Poetica

Beffarda è la vita quando ti dà l’illusione
di poter toccare il cielo con un dito,
per poi scaraventarti in un baratro di illusioni
e disperazione.
Beffarda è la vita quando ti schiude alla sua bellezza,
ti fa respirare la sua Essenza:
ti apre ai suoi Segreti e alle sue Virtù,
quasi facendosi maestra
su di un sentiero tutto da compiere e scoprire.
Beffarda è la vita quando poi all’improvviso
ti nega tutto ciò,
le aspettative
e le emozioni, le sensazioni recondite.

Beffarda è la vita quando in un momento ti nega la sua bellezza, di poter respirare i suoi odori come tutti.

Beffarda è la vita
quando in un momento ti blocca,
ti toglie il fiato
e ti lascia incredulo.

E tu rimani ebete
per quello che sembrava
e non sarà.

“Io / me”

(martedì 14 marzo)

L’infanzia di ognuno di noi è legata a una più o meno sterminata mole di foto che ci ritraggono nei momenti più svariati dei nostri primi anni: dal bagnetto, alle prime pappe, ai momenti di svago, con mamma e papà, ….

Ecco, questa è e rimane la fotografia emblematica dei miei primi anni di vita, della mia spensieratezza. Eccomi, seduti sugli scalini della scala di casa, a metà altezza (significato allegorico ??), con una foglia accartocciata del vicino albero di noce, i vasi dei gerani di mia madre lungo i gradini dall’altra parte. Io paffutello baciato dal sole ! …
L’espressione- certo non comandata – dice di un bimbetto che attende con trepidazione “quel che verrà …”. Un attimo qua per questa posa ma già proiettato si suoi prossimi svaghi nel giardino sottostante o nella mano dei suoi genitori !

Mentre – merita una “menzione” – la più soddisfacente della mia gioventù è questa, che mi ritrae insieme a mio cugino Maurizio con la prima medaglia vinta in una gara (.. seconda elementare ??) di corsa: il periplo di un campo di calcio praticamente; il tempo beh non lo ricordo !!#

Amore e Psiche, Amore e Consapevolezza

Amore-Psiche -Consapevolezza: un trinomio i cui fattori sono imprescindibili e uno complementare all’altro, il che sta a significare una stretta relazione fra i tre elementi.

Amore e Psiche sono i protagonisti dell’opera ‘La Metamorfosi’ di Apuleio. Secondo la mitologia, Amore è riconducibile a Cupido, signore dell’amore e del desiderio, Psiche all’anima. Unendosi alla Psiche, L’Amore che la rende immortale. Un dualismo ineluttabile – diremmo ai giorni nostri -.

Una commistione fra Amore e Psiche che avviene interamente al buio, in un contesto – si badi bene – di inconsapevolezza: quasi a significare la casualità dell’unione tra i due “elementi”: l’anima non sa con chi si unisce ogni notte e, spinta dalla curiosità, non si fida più di quella presenza che gli offre tutto ciò che desidera dal suo ego. Curioso è poi che Psiche non ha coscienza di sè e pertanto non può vedere né scegliere, e conseguentemente rimane incerta la ricerca di Eros.

La leggenda si conclude con il matrimonio fra i due ‘innamorati’ e la nascita di una graziosa bambina che prese il nome di Voluttà] : il piacere intenso e appagante.

La consapevolezza, nell’amore e nelle relazioni, è paragonabile ad un salvavita.
Essere consapevoli vuol dire prendere atto d ciò che si sta perseguendo e inseguendo con il proprio ‘ego’, gli atti le azioni che compiamo di conseguenza, ciò che rende perfetto e incorruttibile un legame che si cerca che si vuole.

‘Importante rendersi conto che una relazione d’amore soddisfacente e gratificante passa attraverso la consapevolezza: la consapevolezza delle azioni che compiamo, dei nostri pensieri e delle nostre frasi d’abitudine’.


La consapevolezza in amore è una scelta (più o meno obbligata se vogliamo dare importanza al legame avviato). Nella relazione di coppia la consapevolezza è la capacità di saper valutare lo ‘stato di salute’ del rapporto (ancor prima amicale) instaurato.


“La consapevolezza e l’amore, forse, sono la stessa cosa, perché non conoscerete niente senza l’amore mentre con l’amore conoscerete molto” (Dostoevskij).

Ascoltare la realtà e servire la verità

Molto opportuno il tema che papa Francesco ha scelto per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che oggi (domenica 29 maggio, ndr) celebriamo e che si riassume nell’invito : “Ascoltate !“. Sì, opportuno perché la centralità dell’informazione nella vita della nostra società, sempre più complessa, e la delicatezza degli equilibri che può smuovere o rinforzare richiede da parte degli operatori della comunicazione grande professionalità e soprattutto, amore per la verità. Papa Francesco, nella presentazione del tema ” chiede al mondo della comunicazione di reimparare ad ascoltare“, perché “la pandemia ha colpito e ferito tutti e tutti hanno bisogno di essere ascoltati e confortati. L’ascolto è fondamentale anche per una buona informazione. la ricerca della verità comincia dall’ascolto. E così anche la testimonianza attraverso i mezzi della comunicazione sociale”.
E’ un invito all’ascolto, quello del Papa, che non va preso alla leggera o considerato cosa ovvia. Per comprenderlo correttamente è importante ricordare quanto egli stesso scriveva nel Messaggio dello scorso anno, nel quale esortava a “comunicare incontrando le persone dove e come sono“, e chiedeva agli operatori della comunicazione di rinunciare alla comoda presunzione del “già saputo” per mettersi in movimento, per andare a vedere, per stare con le persone, per ascoltarle. In altre parole, chiedeva di far prevalere la realtà, che è sempre portatrice di stupore, piuttosto che le proprie precomprensioni e opinioni.
Purtroppo, non è quello che sempre accade e, accanto a voci e penne coraggiose e attente alla verità delle cose, se ne trovano altre orientate piuttosto a servire interessi particolari. Ben venga, allora, l’invito di Papa Francesco ad “ascoltare” la realtà, perché questo significa innanzitutto “servire” la verità. L’auspicio è che questo invito venga accolto da tutti gli operatori dell’informazione. Ne trarranno vantaggio la dignità della loro nobile professione e il bene comune dei cittadini.

Quando la palla chiama … l’arbitro (ligio) risponde

(13 marzo)

E’ provato “scientificamente” – verrebbe da dire – che la palla esercita un influsso innegabilmente positivo, benefico tanto sui bambini/ragazzi quanto poi sugli adulti.
A questi ultimi in particolare, escludendo quanti continuano a stare dalla ‘parte attiva’ per vocazione, spetta il delicato e responsabile compito di educare al gioco (uno strumento utile anche per la crescita personale) – in maniera particolare proprio i fanciulli -, passando in questa maniera da soggetto attivo – coinvolto nella pratica – a soggetto passivo – in cui volgere la propria attenzione ai regolamenti e al rispetto delle regole -.
Questo avviene se la passione per la disciplina e le sue regole superano la pratica della stessa.
Un passaggio che verosimilmente coinvolge una minoranza: un ruolo forse non facile da rivestire e svolgere da subito ma che regala poi soddisfazioni, a vario titolo, e gratificazioni.
E’ in questo contesto che anni fa mi sono imbarcato in una avventura formativa (ed educativa) incentrata sullo sport quale strumento di crescita e che tuttora sto portando avanti: l’appassionante ruolo di arbitro di pallavolo.

Digital tax: diverrà realtà ora ?

Digital Tax: da tempo, anche troppo, si propone di tassare anche le grandi aziende che operano nel settore digitale – finora esentate o per meglio dire protette -, senza che però le dirette interessate, ovvero Europa ed America in primis, trovassero un accordo.

L’ultimatum lanciato dalla UE a metà gennaio, poco prima dell’insediamento del neo presidente Joe Biden, secondo la quale il mancato raggiungimento di un accordo fra Europa ed America in materia di tassazione delle imprese operanti su Internet entro metà anno porterebbe l’Unione Europea ad agire in autonomia, pare ora dare i suoi frutti. Con il passaggio di consegne alla Casa Bianca infatti, al progetto congiunto fra OCSE e Unione Europea potrebbero appoggiarsi finalmente anche gli Stati Uniti che nel frattempo si sono dissociati dalla clausola che protegge i colossi digitali americani (Google, Yahoo!, Amazon, Facebook, ..) dall’imposizione fiscale. Un accordo sarebbe così possibile entro il prossimo G20 di luglio che si terrà a Venezia, la quale va a fissare delle aliquote di base e una ripartizione nei paesi ove operano.

Danze e canti nei secoli attraverso l’arpa

Già nel luglio scorso avevamo avuto modo – dal vivo – di assaporare il melodico e armonioso suono dell’arpa e le doti del M° Elena Guarneri.

Ripreso con il mese di gennaio – seppur con modalità diverse – il programma sospeso del ‘Luglio Culturale‘, questa sera il cartellone della ‘side 2’ al teatro comunale di Cuvio ci offre una rivisitazione di questo “celestiale” strumento sempre con l’interpretazione della bravissima Elena Guarneri.

Danze e canti nei secoli‘ è infatti il titolo del concerto in streaming proposto. Premessa della serata è che l’arpa non va relegata solo all’ambito della musica classica, ma si presta pure ad un accompagnamento ‘mondano’ come possono essere il canto o la danza.

Già dalle prime esecuzioni si denota il valore armonioso dello strumento che ben si presta ad un utilizzo … trasversale. In particolare, si denota – è poi la stessa Elena a spiegare – come lo strumento in tutta la sua estensione di corde possa essere utilizzato al fine di riprodurre i suoni più ricercati tipici di strumenti qui ‘più di casa’ (ne è un emblematico esempio quando l’arpa sposa il blues – come si vedrà ad ascoltare).

Come dimostrato un mese fa dal M° Adalberto Riva con il pianoforte, Elena Guarneri si fa interprete di come anche con l’arpa si possa spaziare nei generi.

Nel susseguirsi delle esecuzioni, Elena sconfina tra l’altro pure nella ‘Improvvisazione‘, particolare genere musicale in cui l’artista non è vincolato da uno spartito da seguire.

La serata si conclude con il brano ‘Amazing Grace‘ (Ringraziamento a Dio) nel riadattamento di Chris Tomlin, una versione per arpa e voce.

La giornata dei calzini spaiati

Lo scorso 5 febbraio scorso si è celebrata per l’ottava volta su web la ‘Giornata dei calzini spaiati‘. Ma cosa sta a significare questo giorno ?

8é Giornata dei calzini spaiati

Idea nata in una scuola elementare della provincia di Udine dall’iniziativa di una maestra ‘Sabrina’, da sempre impegnata sulla tematica della sensibilizzazione dell’autismo, per promuovere il concetto che “diverso è bello”, sensibilizzando in questo caso già i piccini su questo “modo d’essere” – certo non voluto né cercato -, aspetto del sociale, e altre malattie congenite. Giornata speciale che si colloca il primo venerdì del mese di febbraio da 11 anni (e da 8 “tambureggiata sui social”) per sensibilizzare che “diverso è bello”, con la finalità di incentivare l’accettazione delle diversità, indossando dei “calzini spaiati“: un eufemismo ad indicare ‘chi si sente solo’, proprio come un calzino spaiato. Un inno quindi alla diversità da un lato ma anche alla speranza di ritrovarsi al più presto, come un paio di calzini spaiati che si ritrovano dopo essere stati divisi.

Giornata dei calzini spaiati e accettazione diversità

Se dunque il messaggio principale passa per incentivare l’accettazione della diversità, tra i bambini e non solo, tuttavia in tempi di isolamento sociale, di lontananza dai propri cari, l’iniziativa assume un valore inedito. Quest’anno in particolare si realizza un dualismo: oltre al concetto precedente, visti i tempi che stiamo attraversando e le varie limitazioni cui siano sottoposti da tempo, vuole essere anche una similitudine per la speranza di ritrovarsi al più presto, ogni calzino tornerà così ad ‘abbracciare’ il suo compagno.


L’invito che sta alla base della giornata è guardare le possibili diversità da un’angolazione “diversa”. I calzini spaiati sono metafora della diversità e del fatto che colore, lunghezza, forma e dimensione non cambiano la natura delle cose: ma pur sempre calzini restano !

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L’idea era di indossare appunto dei calzini diversi, dai colori sgargianti e vivaci, per significare che un diverso colore o forma non ci rende diversi gli uni gli altri.

Diverso è solo diverso, non non normale“: questo il motto.

[Fonti: www.tg24.sky.it, www.ilfattoquotidiano.it]

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L’invito che sta alla base della giornata è guardare le possibili diversità da un’angolazione “diversa”. I calzini spaiati sono metafora della diversità e del fatto che colore, lunghezza, forma e dimensione non cambiano la natura delle cose: ma pur sempre calzini restano !

L’idea era di indossare appunto dei calzini diversi, dai colori sgargianti e vivaci, per significare che un diverso colore o forma non ci rende diversi gli uni gli altri.

Diverso è solo diverso, non non normale“: questo il motto.

[Fonti: www.tg24.sky.it, www.ilfattoquotidiano.it]

Auguri pallavolo

“Dai una palla in mano a un bambino e ti stupirà”. Frase attribuita al grande Diego Armando Maradona. Ma che ben si presta a carpirne la preziosità nascosta se contestualizzata e che – nello specifico – può esser elevato a innegabile sprone per lo sport dei nostri ragazzi.

125 anni e … non dimostrarli assolutamente !!

E’ il 9 febbraio del 1895 quando William Morgan, insegnante di educazione fisica in un college del Massachusetts presenta ai propri colleghi la sua nuova ‘invenzione’: la pallavolo.

Una nuova disciplina sportiva che verosimilmente fu guardata con un pò di distacco e considerata “minore” e ‘da femminucce’, che per anni ha vissuto all’ombra di sport di primo piano come calcio e pallacanestro, ma destinata ad un futuro – i giorni nostri o meglio gli ultimi decenni – roseo, riuscendo a varcare non solo concettualmente ma anche geograficamente diversi limiti.
Destinata a conoscere grande fortuna quanto ad apprezzamento e appassionati in particolare dagli anni Sessanta-Settanta.


Alla pallavolo si può riconoscere l’aver ottenuto traguardi importanti. Due fra gli altri: riuscire ad aprire in un breve lasso di tempo sia agli uomini sia alle donne, interessando una forbice generazionale non indifferente, e ad investire sia il settore agonistico sia in quello più vasto del settore amatoriale, riscuotendo un grosso bacino fra ragazzi, allenatori, tecnici e dirigenti.

Centoventicinque anni dopo, gli scambi di palla in quel campo lungo 18 metri e largo 9 continuano ad entusiasmare chi ne è protagonista, attivo o passivo, a far battere il cuore ai giocatori come ai tifosi, riuscendo a creare nel “dietro le quinte” degli impeccabili meccanismi di coesione e sinergia fra le persone. Fino agli anni Sessanta non approdata e conosciuta appieno in Italia e in Europa, è paradossalmente con la televisione che ha raggiunto l’apice. Negli anni Settanta con Mimì, un decennio dopo con Mila e Shiro questo sport entra nelle case di tutto il mondo: se ne diffonde così – anche se in una maniera surreale – la cultura, accomunando diverse generazioni attraverso la condivisione di una passione comune.

Ultimo ma non da ultimo (.. anzi !! …): centoventicinque anni dopo, la pallavolo resta una palestra di vita che insegna la condivisione, il sacrificio e l’unione.

Buon compleanno pallavolo!

Disciplina che come altre ha conosciute diverse primavere e… sfumature. Coinvolgendo dapprima i genitori durante i ritrovi di gruppo nei parchi o giardini; portando poi i figli sul parquet delle palestre.

Come altri, anche la pallavolo ha saputo crescere e svilupparsi laddove magari i problemi di via erano ben altri, venendo valorizzata anzitutto come passatempo e valvola di sfogo. Così ha accompagnato e accompagna le giornate dei bambini africani e dell’Asia pur in un contesto di povertà; gli studenti americani nelle loro strutture futuristiche, arrivando ad essere praticata anche …. nelle condizioni più disparate.

Come accade in tutti gli sport, quanti di noi sin da piccoli hanno i loro campioni, con l’ambizione chissà .. un domani di poterli imitare ? Ecco, la pallavolo è una delle massime espressioni e messaggio di ciò che lo sport può veicolare: educazione e maturazione della persona.

Oggi la pallavolo è uno sport che vive (per fortuna) indipendente, distaccata dall’ombra di altri sport. I cui dirigenti e allenatori si accollano, spesso per volontariato, la gestione delle piccole società di provincia, ” coi problemi annessi e connessi”.

Pallavolo è passione; anche per chi ha smesso i ricordi strappano sempre un sorriso. Ma ancora di più per i rapporti d’amicizia e le emozioni che questo sport ci ha fatto incontrare e vivere.

Ebbene, allora quella rete lì in mezzo al campo non ci divide, anzi unisce.

E quindi buon compleanno, pallavolo. Grazie di tutto!

[Fonti: www.magzine.it, www.problemidivoley.it]

Ricomincio … da 400 …

Ci eravamo lasciati poco più di un anno fa quando l’incombere di una epidemia sconosciuta è calata in lungo e in largo nelle nostre vite, nelle nostre abitudini scombussolate da un virus del quale si sapeva ben poco e che ha imperversato seminando morte, paura ansia fra di noi, le nostre comunità, le nostre famiglie !

No non è l’intro di un film horror ma semplicemente il voltarsi indietro a un anno fa, quando l’attuale pandemia da coronavirus è stata ufficializzata qui in Italia e ha investito tutto e tutti, …….

Con il doveroso blocco o restrizione di diversi settori anche le attività sportive sono state fortemente limitate, e fra queste la pallavolo con la sospensione o riorganizzazione di campionati finanche l’utilizzo delle palestre.

Nel 2020 si è fatto a tempo sostanzialmente a giocare le prime due giornate di campionato dopodiché … tutto bloccato .

Negli ultimi mesi molto si è discusso per una possibile ripresa, vedi le disposizioni – non sempre lineari e condivise -adottate dal Coni, arrivata ad ammettere la ripartenza solamente delle categorie aventi un “interesse nazionale”.
Febbraio 2020 – Febbraio 2021: tanto è durata la sospensione delle attività per i nostri ragazzi fra dubbi e incertezze, con le società sospese fra l’adozione di dispositivi e misure di restrizione e le successive disposizioni che ne hanno tenuto a lungo in sospeso la ripartenza. Attesa da più parti con il sopraggiungere dei mesi autunnali, le speranze sono state poi disattese e ora, con il riallineamento normativo, pronte ad una ripartenza entro la fine del mese.

Ridimensionate con disposizioni del Coni nel mese di dicembre, fra le tante emesse, in particolare la scadenza del DPCM 3 dicembre (15 dicembre) ha infine consentito la ripresa – in maniera “diluita” nel tempo – , con la discrezionalità delle Federazioni preposte, anche delle categorie giovanili cosiddette ‘di interesse nazionale’.

Se l’attesa si è rivelata “pesante” soprattutto per atleti/e, dirigenti e collaboratori a vario titolo delle società, lo stesso discorso vale per la categoria “ufficiali di gara&arbitri” i quali ora si trovano a dover gestire – senza nulla togliere ai primi – una situazione articolata- non bastasse già la normale amministrazione di gara – “chiamati” a interpretare una nuova dimensione della pallavolo, fra protocolli covid da rispettare e procedure comportamentali sul campo, alla stregua della squadre stesse tenute al rispetto di linee guida ben precise nell’approccio e conduzione di una gara.


Trovare la volontà o la voglia di indossare nuovamente la divisa ufficiale … Ma chi te lo fa fare?? Dopo così tanto tempo??….. Statisticamente, voglia di inseguire numeri, di far maturare i contributi – detto con ironia – (.. noi Arbitri PGS, nello specifico ??) … No, schiettamente non è il mio caso. Personalmente, da quando ho iniziato questa esperienza (2009), da quando ho deciso di assumere quel ruolo di responsabilità, la voglia di mettermi in gioco e conseguentemente in discussione, non mi è passata anzi …. Un’esperienza di 10 anni densa di soddisfazioni ma anche di momenti “in scioltezza” e altri tesi, ‘in ascolto’ (propri di un ruolo di responsabilità) che mi ha fatto maturare nel ruolo grazie ai consigli e al confronto con i miei colleghi e ai punti di riferimento che ho avuto nel mio comitato perché arbitri non si nasce, lo si diventa !

Come tanti colleghi ancora ‘disoccupati’ anch’io sento la pressione conseguente a questo stop forzato, l’ansia di tornare sul trespolo, per il saper adottare (e allinearsi) alle procedure attuali che occorrerà seguire per il contenimento della pandemia anche nelle nostre palestre. Di fatto a digiuno, all’arbitro di gara spetta forse la parte ancora meno chiara oserei dire della ripartenza, stretto fra i protocolli imposti la documentazione richiesta e una immancabile dose di ansia (non si sa mai !! …Tensione che si aggiunge alla tensione.).

Deciso ad inseguire una mia irrinunciabile passione, a riprenderne le redini, tra qualche settimana mi ritroverò sul taraflex: pur come arbitro di casa mi metterò a disposizione della società in attesa della ripartenza anche del mondo Pgs.
Non ho deciso di lasciare quei “400 gettoni” collezionati in 10 anni di arbitraggio; un cammino che voglio dunque riprendere da dove i sono fermato e continuare, portandomi cioè dietro il mio fardello nell’ottica di potermi migliorare ancora, non nascondendo ovvie ansie, aldilà del lato della tecnica arbitrale ‘attualizzata’ anche della ripresa in sè, augurandomi che possa essere veramente una ripartenza del settore, dei tanti ragazzi e ragazze che vivono questo splendido sport, che ci possa essere continuità come per le serie maggiori; ma questo non dipende certo da noi.

‘Calza a cappello’ una foto che risale alle prime finali provinciali arbitrate (2012) ritrovata in questi giorni …. Sia di buon auspicio per il futuro !

Finali Provinciali PGS 2012

Buon cammino a tutti.