“Love of my live” (by F. M.)

(sabato 30 settembre)

Love of my life, you’ve hurt me
You’ve broken my heart, and now you leave me
Love of my life, can’t you see?
Bring it back, bring it back, don’t take it away from me
Because you don’t know what it means to me

Love of my life, don’t leave me
You’ve taken my love (all my love), you now desert me
Love of my life, can’t you see? (Please bring it back)
Bring it back, bring it back, don’t take it away from me
Because you don’t know what it means to me (means to me)

You will remember when this is blown over
And everything’s all by the way (ooh, yeah)
When I grow older, I will be there at your side (ooh)
To remind you how I still love you (I still love you)

Back, hurry back, please bring it back home to me
Because you don’t know what it means to me (means to me)
Love of my life
Love of my life
(Ooh, ooh)

TRADUZIONE

Amore della mia vita, mi hai ferito
Hai spezzato il mio cuore, e ora mi lasci
Amore della mia vita, non lo vedi?
Riportalo indietro, riportalo indietro, non portarlo via da me
Perché non sai cosa significhi per me

Amore della mia vita, non lasciarmi
Hai preso il mio amore (tutto il mio amore), ora mi abbandoni
Amore della mia vita, non lo vedi? (Per favore, riportalo)
Riportalo indietro, riportalo indietro, non portarlo via da me
Perché non sai cosa significhi per me (significhi per me)

Ricorderai quando questo sarà passato
E tutto sarà passato (ooh, sì)
Quando diventerò vecchio, sarò lì al tuo fianco (ooh)
Per ricordarti quanto ti amo ancora (ti amo ancora)

Torna, torna in fretta, per favore riportalo a casa da me
Perché non sai cosa significhi per me (significhi per me)
Amore della mia vita
Amore della mia vita
(Ooh, ooh)

Riflettori accesi sul torneo Carnabajos

Pronto a scattare nell’ultimo fine settimana di settembre in Valcuvia la seconda edizione del torneo ‘Carnabajos – Memorial Sergio Manfredi’, torneo di pallavolo organizzato in memoria di una saccente(leggi pragmatica, ndr) e carismatica figura del movimento pallavolistico locale e nazionale. Fautore della promozione della pallavolo in Lombardia; negli anni Ottanta consigliere e poi presidente del comitato provinciale di Milano e dal 1988 al 1995 anche consigliere nazionale della Fipav. Pure dopo essersi ritirato dalle cariche ufficiali ha continuato a collaborare sia con Milano sia a livello regionale, ed è stato .. adottato come “nonno” dalla famiglia BluVolley, sempre disponibile a elargire preziosi consigli alla nascente società. Evento anzitutto voluto dai figli Mariateresa e Marco e condiviso dallo staff di Blu Volley, può contare sull’appoggio di alcune società satelliti (Laveno, Luino, Caravate) per la realizzazione.

Una tre-giorni di pallavolo “a vari livelli” – come avrebbe voluto lui -, il torneo quest’anno è aperto alla Terza e Prima Divisione femminile, serie D e C femminile, Prima Divisione e serie D maschile. Imponente la macchina organizzativa e di coordinamento dal momento che la manifestazione prevede il coinvolgimento di sei diversi campi per favorirne lo svolgimento: le palestre di Cuveglio, Gemonio, Laveno e Laveno Mombello, Germignaga, Caravate.
Ventuno le squadre partecipanti nelle quattro categorie previste
le quali, impegnate prima in gironi all’italiana per arrivare poi alle finali di categoria, non mancheranno di sfoggiare bel gioco e azioni interessanti.

Epilogo dell’intenso weekend il consueto appuntamento finale presso il Palazzetto di Laveno adiacente le scuole elementari Scotti (via Pradaccio) dove, a conclusione della finale del girone ‘serie D-1^ Divisione maschile’ (ore 16), avranno luogo le premiazioni finali e l’arrivederci a tutte le squadre partecipanti.

Una BluVolley “sdoppiata” per il 2023/24

(giovedì 14 settembre)

La società Blu Volley si presenta ai blocchi di partenza della stagione agonistica 2023/24 con la solita presenza (quasi sopra le righe) nei campionati di federazione, sia nel settore “under” sia in quello di categoria.

Ecco allora sodalizi di under 13, under 16, under 18 nel primo caso; due formazioni di Terza Divisione, la neopromossa squadra di Prima Divisione, la riconferma della Prima Squadra in serie D.

Fra tutte, particolare curiosità desta la presenza di due formazioni di Terza Divisione, l’una costituita dalle ragazze più grandi dell’ex under 20, l’altra destinata ad “accompagnare” le giovani u18.

Quest’ ultima denominata ‘B’ (dove ‘B’ sta per lo sponsor ‘Pasticceria Bakery’ è costituita dalle giovani atlete ‘u18’ e da “vecchie glorie” che, cogliendo la proposta fatta dalla società, hanno da subito accettato di rimettersi in gioco – e per una “buona causa”, verrebbe da dire -.

Risulta dunque chiara l’intenzione del sodalizio ‘B’ di accompagnare le giovani atlete alla prima esperienza nel campionato cadetto al fine di far loro apprendere le tattiche e le dinamiche di gioco e così farle maturare.

Autorevolezza nello sport

(martedì 19 settembre)

Partiamo dal presupposto che ‘nessuno nasce imparato’ – come recita un vecchio ricorrente adagio, e come ci insegnano i nostri tutor nello specifico.

Riconosciamo nella figura arbitrale colui che controlla il corretto svolgimento dell’attività sportiva, del gesto sportivo, della partita secondo le regole, nonché il corretto comportamento dei giocatori delle due squadre, senza che ne l’una né l’altra parte ne tragga vantaggio, ponendosi perciò necessariamente in una posizione di imparzialità.

E ancora di più – e su questo siamo più che sicuri – non c’è palestra migliore per quanto si apprende nei corsi teorici che la pratica.

L’abilità di un buon arbitro risiede nella sua capacità di osservare quanto avviene sul rettangolo di gioco e conseguentemente essere presente in ogni momento della gara, in particolare sottorete, e “saper leggere” le azioni che vi avvengono. Cosa questa che si perfeziona con il tempo e la pratica.

Il neofita non deve assolutamente “farsi prendere”, ovvero mostrarsi agitato e teso ed evitare di apparire indeciso nelle proprie decisioni (fatto salvo il guadagnare qualche secondo prima di prendere la giusta decisione dopo aver fischiato): ciò che dimostra senz’altro preparazione e capacità di gestione. Confidando nella comprensione dell’allenatore di turno, non pretendere da subito di arrivare ad avere una “visione a 360°”.

Mai essere autoritario nelle decisioni: farsi rispettare sì, anche nei provvedimenti presi, ma non imporsi perché questo atteggiamento potrebbe poi rivelarsi azzardato e controproducente.

Col tempo e con perseveranza (propria) egli sarà in grado di diventare autorevole, una condizione imprescindibile per un buon arbitro, e non autoritario, finanche di essere in grado di rassicurare i giocatori di ambo le parti del regolare svolgimento della gara e della sua imparzialità nella direzione di gara.

Elogio della solitudine

La solitudine non è isolamento; è l’essere da soli, non il sentirsi soli. A volte è connessa con il viaggio perché per trovare la solitudine si deve mettere una certa distanza dal quotidiano. Vi sono luoghi fatti per stare soli, ve ne sono altri che fanno desiderare di essere soli. Questi luoghi fanno bene all’anima se dopo averli abitati ci fanno desiderare di tornare al quotidiano, dove riprendiamo a frequentare l’altro. Se, al contrario, ci isolano, allora possono diventare prigioni, catene che legano e rendono difficile il ritorno.

Non sempre il luogo della solitudine richiede di essere raggiunto fisicamente e non sempre ci è possibile raggiungerlo. Importante è avere nel cuore questi luoghi e in essi trovare rifugio, conforto e consolazione. I nostri luoghi della solitudine, se sono veramente tali, sapranno raggiungerci lì dove siamo. Il vero viaggio la presa di distanza dal quotidiano, allora, sarà a carico dello spirito e non del corpo. I luoghi della solitudine sono luoghi della perfezione, perché in essi nulla manca e nulla è in eccesso; in essi ritroviamo l’unica cosa tanto necessaria eppure tanto gratuita e disponibile per chi la cerca effettivamente: la solitudine.

L’essere in solitudine, quindi, non è un fatto di per sé negativo, ma, piuttosto, una possibile modalità di percepire il tempo e lo spazio, e di riempirli della nostra presenza. La qualità del nostro sostare nella solitudine dice molto del rapporto che abbiamo con noi stessi. Chi teme la solitudine, spesso eme anche di stare solo con sè stesso.

Un grande maestro spirituale del XX secolo, Henri J. Nouwen, riflettendo sul desiderio di comunione insito in ognuno (vivere bene i propri legami, appartenenze e doveri verso gli altri), descrive la vita come un viaggio verso la pienezza; viaggio che inizia e finisce nel cuore di Dio. E’ un itinerario che parte dalla solitudine e nel quale incontriamo non solo Dio ma anche il nostro vero io. Qui, finalmente, la nostra inesauribile sete di comunione può sperare di essere soddisfatta. Nella solitudine, infatti, non ci si strige al proprio spirito, ma si desidera ardentemente un altro spirito, non ci sui richiude nel proprio cuore, ma si sente l’estremo bisogno di un altro cuore. E’ la solitudine della preghiera, in cui l’ascolto diventa obbedienza. ‘La solitudine è dove Gesù ascoltava Dio. E dove noi ascoltiamo Dio. La solitudine è dove inizia la comunità‘ (Una spiritualità per la vita, Queriniana 2017).

[rif. La Domenica, periodico religioso – don Pietro Roberto Miali]

L’attenzione dei papi per il Rosario

L’interesse dei papi per la preghiera del Rosario è stato costante [nei secoli]. Già nel 1479 Sisto IV, con la bolla Ea quae, riprendendo l’immagine usata da Alano de la Roche (il Rosario è il nuovo Salterio alla Vergine) presenta la pratica alla luce del salterio davidico, arricchendola di indulgenze e approvando il movimento sul Rosario nato a Colonia quattro anni prima.

Dal 1470 ci fu una rapida espansione della preghiera in tutto l’Occidente. Innocenzo VIII concesse per tutti gli iscritti alle confraternite ulteriori indulgenze, poi confermate da papa Alessandro VI. Nel 1521, a Venezia, Alberto di Castello pubblicò l’opera Il Rosario della gloriosa Vergine Maria, in cui fece una storia della pratica, elencò le indulgenze concesse e ne espose i misteri, dando loro una sistemazione, in un percorso ideale che va dal “desiderio dei santi padri che domandavano l’incarnazione di Cristo” fino alla “contemplazione della gloria di tutti i santi”.

Il movimento sul Rosario prese maggior vigore per gli interventi dei successivi papi. San Pio V, con la bolla Consueverunt Romani Pontifices (1569) ufficializzò il Rosario, precisando che la meditazione dei misteri, e non la formale ripetitività, è il requisito per ottenere le indulgenze. L’esito della battaglia di Lepanto (1571) diede nuovo impulso alla pratica: in segno di gratitudine per la vittoria contro la flotta turca, san Pio V decise di introdurre il titolo di Auxilium christianorum nelle Litanie lauretane, il formulario di invocazioni a Maria in forma di supplica, che si era andato formando a partire dal XII secolo. Lo stesso papa con la bolla Salvatoris Domini (2572) istituiva poi la festa in ricordo di santa Maria della Vittoria, in seguito chiamata anche Madonna del Rosario. Gregorio XIII stabilirà la celebrazione della festa nelle chiese in cui si presente un altare dedicato a Maria.

I papi Alessandro VII, Innocenzo XI, Clemente XI, Benedetto XIII intervennero per salvaguardare la genuina forma del Rosario, preservandola da derive lesive della sua struttura tradizionale. I misteri del Rosario trovarono la loro sistemazione nel 1716 quando Clemente XI estese a tutta la Chiesa la festa della Madonna del Rosario, dopo le vittorie di Vienna (1683) e Petervaradino (1716), sempre contro le armate turche.

[fonte: don Michele G. D’Agostino]

.. Candeline …

(lunedì 28 agosto)

“Un” evento … sta per accadere ! …. Archiviata la pausa estiva, si profila un autunno denso di scadenze (leggi “ricorrenze“) per il sottoscritto ! No, non parlo di fisco traa …

Ricorrenze che potrebbero apparire banali per i più ma significative per me, a testimoniare la mia perseveranza e costanza in ciò in cui credo e mi piace fare ….

Dapprima, l’importante traguardo delle 100 donazioni Avis che, tra qualche rinuncia agli appuntamenti prefissati e una interruzione “non programmata”, arriva un pò lungo rispetto alla “tabella di marcia”, essendomi iscritto alla sezione Avis locale (Medio Verbano) alla fine del 1998 (prima donazione a dicembre) seguendo le orme di mio padre già donatore Avis. Un modo per .. donarsi agli altri. Traguardo raggiungibile dopo svariati anni (.. 25 !!), visto che si può donare ogni tre mesi ! “Mettiti in gioco, dona il sangue” – recita lo spot che campeggia sulla homepage del sito dell’Avis Nazionale.

Poi, altre minori ma che per me assumono una certa rilevanza: una mia passione (la pallavolo) e poi il mio blog personale.

A parte l’aver costituito con altri amici una società di pallavolo locale (ma che si è anche tolta diverse soddisfazioni in questi anni, a cominciare da una famiglia che via via è cresciuta tanto da allargare il suo bacino ai paesi limitrofi), la pallavolo mi ha dato tanto in questi anni. Anzitutto, un modo per continuare a stare in contatto con i ragazzi, un’attività coinvolgente da fare con piacere, … E anche un ruolo responsoriale dentro e fuori la società (oltre ad essere dirigente, “ex” accompagnatore, segretario e arbitro di società, sono anche arbitro ufficiale PGS). Il prossimo autunno festeggerò … le nozze di cristallo come arbitro ufficiale, avendo iniziato a vestire la divisa del Comitato di Varese nel gennaio del 2009. Amante delle statistiche, scrupolosamente (ma non penso di essere poi il solo) prendo nota di ogni gara diretta: “carta canta !!#“:

nei prossimi mesi festeggerò il traguardo delle 500 gare ufficiali (ci tengo a dare una sottolineatura a certe mete raggiunte !). Un piccolo traguardo, quasi un “nonnulla”, ma per me per il mio passato rappresenta una grossa inaspettata soddisfazione ! … Sarà sì una delle tante gare di “un campionato”, con un’accezione un pò diversa però; mi resta da “giocare” dove mi ritroverò per la ricorrenza ! Via allora con il prossimo obiettivo da tagliare (!!) …

Nato quasi per gioco nel 2012 per testare quanto appreso all’indomani dei corsi seguiti, il mio blog prossimamente arriverà a contare 1000 articoli pubblicati (devo ammettere che non tutti sono scritti di mio pugno: ogni tanto mi piace riportare qualche “contributo” – nudo e crudo -) !! Se posso parlare di “piano editoriale”, il blog in questione ha subito alcune correzioni al timone (contenuti) nel corso degli anni: se all’inizio doveva essere un pò la rampa di lancio per una possibile attività professionale, con contenuti improntati sul web e dintorni, ora è uno spazio più generico che, pur raccogliendo sempre articoli di quel taglio, vede anche mie riflessioni, poesie (talento scoperto con la scrittura creativa 1 2), resoconti sulle partite di pallavolo che dirigo.

E questa è un’altra soddisfazione perché scrivere – anche se è su web -, non parlo tanto di saper scrivere, vuol dire dedicarci ritagliare un pò di tempo al proprio quotidiano – già … saturo -, alla stesura ma anche rilettura di quanto “buttato giù” !

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