.. Candeline …

(lunedì 28 agosto)

“Un” evento … sta per accadere ! …. Archiviata la pausa estiva, si profila un autunno denso di scadenze (leggi “ricorrenze“) per il sottoscritto ! No, non parlo di fisco traa …

Ricorrenze che potrebbero apparire banali per i più ma significative per me, a testimoniare la mia perseveranza e costanza in ciò in cui credo e mi piace fare ….

Dapprima, l’importante traguardo delle 100 donazioni Avis che, tra qualche rinuncia agli appuntamenti prefissati e una interruzione “non programmata”, arriva un pò lungo rispetto alla “tabella di marcia”, essendomi iscritto alla sezione Avis locale (Medio Verbano) alla fine del 1998 (prima donazione a dicembre) seguendo le orme di mio padre già donatore Avis. Un modo per .. donarsi agli altri. Traguardo raggiungibile dopo svariati anni (.. 25 !!), visto che si può donare ogni tre mesi ! “Mettiti in gioco, dona il sangue” – recita lo spot che campeggia sulla homepage del sito dell’Avis Nazionale.

Poi, altre minori ma che per me assumono una certa rilevanza: una mia passione (la pallavolo) e poi il mio blog personale.

A parte l’aver costituito con altri amici una società di pallavolo locale (ma che si è anche tolta diverse soddisfazioni in questi anni, a cominciare da una famiglia che via via è cresciuta tanto da allargare il suo bacino ai paesi limitrofi), la pallavolo mi ha dato tanto in questi anni. Anzitutto, un modo per continuare a stare in contatto con i ragazzi, un’attività coinvolgente da fare con piacere, … E anche un ruolo responsoriale dentro e fuori la società (oltre ad essere dirigente, “ex” accompagnatore, segretario e arbitro di società, sono anche arbitro ufficiale PGS). Il prossimo autunno festeggerò … le nozze di cristallo come arbitro ufficiale, avendo iniziato a vestire la divisa del Comitato di Varese nel gennaio del 2009. Amante delle statistiche, scrupolosamente (ma non penso di essere poi il solo) prendo nota di ogni gara diretta: “carta canta !!#“:

nei prossimi mesi festeggerò il traguardo delle 500 gare ufficiali (ci tengo a dare una sottolineatura a certe mete raggiunte !). Un piccolo traguardo, quasi un “nonnulla”, ma per me per il mio passato rappresenta una grossa inaspettata soddisfazione ! … Sarà sì una delle tante gare di “un campionato”, con un’accezione un pò diversa però; mi resta da “giocare” dove mi ritroverò per la ricorrenza ! Via allora con il prossimo obiettivo da tagliare (!!) …

Nato quasi per gioco nel 2012 per testare quanto appreso all’indomani dei corsi seguiti, il mio blog prossimamente arriverà a contare 1000 articoli pubblicati (devo ammettere che non tutti sono scritti di mio pugno: ogni tanto mi piace riportare qualche “contributo” – nudo e crudo -) !! Se posso parlare di “piano editoriale”, il blog in questione ha subito alcune correzioni al timone (contenuti) nel corso degli anni: se all’inizio doveva essere un pò la rampa di lancio per una possibile attività professionale, con contenuti improntati sul web e dintorni, ora è uno spazio più generico che, pur raccogliendo sempre articoli di quel taglio, vede anche mie riflessioni, poesie (talento scoperto con la scrittura creativa 1 2), resoconti sulle partite di pallavolo che dirigo.

E questa è un’altra soddisfazione perché scrivere – anche se è su web -, non parlo tanto di saper scrivere, vuol dire dedicarci ritagliare un pò di tempo al proprio quotidiano – già … saturo -, alla stesura ma anche rilettura di quanto “buttato giù” !

Google Core Update: boccata d’aria nuova per l’algoritmo

Periodicamente Google apporta delle modifiche al proprio algoritmo, con l’intento di migliorare i risultati di ricerca. Più sporadici sono invece quegli aggiornamenti, più sostanziosi e importanti, che vanno ad interessare più da vicino i sistemi dell’algoritmo di ricerca di Google. Questi ultimi prendono il nome di Core Update e hanno il fine fornire al meglio le informazioni presenti sul web garantendo in questo modo all’utente delle risposte valide e il più attinenti possibile alla ricerca. L’abilità di capire gli intenti di ricerca e in base ad essi offrire un elenco di siti ordinati secondo dei criteri di rilevanza è la base del successo di Google.

Dunque, i Core Update di Google sono degli aggiornamenti dell’algoritmo del motore di ricerca che hanno grande influenza sulle SERP, determinando molte variazioni nel ranking dei siti web.

La maggior parte degli aggiornamenti effettuati resta ignara ai più e non viene resa pubblica, anche se fa sentire i suoi effetti in termini di SERP: infatti, nonostante questi cambiamenti non siano comunicati agli utenti, in realtà essi pesano (seppur non tutti allo stesso modo) sul miglioramento delle prestazioni del motore di ricerca.
Altre volte, invece, gli aggiornamenti vengono resi pubblici in ragione della portata che hanno e delle conseguenze che da essi potrebbero derivare. Talvolta accade che i preavvisi vengano lanciati qualche mese prima, e questo fa capire l’importanza della modifica.

Gli aggiornamenti più importanti si hanno con un intervallo di pochi mesi l’uno dall’altro. Gli aggiornamenti chiamati “principali” servono per lo più ad apportare cambiamenti significativi alle prestazioni dei motori di ricerca: in questo modo Google si assicura di offrire sempre il meglio dei contenuti, e che siano davvero pertinenti ed interessanti per l’utente.

Quando avviene uno di questi importanti cambiamenti, accade che alcune pagine perdano traffico: è normale che ciò accada ma non si tratta né di violazione delle linee guida da parte operativa, né tantomeno di una manovra fraudolenta o di una penalizzazione dell’algoritmo. Non sono orientati a penalizzare le pagine dei siti anzi in quanto, al contrario, le modifiche sono pensate per migliorare il modo in cui si valutano i contenuti affinché vengano apprezzate anche pagine che in passato non sono state abbastanza premiate, dunque le spinge a far meglio.

Ma come funzionano? Il meccanismo di queste modifiche è molto semplice, e per comprenderlo possiamo fare un esempio lampante: si immagini di dover compilare un elenco dei 100 migliori film del 2015 e poi, a distanza di qualche anno, aggiornarlo inserendo nuovi titoli interessanti di film trasmessi fino ad oggi. Di sicuro l’elenco non sarà più lo stesso di prima.

Quindi, per le pagine che registrano un calo non c’è nulla di cui preoccuparsi: è un fenomeno fisiologico ed anche ricorrente.

Di sicuro sarà opportuno cercare di trovare una soluzione immediata. Il consiglio principe è di concentrarsi sui contenuti: più questi saranno di qualità rispondendo al Search Intent, meglio le pagine verranno posizionate dagli algoritmi. Impegnarsi non solamente a creare contenuti altamente qualitativi e meritevoli, ma anzitutto a capire cosa determina la qualità eccellente di un contenuto.

Per far sì un contenuto sia di qualità è necessario fare un’autovalutazione di ciò che si va a pubblicare, fare un pò di “autocritica”: l’unico modo per avere la certezza di offrire qualcosa di originale e meritevole. Per svolgere adeguatamente questo lavoro di non poca rilevanza, occorre porsi delle specifiche domande, suddivise per categorie. Questioni relative a caratteristiche intrinseche nel testo (quindi originalità e completezza di argomentazione, autenticità e autorevolezza dello stesso, evitando cioè di fare un banale copia e incolla da altre fonti; attendibilità e completezza delle informazioni riportate; valutazione su semplicità e sobrietà del contenuto, evitando cioè ridondanze, oltre che accuratezza nello scritto; l’essere aperti a confrontare la propria pagina con altre con il fine di vagliare eventuali spunti sull’argomento e così migliorare.

Diversi accorgimenti sono stati effettuati nel corso del tempo, dalle innovazioni apportate da Knowledge Graph ai successivi aggiornamenti degli algoritmi di ranking volti a migliorare sempre più i risultati e al tempo stesso la soddisfazione degli utenti. Per questo apporta accorgimenti volti a perfezionare la pertinenza e la qualità dei risultati di ricerca. La gran parte di essi passano inosservati, non lasciando particolari tracce sui nostri siti; differente “peso” hanno quando influiscono sul posizionamento e ordinamento dei risultati di ricerca.

Il 2020 ha visto il susseguirsi 3 Google Core Updates (gennaio, maggio, dicembre). Di questi, rilevanza hanno assunto gli ultimi due in quanto comportavano una determinante variazione del proprio posizionamento poiché con essi venivano presi in considerazione diversi parametri come search intent dell’utente, pertinenza, rilevanza, autorevolezza dei contenuti, user experience e mobile experience. Così i settori che più ne hanno risentito sono stati il turismo, l’immobiliare, salute e benessere, di animali domestici, persone e società, relativi ad eventi pubblici. Solo i siti che hanno curato poco i loro contenuti hanno ottenuto un’evidente penalizzazione; al contrario, chi ha focalizzato l’attenzione sulla chiarezza dei contenuti e la qualità nella propria strategia di comunicazione è uscito indenne dall’intervento di Big G.

Nel 2021, la maggior parte degli utenti naviga il web prevalentemente da dispositivi mobili, perciò è diventato indispensabile che i siti risultino performanti, veloci e facilmente utilizzabili. Da maggio 2021 poi si aggiungerà un nuovo elemento alla nutrita lista di criteri di valutazione per determinare il ranking dei siti web. Oltre a velocità di caricamento delle pagine, ottimizzazioni mobile first, sicurezza HTTPS, etc… anche le metriche Core Web Vitals diventeranno fattori di ranking.
Si tratta di quell’insieme di fattori che influiscono sull’esperienza dell’utente una volta che arriva sulla pagina e lo convincono a restarci più a lungo o ad abbandonare velocemente il sito per passare al successivo. Tra questi abbiamo il caricamento della parte principale della pagina (noto come Largest Contentful Paint o LCP), che deve verificarsi in un intervallo di tempo inferiore ai 3 secondi, il tempo necessario per effettuare la prima interazione (First Input Delay), valore accettabile se inferiore ai 100 millisecondi, la stabilità visiva della pagina (Cumulative Layout Shift), ovvero l’eventuale presenza di elementi grafici che in fase di caricamento possano rendere difficoltosa la user-experience, la cui misura di riferimento in questo caso è lo spazio.

Arrivando al 2022, di una certa rilevanza e di “ampio respiro” (come portata dell’aggiornamento, da quel che trapela) è stato poi il Google Core Update di fine maggio: l’aggiornamento eseguito non deve essere visto come una penalizzazione ma volto a dare rilevanza a quei contenuti che Big G considera di maggiore interesse in base alle ricerche degli utenti.

[Fonti: www.ander.group/blog/google-core-update-giugno-2021; jfactor.it/core-update-google/; www.bluedog.it/it/core-update-google; www.avantgrade.com/seo-sem/google-core-update-maggio-2022]

Articolista vs Copywriter

Da diversi anni il settore del web si presenta con diverse sfaccettature, diversi profili professionali in risposta ad un mercato sempre più esigente e specifico: non si tratta più di un’unica persona tuttofare, un “informatico”, che bene o male si prestava ad assolvere ai diversi compiti richiesti dal web stesso ! .. no sarebbe praticamente impossibile, in considerazione anche delle diverse nozioni e conoscenze necessarie !

Da alcuni anni in particolare ci si riempie sempre più la bocca con paroloni che vanno ad identificare varie attività che vengono richieste in un contesto di Information Technology.. . le quali talvolta si sovrappongono per non dire essere confuse pur mantenendo la loro individualità (è il caso di dire “aver difficoltà a individuare un confine netto fra queste due figure”).
E così si va dai primordiali web master, web developer, web designer, … ad altri profili che vanno ad identificare i vari ed attuali(zzati) spettri del settore: ux/ui designer, e-commerce specialist, SEO/SEM specialist, content creator, social media manager, data scientist, advertiser, …


E’ questo il caso dell’articolista (Content Writer in senso ampio, più nello specifico ‘Web Writer‘) e del copywriter, due terminologie nate nella giungla del web verosimilmente a seguito di una “macrocategoria”: il Content Manager / Specialist, ovvero colui che è autore di testi e contenuti multimediali di un sito web.


Ecco un caso lampante di due figure che vengono spesso confuse le cui attività, simili tra loro e che vanno a intersecarsi, in effetti non sono però le stesse. Ambedue infatti si occupano di scrittura (anzi, requisito essenziale è il saper scrivere bene) ma la differenza di fondo fra le due sta nello scopo a cui è finalizzata la scrittura stessa. Specificamente, il copywriter sviluppa contenuti, articoli con un obiettivo pubblicitario e di marketing, mentre la finalità del content writer (alias articolista) è di scrivere per il web, sia per aziende o siti di informazione piuttosto che per il proprio sito/blog; in senso più stretto, con la propria arte dello scrivere egli stimola gli utenti ad essere letto e seguito in modo che acquisiscano interesse e conoscenze verso l’argomento (e di conseguenza il brand) trattato.

Sovente il termine “copywriter” viene utilizzato pensando di riferirsi a chi scrive professionalmente per il web; ma, come visto, la figura del copywriter è legata al mondo della pubblicità e della sponsorizzazione. Scopo del content writer invece è quello di ottenere l’attenzione del lettore, tenendolo sulla pagina e attirandolo al “brand”; il Content Writer deve scrivere quello che l’utente cerca e vuole leggere.

Se ne seguiamo la genesi, due figure entrambe importanti che si sono tra l’altro evolute seguendo i cambiamenti velocissimi delle esigenze della rete. Se infatti in origine copywriter e content writer si distinguevano soprattutto per la loro formazione (pubblicitaria per il copywriter e di tipo giornalistico per il content writer), oggi conoscenze e competenze dell’uno e dell’altro si intersecano. Non è più sufficiente, ad esempio, che un copywriter, per raggiungere i propri obiettivi professionali, concentri i suoi sforzi unicamente su contenuti rivolti al marketing bensì che riesca ad integrare nelle sue abilità anche quelle svolte tipicamente dal content writer.

Copywriter e Content Writer come detto devono avere il talento dello ‘scrivere bene‘ – della ‘penna creativa‘ la chiamo io – con la finalità di pubblicizzare prodotti e/o servizi piuttosto che “argomentare”. Ciò vuol dire non solo scrivere buoni contenuti ma anche che sappiano attirare l’attenzione (e l’interesse) del lettore fino a condurlo a compiere una “azione” in senso stretto (call-to-action).

Diversi sono poi i punti che accomunano queste figure: SEO oriented, qualità dei contenuti, scrittura efficace.

Oggi le competenze di scrittura di ognuno, a differenza della propria figura originaria , devono spaziare in più campi. Ad esempio oggi al copywriter è richiesta la conoscenza della SEO, che implica l’utilizzo di una terminologia adeguata e di un modo specifico dello scrivere che siano indirizzate all’ottimizzazione sui motori di ricerca.

L’articolista si occupa essenzialmente della redazione di articoli per blog, siti o altri media con finalità informative o di intrattenimento. Peculiarità di questa figura è la conoscenza a 360° dell’argomento da trattare. Un articolista lavora principalmente sulla quantità e difficilmente ha la creatività e le competenze del Copywriter.

Un copywriter, per scrivere buoni contenuti, dovrà riuscire a creare titoli accattivanti, utilizzando però un un linguaggio chiaro e diretto, che riesca a orientare l’utente verso il brand. Lo stile di scrittura, infatti, è molto importante, in quanto strettamente correlato alla buona riuscita di un contenuto.

La mission del content writer non è finalizzata allo “scrivere per vendere“, piuttosto di incanalare il pubblico su determinati argomento suscitandone interesse, eventualmente a conoscere e “comprendere” il marchio e ciò che propone.

Nel tempo, si è assistito ad una vera e propria evoluzione nel comportamento dei consumatori per arrivare a scegliere ciò che acquisteranno. Difatti, ogni acquisto è dettato da un determinato ‘percorso’ (‘selezione’ e ‘scelta’) effettuato dal cliente che, mosso da interesse, dapprima cerca più informazioni in rete, confrontando non soltanto prezzi ma, consultando diversi siti, cercando ciò che più si avvicina a quelle che sono le sue effettive esigenze e che maggiormente lo ispira.

Cos’è la scrittura creativa ?

Fare ‘scrittura creativa‘ è come preparare la pasta del pane quotidiano …. Come il fornaio inizia la sua giornata la sua attività lavorando una cospicua massa di pasta ben lievitata, così secondo me chi si approccia alla scrittura creativa deve cominciare dal grosso, da una varietà di riferimenti da cui attingere per arrivare all’elaborato finale, quindi selezionando le risorse trovate e ricavate dal web o da altre fonti.

Da qui inizia il vero lavoro della penna creativa: analizzare ciascuna fonte e da ognuna di esse estrapolare il succo, i passaggi che reputa importanti per la stesura del proprio articolo. Una fase questa che meriterebbe particolare attenzione, quella di un’attenta lettura dei “pezzi” per metterne in risalto i passaggi principali da riportare nel proprio. Una fase inoltre che il più delle volte non si riduce ad una sola lettura ma spesso ad una rilettura .. e rilettura delle fonti medesime, al fine di … ottenere il meglio per il risultato finale. A questo punto si arriva alla fase di “assemblaggio” ovvero riunire i vari pezzi evidenziati nella fase precedente, riunendoli in un discorso logico e scorrevole, che potenzialmente attiri l’interesse di chi legge.

Altra similitudine (più) lampante è quella dello scultore che si trova di fronte ad una grossa massa di roccia o legno da cui fare uscire una ‘opera’. Egli procederà così a lavorarla, a intagliare e sminuire, con appositi attrezzi fino a farle assumere la forma o il soggetto desiderato così come il creativo si appassiona con la stessa intenzione e le stesse finalità.

Per l’elaborato finale poi, alla stregua dei segreti dell’impasto del pane piuttosto che dello scultore, non possiamo evitare – quando possibile – di metterci pure la nostra opinione l’analisi critica, il nostro “sigillo di qualità” per un pezzo originale (si spera !!).


E’ doveroso un distinguo, porre una linea di demarcazione fra le due arti: la scrittura creativa si distingue dalla scrittura di qualità, ‘scrittura ottimizzata‘ dei testi (seo copywriting), perché nella prima abbiamo facoltà di (ri)scrivere testi ‘a mano libera’, nella quale possiamo cioè procedere a ruota libera, non è soggetta a regole o altro da rispettare, la seconda deve invece far riferimento ad un’altra arte, la SEO, che mira all’ottimizzazione dei testi, al rispetto e osservazione di determinate regole al fine di rendere il contenuto visibile al pubblico, oltre che di qualità, tramite alcuni accorgimenti nella formattazione del testo: uso del grassetto piuttosto del corsivo, o entrambi, eccetera, proprio per metterne in risalto i passaggi, le parole chiave, favorendone la visibilità ai bot: dunque uno step che va oltre l’unicità dell’articolo.

Primato alla Local SEO

All’ombra della SEO tradizionale, finalizzata a posizionare un sito a livello nazionale piuttosto che internazionale, dove verosimilmente capeggiano i colossi del commercio e i brand più blasonati del settore per mettersi online, e dunque posizionarsi risulta cosa ardua (ricordiamo che posizionarsi significa ottenere visibilità), sta una sua nicchia la quale al contrario si rivela essere una preziosa e proficua “arma” per le Piccole Medie Imprese (ma non solo, “se si guarda lungo”) affinché l’impresa possa farsi conoscere immediatamente sul territorio dove opera: la Local SEO (per il posizionamento del sito) a braccetto con la complementare Local Search, attività di ricerca limitata geograficamente . Si presenta come un’utile soluzione per un’impresa che intende farsi pubblicità nelle zone limitrofe e di cui oggigiorno non si può fare a meno.

La promozione locale su Internet è un’attività ancora sottovalutata quando addirittura non ignorata. La Local Search permette digitando una query su un motore di ricerca, di trovare già risultati nelle vicinanze, dando in questo modo visibilità sul territorio all’azienda che si promuove. In questo modo si differenzia dalla seo tradizionale perché non mira a un posizionamento nazionale, obbiettivo ardito e complicato per quanto detto sopra, bensì a ottenere visibilità nelle zone limitrofe.

La Local SEO può essere pensata come un sottoinsieme della SEO come la si conosce; unitamente alla Local Search, va a premiare il posizionamento locale su Internet.

Pare rispondere a un “predicato”: se avere una presenza online oramai è determinante per poter essere competitivi ecco che essa soddisfa l’esigenza del cliente/consumatore che, pur trovandosi fuori casa, sa di poter trovare informazioni in rete.

Non deve esistere più la grande distinzione tra offline e online, bensì pensare ad una strategia “omnichannel” che consenta una migliore e oculata integrazione fra i vari canali di comunicazione e vendita(del marketing).

Potenzialità è che la ricerca locale è in grado di intercettare un evidente “intento di ricerca” dell’utente, mentre nella ricerca normale si parte al contrario da un “intento informazionale” (vedi “funnel”), quindi generico.

L’affermazione della Local SEO è cresciuta di pari passo con la rapida diffusione conosciuta dai dispositivi mobile, che ha permesso l’affermarsi delle tecnologie che la supportano e la caratterizzano; va poi aggiunto che il progressivo incremento delle ricerche vocali, incentivate dalla mobilità del cliente, è stato un altro punto a favore per la Local SEO. A testimonianza di ciò, uno studio di Google conferma – ma non ce ne stupiremmo in considerazione dei nostri usi – che la forte crescita dei dispositivi mobile fa sì che siano sempre di più gli utenti che si rivolgono alla ricerca locale per far conoscere le attività. 

Trattasi di una tecnica di posizionamento che si basa sulla geolocalizzazione. Cosa vuol dire ciò ? Che la ricerca di beni/servizi trova soddisfacimento in funzione della posizione in cui l’utente si trova (la geolocalizzazione), rilevata dal proprio smartphone o tablet, dispositivi dotati di antenna GPS.

Provvedendo ad una ottimizzazione dei progetti per avere visibilità sul territorio, l’obiettivo sarà quello di farsi trovare nelle mappe e da qui incanalare i potenziali clienti direttamente all’interno della nostra attività.

 

Se la Local Search rappresenta uno strumento di marketing intelligente e funzionale che consente agli imprenditori di attirare nuovi clienti in loco, essa permette a chi fa una ricerca di trovare risultati nelle vicinanze.

La Local Seo (e di conseguenza il local marketing) consente di posizionare una impresa sui motori di ricerca, in modo che sia così visibile a chi cerca. Posiziona un’attività non a livello nazionale ma locale, consentendo così ad un’attività di essere maggiormente trovata.
Ai detrattori di questa prassi, si può obiettare che consente di ottenere visibilità “utile” sul territorio, utile perché potenzialmente premiata da una ricerca locale, in rapporto a dove si trova l’utente.

 

Pilastri per la versatilità di questo strumento (e di conseguenza la seo locale) sono la rilevanza o pertinenza dell’attività, cioè quanto una scheda “di presentazione” soddisfa l’utente che sta cercando, la distanza, con cui si indica quanto un risultato è distante da dove viene fatta la ricerca, e la prominenza o importanza la quale sta ad indicare quanto l’attività considerata è conosciuta in ragione delle informazioni presenti.

Per sfruttare le potenzialità offerte, risulta necessario rendere il proprio sito mobile friendly (il sito deve essere strutturato in maniera tale da poter essere visualizzato correttamente e consultato anche su mobile).

A monte però l’imprenditore per poter beneficiarne deve essere iscritto a strumenti come Google My Business (“contenitore” che riunisce i precedenti Google Place, Google Plus e Google Maps) il quale usa proprio le mappe di Google per informare sulla posizione della propria attività. Più informazioni così dettagliate e meglio organizzate tra di loro, unitamente ad una buona strategia di local search, consentiranno a Google di ‘spingere’ l’attività da promuovere.

Google My Business è l’anima della Local SEO. Strumento in continua evoluzione per soddisfare le esigenze, si tratta di una dashboard in cui inserire e modificare tutte le informazioni inerenti l’azienda: ragione sociale, indirizzo e telefono (questi tre campi costituiscono il cosiddetto NAP), tipologia dell’attività, orari d’apertura, ecc.: corredata eventualmente da specifici tag (snippet), ‘elementi evergreen’ della SEO, presentare una ‘vetrina’ ben curata nelle informazioni e che spinga il navigatore di turno a diventare utente.

Balza subito all’occhio quella che probabilmente è la più grossa potenzialità offerta da Google My Business: la visualizzazione dell’attività sulle mappe che, insieme alla diffusione esponenziale dei dispositivi mobile, ne hanno decretato l’affermazione.

Quando le mappe hanno fatto la loro comparsa arricchendo lo scenario della Local Search i SEO hanno dovuto attrezzarsi …. poiché trattasi di un settore in continua evoluzione che richiede di mantenersi aggiornati. Oggigiorno, merito anche dei progressi degli algoritmi di ricerca, questo è addirittura il primo risultato che capeggia nelle query di ricerca.

Che il mettersi online sia oramai una chiave di volta per le PMI lo dimostra anche una intervista a Mariangela Marseglia, country manager di Amazon per l’Italia, che non nasconde la sua preoccupazione per le piccole e medie imprese “solo per un terzo digitalizzate, e una su sette con un fatturato significativo online”; e ancora “ci sarà un salto avanti nell’e-commerce ed ecco perché è urgente che le imprese italiane recuperino il ritardo”.

 

Il posizionamento locale è venuto alla ribalta con il 2007, quando Google ha introdotto il ‘filtro’ della Universal Search grazie a cui le ricerche sono “effettuate a 360°” nel senso che sono integrate con audio, video, foto e mappe, tutto ciò che può essere considerato il “contesto” della nostra ricerca: ecco allora che la Universal Search ha sposato la Local Search 1  2, sostenuta da una crescita esponenziale del mobile.

Tre sono i fattori che progressivamente hanno contribuito ad accrescere l’importanza della Local Search (e quindi della promozione locale):

  1. lancio della Universal Search: stratagemma di Big G basato sull’interpolazione di più database per offrire tutti i contenuti possibili riguardo ad una ricerca – è significato un momento epocale per i risultati geolocalizzati – visualizzate tutte insieme, la Local SEO ha determinato una crescita esponenziale;
  2. sviluppo del Mobile: se l’avvento del mobile – con gli smartphone in particolare – è stato uno degli elementi a dare il LA alla geolocalizzazione, ancor più significativo in questi termini è stato il supporto nelle SERP delle mappe in quanto segnalano la presenza di un’azienda;
  3. Venice Update: l’esordio di questo nuovo algoritmo nel febbraio del 2012 – seguito da una miglioria con un update nel novembre 2013 -: ha determinato il primato dei risultati “locali” nelle SERP, un ulteriore incremento della promozione locale. Ora, Google non solo è in grado di rispondere a query di ricerca geolocalizzate per definizione (cosa questa sinora consentita dall’introduzione della Universal search) ma anche a query di ricerca a carattere generico.

Una parentesi va fatta sull’evoluzione degli algoritmi di ricerca, un affinamento al fine del miglior soddisfacimento dell’utente:

Venice Update (2012) migliora la localizzazione dei risultati (la ricerca è Local !). Pigeon (2016) migliora l’attenzione sulle imprese locali nel contesto di una ricerca. Possum (2016) privilegia la posizione dell’utente in rapporto ai risultati della ricerca. Hawk (agosto 2017) rappresenta una miglioria al precedente in quanto, se Possum dava visibilità fra le attività trovate solo a quella con miglior ranking, ora Hawk fa apparire anche le altre.

Strettamente collegato al mobile è il Local Marketing: consiste in una serie di strumenti di comunicazione e marketing aventi finalità di attirare clienti verso la propria attività accrescendone la notorietà: copre diversi fattori come Google My Business, Link Building, Ottimizzazione Seo On-page e Off-page, AMP, strumenti mediante cui sviluppare la propria presenza online.

Alla frase fatta “ma la SEO è morta” la risposta è solo e soltanto una: evoluzione. La local Seo è elemento tangibile di questa tesi. La SEO negli ultimi anni ha subito profonde modifiche che hanno fatto pensare addirittura a una sua prematura scomparsa; oggigiorno la SEO per poter dare riscontro della sua valenza deve essere supportata da attività complementari che prima potevano essere pensate come a sè stanti.

Dunque, una giusta alchimia di Local SEO e Local Search permette di definire una efficace strategia di Local Marketing.

L'arte dello 'scrivere semplice'

Letto ? Capito ?? … Ok, partiamo !

Quante volte pensiamo di “avere le carte in regola” per fare, pensiamo di aver capito, di potere e riuscire a scrivere bene ? Se non accorgersi dopo i primi (un pò) di tentativi che qualcosa non torna !! …
‘Ma come ! .. Ho seguito alla lettera le indicazioni, il mio ‘ABCDeario’; e ora non vedo “ritorni”, …, apprezzamenti, riscontri positivi …; ciò dopo (casistica non isolata) essersi (s)venduti (insana ma ricorrente pratica in chi si butta nella cerchia) !

Vediamo: ma tu come approcci alla capacità di sviluppare, (ri)creare testi/contenuti ?
Ci sono infatti alcuni punti fissi che non vanno sottovalutati nell’arte del copywriting.
Saper scrivere semplice è un obbiettivo che il copywriter in particolare deve riuscire a raggiungere; sembra un paradosso ma quello che segue è uno scotto che si paga inevitabilmente: “difficile raggiungere la semplicità“.
Il perché trova risposta nella ragione che quando scriviamo, o meglio riscriviamo, utilizziamo vocaboli, verbi, ecc. “nostri”, quasi riversando sulla tastiera quanto ci viene in mente ! Ma scrivere semplice richiede inevitabilmente il saper mettersi al livello del lettore (alla stessa finestra); ciò vuol dire che il nostro elaborato deve essere ‘limato’, smussato, liberato da elementi che abbiamo ritenuto utile aggiungere ma che alla fin fine non rendono chiari i concetti.
Al centro il lettore: ‘scrivere semplice‘ è sinonimo di empatia: mettersi alla finestra; abbandonare – per usare un eufemismo – la nostra “linea” in favore di chi legge. Una buona ricetta per dare continuità (“sopravvivenza”) al proprio blog e anzi aumentarne le visite, in un certo senso renderlo ‘competitivo’ e perché no’autorevole’.

Attenzione però: scrivere semplice non vuol dire sminuire lo scrivere ! … bensì liberare un qualsivoglia testo da tutto ciò che è superfluo senza però intaccarne la sostanza.
Una bella metafora è di considerare il web writer come uno scultore che, trovandosi dinanzi un blocco di marmo (‘prima bozza’) la smussa, la ritocca con lo scalpello ripulendo la pietra iniziale facendo così emergere chiara la figura che è al centro.

Ci sono alcuni punti focali che devono essere tenuti presenti per scrivere meglio:

  1. Usa frasi attive. Essere diretti ed evitare enunciati complessi.
  2. Scelta delle parole. Un ruolo chiave nell’arte del copywriting sta proprio nella scelta delle parole
  3. Impara a usare i verbi. Colta la centralità nella frase del verbo, è opportuno utilizzare verbi diretti in modo cioè da rendere chiaro il messaggio.
  4. Il nucleo della frase. La frase deve essere costruita in modo tale da rimarcare la vicinanza tra soggetto e verbo.
  5. Sviluppo dell’idea. Concentrarsi sul concetto da comunicare; e in base a ciò, strutturare il nostro articolo “step by step”; così ogni frase conterrà un messaggio, ogni paragrafo un concetto.
  6. Evitare frasi troppo lunghe. Se le frasi brevi aiutano la leggibilità del testo, ciò non vuol dire rinunciare a prescindere ad utilizzare quelle più lunghe. O meglio, utilizzarne sì ma sempre tenendo ben presente la semplicità del testo.
  7. Non usare equivalenze. Ovvero evitare di utilizzare parole similari con lo stesso significato a breve distanza.
  8. ‘Emotività’ indispensabile. Per dare più enfasi a ciò che scriviamo occorre puntare sul fattore emotività nello scrivere in modo tale da attirare realmente l’attenzione del lettore.

Ma scrivere semplice non è affatto facile: non si impara l’arte su due piedi. E’ proprio qui che subentra il fattore “empatia“: mettersi cioè dalla parte di chi legge non soddisfare solo la nostra esigenza di comunicare.

Google Search scopre le reti neurali

(giovedì 31 ottobre)

E’ di questa settimana la notizia di un nuovo scossone all’algoritmo di ricerca di Google, una novità radicale che va ad impattare sulle ricerche vocali che costituiranno una fetta importante nelle ricerche online. Basandosi cioè sullo studio e l’applicazione delle reti neurali, il colosso di Mountain View sta implementando il motore di ricerca Google Search con una nuova tecnologia denominata BERT (Bidirectional Encoder Representations for Transformers), una tecnica che permetterebbe di analizzare una frase nel suo insieme e nel contesto in cui viene utilizzata, e non come finora analizzando ogni elemento a sé stante, in modo da comprendere meglio il significato delle richieste che si fanno online ed evitando così di fornire risultati piuttosto approssimativi.

Google afferma che il nuovo sistema potrà offrire un servizio migliore, soprattutto quando vengono utilizzate intere frasi come chiavi di ricerca. Finora infatti il motore di ricerca ha sempre avuto alcuni problemi con le ricerche più lunghe: nella maggior parte dei casi fornendo dei risultati generici, basati solo su alcune delle parole chiave utilizzate.

Al momento il sistema funziona solo in inglese ed è limitato agli Stati Uniti.

Con l’ausilio di questa nuova tecnologia, si stima un miglioramento delle ricerche online del 10%, andando a colpire in modo significativo in particolare l’ordine dei risultati.

L’avvento della tecnologia BERT è stata anticipata da altri tentativi di avvicinamento all’AI, con un orientamento più votato a cogliere umori ed emozioni del ‘linguaggio naturale’: Tay di Microsoft e i tentativi tramite chatbot conversazionali ne sono esempi, peraltro non sempre azzeccati negli ntenti_.

Google BERT non sostituisce Rankbrain, il primo metodo (datato 2015) di intelligenza artificiale di Google per migliorare la comprensione delle parole; piuttosto lo supporta nel compito. BERT aiuta Google a capire cosa intendono le persone quando digitano determinate parole per formare long tail keyword.


Si può affermare che l’intelligenza artificiale compie progressi importanti ogni giorno che passa: così, le applicazioni non fanno che migliorare notevolmente le performance nel riconoscimento delle forme di linguaggio parlato come pure le tecnologie di riconoscimento facciale e comportamentale delle persone. Ma mai come in questo caso vale la pena non andare di fretta; proprio questo tipo di applicazioni dell’AI implicano un procedimento non sempre lineare e privo di problemi legati all’approccio della macchina al ‘parlato’.

Siamo quindi vicini a sostenere una piacevole conversazione con automi artificiali? Occorre procedere con una certa prudenza per ragioni di varia natura.

Il lavoro di SEO copywriting è coinvolto. I modelli BERT, dunque, considerano il contesto di una parola e non il termine isolato. Passaggio importante per capire l’intento di ricerca che sta dietro a una query consentendo alle macchine di ottenere una migliore elaborazione del linguaggio naturale (NLP).

Ma questo era già chiaro, Google BERT non fa altro che avvantaggiare i contenuti di qualità.

2019: la SEO che sarà

(martedì 6 novembre)

Già il secondo semestre del 2018, disseminato di novità inerenti la parte algoritmica e tendenze di ricerca sempre più dettagliate, ha gettato le basi per quelli che saranno i trend della SEO nel 2019.

La chiave per essere all’avanguardia nel settore della SEO è prevedere i futuri sviluppi con un occhio di riguardo alle mosse di Google. E quindi

  • USER EXPERIENCE

Già dal 2015 con l’algoritmo RankBrain, nato e sviluppato sull’onda del coetaneo e predecessore Hummingbird

, si è fatto un determinante passo in avanti nell’ottica di avere risultati sempre più mirati e soddisfacenti per quelli che sono gli intenti di ricerca dell’utente. Ciò a tutto vantaggio della user experience (o UX) si intende l’esperienza che un utente prova quando interagisce con un qualsiasi prodotto, sistema o servizio, di design, che sia fisico o digitale”.

                  

  1. MOBILE FIRST

L’inversione di tendenza registrata da inizio 2018 a proposito delle ricerche online appannaggio dei dispositivi mobile (60% con punte addirittura del 90% in alcun nicchie) è stato l’impulso per quello che è noto come ‘Mobile First’, cioè la realizzazione di un sito web partendo da quella che è la risoluzione di un dispositivo mobile adattandosi via via alle risoluzioni maggiori, rimanendo fedele cioé al progetto iniziale ma capovolgendo il concetto di Responsive Web Design.

 

  1. CONTENUTI VIDEO

Partendo da un’intuizione brillante ma fondata, un elemento destinato a fare la differenza sarà quello di incentivare l’utilizzo di contenuti video e multimediali, in armonia con una giusta combinazione con i testi.

 

  1. RICERCA VOCALE

Correlata alla importante crescita fatta registrare dal settore mobile è quella delle ricerche vocali. Non più intesa come ricerca di un numero di telefono da chiamare o per comunicare keywords, l’intento che si insegue è di dare comandi attraverso la voce consentendo così di risparmiare tempo (si pensi ad esempio quando si hanno le mai occupate).

 

  1. FEATURED SNIPPET

Effettuando una qualsiasi ricerca su Google per una parola chiave popolare oltre ai canonici risultati organici e a pagamento potrebbero essere mostrati, nella parte superiore della pagina, delle porzioni di altre pagine web che vengono richiamate con lo scopo di dare una risposta diretta alla query. Non essendo a pagamento, l’unico modo per far apparire il featured snippet è ottimizzare il sito.

 

  1. OTTIMIZZAZIONE CONTENUTI E SEO ON-PAGE

I focus finora illustrati non devono però mettere in secondo piano l’ottimizzazione on-page e la qualità dei contenuti, dal caricamento delle pagine all’ottimizzazione dei (meta)tag di una pagina all’evitare contenuti duplicati …

(Rif. www.progettofirenze.com/blog)

 

Col nuovo anno dunque la Seo sarà particolarmente incentrata sull’esperienza utente da mobile e sui contenuti di valore, oltre che su link e menzioni.

Entrando più nel tecnico, non si può non denotare che l’annata in corso ha portato alla ribalta il passaggio al protocollo per la comunicazione sicura “HTTPS” in sostituzione del vecchio “HTTP” (in realtà ancora largamente usato) e il sistema “AMP” (Accelerated Mobile Pages, in verità lanciato già da circa tre anni) “spinto” per velocizzare il caricamento delle pagine su dispositivi mobile.

 

Oltre a questi parametri, dovremo continuare a focalizzare la nostra attenzione innanzitutto su contenuti di alta qualità, sulla lunghezza dei testi, su un equo utilizzo delle keyword, dei link interni e dei vari h2 … h6, sull’uso di una adeguata meta descrizione (da molti ormai reputata secondaria, ma invece talvolta di importanza strategica) e di un valido indirizzo URL, sulla valorizzazione di video e fotografie all’interno delle pagine e, naturalmente, sul confronto continuo con altre realtà concorrenti e sulle intuizioni personali in modo da riuscire ad anticipare proprio la diretta concorrenza.

 

Accanto alla Search Engine Optimization, parlando di segnali di evoluzione non va dimenticato il Content Marketing (“Content is the King”), uno dei pilastri del Web Marketing e che procede di pari passo con la realizzazione di siti web in quanto entrambe le attività sono ‘rincorse” al fine di  fornire ai visitatori ciò di cui hanno bisogno, nella forma migliore possibile.

Se è innegabile che  gran parte delle chiavi di ricerca secche a intento commerciale siano ‘in mano’ ai colossi internazionali (eBay, Amazon, ecc.), diversamente avviene per le ricerche di tipo informativo, alle quali ognuno può rispondere con contenuti approfonditi ed esaustivi per guadagnare la fiducia del proprio pubblico. Le ricerche informative infatti possono nascondere intenti di acquisto utili per i propri scopi commerciali.

Soddisfare query informazionali nasconde la possibilità di diventare autorevoli punti di riferimento per le persone che avranno bisogno di prodotti e/o servizi per rispondere ad esigenze simili. Necessità alle quali si può rispondere offrendo articoli per il blog, ebook, video guide, infografiche.

Investire sul Content Marketing significa puntare sulla costruzione di autorevolezza agli occhi del proprio pubblico attraverso la realizzazione di contenuti realmente utili, originali e di valore. La produzione di contenuti è un processo di costruzione di credibilità e valore che permane nel tempo e che si auto-alimenta per mezzo della continua crescita di notorietà del brand.

 

 

 

SEO Audit: cos’è e come si fa

(sabato 3 novembre)

SEO Audit: cos’è e come si fa

 Ecco, un lavoro ci è stato commissionato: la ditta X ci incarica di realizzare un sito per la sua attività … Bene, come da ABC procediamo anzitutto ad un colloquio dettagliato nel quale “capire” il segmento dove lavora, il target di clienti che vuole raggiungere, che finalità ha il sito …..

Dopo una prima elaborazione del progetto web e (gli inevitabili) doverosi successivi aggiustamenti da apportare su richiesta del cliente, la “creatura” è pronta per essere data in pasto al mare magnum di Internet e ai motori di ricerca, con l’obbiettivo di ottenere un buon posizionamento in SERP, sapendo di contare su un sito ottimizzato dal nostro collega.

Già, ma come ogni cosa su questo mondo ‘tutto è relativo’, anche il nostro buon lavoro !

 

Ecco allora che il lavoro del SEO non si ferma al ‘confezionamento’ del sito web con tutti i dogmi richiesti per l’ottimizzazione SEO ma occorre monitorare costantemente quanto fatto: questo è fare SEO AUDIT.

Si tratta di uno step indispensabile per ottenere un buon risultato … da piazzare, e oltretutto necessario nel condurre un’attività SEO. Consiste in una analisi strutturale, dei contenuti e concorrenziale del sito web, andando così ad analizzare tutti gli aspetti – interni ed esterni – che potrebbero influenzare il posizionamento sui motori di ricerca.

Con questa attività è così possibile individuare i punti di forza e di debolezza del sito, e di conseguenza apportare le dovute correzioni con un’opportuna serie di attività SEO al fine di massimizzare il risultato.

Non esiste un’unica strada per perseguire un’analisi di SEO audit anzi, al contrario ognuno avrò una checklist personale.

Questo significa che ognuno di noi avrà una personale checklist per quanto riguarda l’audit SEO di un sito web. Quella che segue è la mia personale lista, spero tu possa trarne qualche spunto interessante. Per prima cosa va detto che la mia analisi SEO è articolata in questo modo:

  • Analizzo il settore.
  • Passo gli aspetti on site.
  • Affronto i punti off site.

Analisi del settore

La prima operazione: fare un’analisi del settore. E’ importante capire chi sono i principali competitor, quali contenuti offrono, come sono strutturati e quali sono i punti di forza.

Cerco di individuare le keyword più importanti del settore e faccio delle ricerche per scoprire i siti che si posizionano, in modo ricorrente, ai primi posti dei motori di ricerca.

Questa sezione è utile per individuare, velocemente, i siti che hanno pagine posizionate per le parole chiave che ci interessano sul serio.

Una volta individuati i competitor passiamo alla parte più importante: analizzare i siti. Questo lavoro va fatto manualmente.

L’obiettivo è quello di capire cosa offrono, in termini di servizi/prodotti/contenuti, i principali competitor. Un buon metodo è di effettuare un’analisi a mano, visitando i siti e annotando gli aspetti rilevanti di ognuno.

Raccolgo i numeri in un file Excel per poi fare delle stime medie; mi interessa individuare quelle che sono i “servizi aggiuntivi” che possono essere inseriti nel settore. Ad esempio, tramite di esso potrei accorgermi che tutti i principali competitor offrono un servizio di informazioni H24 attraverso un numero verde, o magari che nei contenuti più importanti hanno deciso di includere dei video.

Insomma, questa fase preliminare mi permette di avere una panoramica del contesto e di quello che fanno i concorrenti che Google premia, posizionandoli meglio nelle serp di riferimento.

Analisi degli aspetti on site

Mi pongo dinanzi al sito con l’obbiettivo di analizzarlo, mettendomi nei panni dell’ utente standard. Mi pongo una serie di domande cercando di rispondere agli aspetti informazionali, legati all’usabilità e alla fiducia del sito (Il sito è facilmente navigabile ? Capisco subito cosa offre ? Il caricamento avviene in tempi accettabili ? I contenuti soddisfano le mie esigenze ?). Interessa capire se l’utente è messo nelle condizioni di poter trovare quello che cerca.

Il secondo passo è quello di analizzare il file robots.txt per controllare se i motori di ricerca hanno accesso a tutte le pagine che devono essere indicizzate o, viceversa, escluse.

A questo punto, individuati i punti deboli del sito posso procedere con l’analisi attraverso i SEO tool (Search Console, Visual SEO Studio, Seo PowerSuite, Seozoom, Google Analytics). 

 

 

Analisi off site

Per analisi off-site si intende l’insieme dei fattori che sono esterni al sito (link, citazioni, ecc.). In questa fase diventano importantissimi gli strumenti di analisi; fra questi, di indubbia utilità sono:

  • Ahrefs: per fare un’analisi approfondita dei link;
  • Buzzsumo: per analizzare la visibilità sui social network;

L’analisi dei fattori off site siamo consente di perfezionare la strategia SEO: valutare, ad esempio, le azioni per rafforzare una eventuale campagna di acquisizione link.

È il momento dell’analisi SEO del sito

La prima parte della SEO Audit è andata. Hai individuato i dati essenziali del contesto, usato i SEO tool per analizzare i competitor, concentrando l’attenzione su quanto è on site e quanto off site al sito. A questo punto siamo in gradi di determinare i fattori essenziali per la SEO Audit:

  • Abbiamo una panoramica della struttura del sito;
  • Siamo in grado di valutare la user experience;
  • Individuare possibili errori nel codice o nei meta tag;
  • Quali contenuti mancano al sito per poter essere competitivo.
  • Il sito presenta dei contenuti duplicati.
  • Presenza di contenuti che sono impossibili da indicizzare per Google.
  • Cosa manca, dal punto di vista dei link, per poter massimizzare la visibilità sui motori.

Tutte queste informazioni, insieme all’analisi preliminare dei competitor, ci permettono di sviluppare la nostra analisi SEO. Si può ora andare ad elaborare un PDF in cui inserire tutti i dati raccolti in tabelle. In questo ci può essere molto utile Excel, altrimenti ci sono le mappe mentali.

Meglio i SEO tool o un lavoro manuale ?

Parlando di analisi SEO sarebbe ipocrita non sottolineare l’importanza dei tools, i quali assumono un ruolo non indifferente nell’attività e consentono di accedere velocemente a informazioni preziose.

Ma sarebbe corretto però affermare che i tool “sono tutto” in quanto è buona prassi comunque navigare il sito e esplorarlo per comprenderne le sue dinamiche.

Il filo conduttore è che se il sito non è pensato per soddisfare la search intent degli utenti non andrà lontano: se il sito non è semplice da navigare, se i contenuti non sono organizzati nel modo giusto o non sono presenti le informazioni di cui gli utenti necessitano, nessuno acquisterà mai il prodotto/servizio.

 

 

Aggiornamento algoritmo di Google di agosto: …stiamo sereni

(lunedì 10 settembre)
Prime indiscrezioni del ‘post-Google Update Algorithm del 1 agosto‘: appena se ne è sentita voce, la voce di un aggiornamento dell’algoritmo di Google alla vigilia della “serrata”delle saracinesche per ‘CHIUSURA ESTIVA’ era parso come uno spauracchio per gli addetti del settore i quali temevano in un “anatema” contro i risultati raggiunti con il proprio operato.
Di seguito una testimonianza di uno dei migliori SEO Specialist che al contrario dimostra, a distanza di un mese dal “refresh” di Google, come gli effetti scaturiti non siamo poi affatto allarmanti come si credeva, ad eccezione forse di quei settori (leggi settore medico e benessere) che già allora erano stati indicati tra gli altri per un riposizionamento attendibile.

 

Google Update 1 Agosto 2018

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