francesco edifica lo sport: lealtà (“Lo sport è lealtà e rispetto delle regole. Anche lotta alle scorciatoie, lotta al doping”), impegno (“Il talento è niente senza applicazione: si può nascere talentuosi ma non ci si può addormentare sopra il talento …”), sacrificio (“Il ‘sacrificio’ è termine che lo sport spartisce con la religione: “sacrum-facere” è dare sacralità alla fatica”), inclusione (“Questo sarà l’anno delle Olimpiadi. I Giochi, da sempre, sono un segno di inclusione, contrapposta alla cultura del razzismo, dello scarto”), spirito di gruppo (“Fare squadra è essenziale nella logica dello sport. Anche della vita di tutti i giorni”), ascesi (“Le storie delle grandi imprese ci inducono a pensare che il gesto sportivo sia una sorta di ascesi, pur senza la religione addosso …”) e riscatto (“Dire sport è dire riscatto, possibilità di redenzione per tutti gli uomini”). Per ognuno di questi è stato accostato un rappresentante del mondo sportivo che può esserne considerato ‘il paladino’. L’intervista è avvenuta ai primi del mese di dicembre alla presenza di Stefano Barigelli, direttore de ‘La Gazzetta dello Sport‘, e Pier Bergonzi, vicedirettore e autore dell’intervista, e don Marco Pozza, ospiti di papa Francesco nella residenza di Santa Marta.
LEALTA’. “Prendere le scorciatoie è una delle tentazioni con cui spesso abbiamo a che fare nella vita: pensiamo sia la soluzione immediata e più conveniente ma quasi sempre conduce a degli esiti negativi. La scorciatoia è l’arte di imbrogliare le carte. Penso, ad esempio, a chi va in montagna: la tentazione di cercare scorciatoie per giungere prima alla vetta … nasconde spesso e inevitabilmente un lato tragico. Questo capita anche nell’allenamento delle differenti discipline sportive: ….. Il gioco e lo sport in genere sono belli quando si rispettano le regole; senza regole, infatti, ci sarebbe anarchia, confusione totale. Rispettare le regole è accettare la sfida di battersi con l’avversario in maniera leale … La pratica del doping nello sport non solo è un imbroglio, una scorciatoia che annulla la dignità, ma è anche volere rubare a Dio quella scintilla che, per i suoi disegni misteriosi, ha dato ad alcuni in forma speciale e maggiore.”.
IMPEGNO. “La storia, non solo quella sportiva, racconta di tanta gente di talento che si è poi persa strada facendo … Nello sport non basta avere talento per vincere: occorre custodirlo, plasmarlo, allenarlo, viverlo come l’occasione per inseguire il meglio di noi …”.
SACRIFICIO. “A nessuno piace fare fatica perchè la fatica è un peso che ti spezza. Se, però, nella fatica riesci a trovare un significato, allora il suo giogo si fa più lieve. L’atleta è un pò come il santo: conosce la fatica ma non gli pesa perchè, nella fatica, è capace di intravedere, oltre, qualcos’altro. Trova una motivazione, che gli permette non solo di affrontare la fatica ma quasi di rallegrarsi per essa: senza motivazione, infatti, non si può affrontare il sacrificio …”.
INCLUSIONE. “Chiediamo al Signore la grazia di poterci avviare verso un anno di ripartenza di tutto … Le Olimpiadi, di cui ho sempre apprezzato il desiderio innato di costruire ponti invece che muri, possono rappresentare anche simbolicamente il segno di una partenza nuova e con il cuore nuovo. All’inizio dell’esperienza delle Olimpiadi, infatti, si prevedeva addirittura la tregua delle guerre nel tempo delle competizioni ….”.
SPIRITO DI GRUPPO. “E’ vero: nessuno si salva da solo … Lo sport ha questo di bello che tutto funziona avendo una squadra come cabina di regia. Gli sport di squadra assomigliano ad un’orchestra: ciascuno dà il meglio di sé per quanto gli compete … E’ così che piccoli gruppi, capaci però di restare uniti, riescono a battere squadre incapaci di collaborare …”.
ASCESI. “.. L’ascesi … ti permette di vedere e comprendere meglio il centro: [dalle periferie] estraniarsi dal mondo per immergersi ancora meglio … Lo sport rappresenta tutto questo molto bene: mi immagino le scalate sugli Ottomila metri, le immersioni negli abissi, le attraversate degli oceani come dei tentativi per ricercare una dimensione diversa, più alta, meno abituale …”.
RISCATTO. “.. non basta sognare il successo, occorre svegliarsi e lavorare sodo. E’ per questo che lo sport è pieno di gente che, col sudore della fronte, ha battuto chi era nato con il talento in tasca. I poveri hanno sete di riscatto: offri loro un libro, un paio di scarpette, una palla e si mostrano capaci di gesta impensabili … “.
(Fonti: ‘La Gazzetta dello Sport’, sabato 02/01/2021; ‘Sportweek’, periodico allegato, nr. 1/2021)