Un pioniere dell’informatica dei giorni nostri

 

Un’immagine di Larry Tesler

Ai più il nome non dirà granché. Eppure Lawrence Gordon Tesler alias Larry Tesler (1945 – 2020) può essere considerato uno dei pionieri dell’informatica moderna, fautore di importanti innovazioni che senz’ombra di dubbio ‘hanno lasciato il segno’. Scomparso da pochi mesi, informatico americano a cui si deve l’intuizione di una importante funzionalità – eredità fondamentale dell’informatica moderna – che si ritrova su qualsiasi computer: fu infatti l’inventore del (taglia) copia/incolla che rappresenta oggigiorno un’azione basilare compiuta svariate volte al giorno da chi si trova davanti ad una tastiera.

Laureato in informatica al’università di Stanford, dopo essersi interessato – uno dei precursori – all’intelligenza artificiale, entrò nel prestigioso Xerox Palo Alto Research Center (Parc), centro di ricerca che diverrà altisonante negli anni successivi per la storia dell’informatica, dove rimase fino al 1980.

Se la storia di Tesler si intreccia a diverse tappe significative dell’informatica è grazie proprio alla sua collaborazione con il PARC.
Quando fece il suo ingresso nel 1973, al laboratorio Xerox si era cominciato a lavorare su soluzioni software finalizzate a migliorare – e semplificare – l’utilizzo delle macchine.
Appena due anni dopo il suo arrivo, insieme al collega Tim Mott, Tesler sviluppa un programma di videoscrittura, denominato Gypsy, per spostare porzioni di testo da una parte all’altra senza doverli riscrivere ogni volta, all’interno del quale vennero integrate le funzioni copia e incolla insieme ad altre altrettanto popolari come, ad esempio, la ricerca e la sostituzione delle parole, non immaginando che ciò avrebbe rivoluzionato i decenni successivi. Intuendo la complicazione di dover riscrivere ogni volta i comandi, di dover ricorrere a complicate combinazioni di tasti per eseguirli, ecco che Tesler inventò un modo più semplice per copiare porzioni di testo. Inoltre, fu lui stesso a proporre che fossero utilizzate le parole “copia” e “taglia” per copiare un testo – rimuovendolo – e “incolla” per il passaggio successivo, tramite cui il testo viene riprodotto altrove. La nuova funzione fu introdotta nei sistemi di videoscrittura realizzati al PARC a partire dal 1974, senza che i loro ideatori avessero una chiara idea della portata dell’invenzione.

Era nata la cultura del “cut & paste”, termine con cui si fa riferimento a quel lavoro di “sporcarsi le mani” e che porta a trafficare con pezzi di contenuti, a rimontarli, modificandoli e/o sostituendoli, in una rapidissima successione.

Sempre negli anni Settanta, partecipò alla realizzazione dello Xerox NoteTaker, uno dei primi computer portatili. All’epoca l’idea di andarsene in giro con un computer poteva apparire un pò bizzarra; comunque Tesler e colleghi cercarono di perseguirla con una certa ostinazione ma senza però avere fortuna. Xerox decise allora che fosse più saggio concentrarsi sullo Xerox Alto, accantonando così l’altro progetto.

 

 

 

 

 

 

 

Ma Larry Tesler è stato anche il primo a usare un computer portatile su un aeroplano e poi a dimostrare a Steve Jobs un sistema grafico fatto di simboli e icone che avrebbe cambiato radicalmente negli anni a venire il concetto di informatica.

Uno dei suoi incontri fondamentali è avvenuto nel 1979, quando Steve Jobs andò a visitare il Parc e rimase affascinato dai progetti di ricerca di Tesler, tanto che decise di riprenderli per i primi prodotti Apple.
“Siete seduti su una miniera d’oro! Non ci posso credere che Xerox non se ne sia avvantaggiata” – fu un suo commento lungimirante a seguito delle sue visite al Parc: una grossa lacuna dello Xerox Parc fu di non voler convertire queste tecnologie in qualche prodotto, passando dunque da ricerche di base a prodotti industriali.

 

Dopo la fine dell’esperienza lavorativa presso Xerox, nel 1980 Tesler aveva deciso di andare a lavorare proprio alla Apple di Steve Jobs, dove rivestì anche ruoli di prestigio (Steve Wozniak, all’epoca uno dei punti di riferimento per l’informatica a Palo Alto oltre che stretto collaboratore di Jobs). Apple frattanto aveva ripreso buona parte delle idee denotate al PARC per progettare i suoi primi computer, rendendo un successo commerciale le interfacce grafiche e il mouse. Negli anni seguenti Jobs avrebbe ammesso più volte, non senza ironia forse, di avere tratto grande ispirazione dal lavoro di Tesler e dei suoi colleghi.
Il comando introdotto venne incorporato nel software Apple sul computer Lisa: era il 1983 e, da lì a qualche anno, venne inserito sul primo Macintosh.

Larry Tesler, from Apple Computer, speaks at the annual PC Forum, Tucson, Arizona, 1990. (Photo by Ann E. Yow-Dyson/Getty Images)

Nell’azienda della mela è rimasto per ben 17 anni, fino al 1997. Proprio negli anni Novanta, Larry Tesler aveva collaborato allo sviluppo di Newton, una specie di palmare che può essere considerato l’antenato dei tablet che usiamo oggi. Per il nuovo prodotto furono pensate innovazioni di vario tipo, alcune delle quali però troppo ambiziose per poter essere facilmente realizzate con i componenti disponibili all’epoca. Newton non ottenne un particolare successo e, per stessa ammissione di Tesler, finì per sottrarre risorse importanti ad Apple che iniziava a registrare seri problemi a sostenersi economicamente.

Ancora, un chiodo fisso nella sua carriera è stato sostenere il concetto di disporre di interfacce facili da usare: una caratteristica per lui fondamentale quando si parla di usabilità di un sistema informatico. Non a caso utilizzava spesso l’espressione “What you see is what you get” (ciò che vedi è ciò che è, https://www.ilpost.it/2020/02/20/larry-tesler-inventore-copia-incolla-morto/). Oggi possiamo applicare questa filosofia – WYSIWYG – anche per le pagine web, ad esempio.

Sempre nell’ottica di semplificare la vita all’utente, altra fissazione era l’abolizione delle finestre modali.
Per tutta la vita avrebbe condotto una sorta di crociata personale contro i sistemi modali, come ad esempio le finestre che si aprono mentre si utilizza un programma e che necessitano di un’azione per poter tornare alla finestra su cui si stava lavorando. Addirittura, era così fissato sul “modeless” da avere la targa personalizzata della sua automobile che diceva “NO MODES”.

Tesler può essere considerato tra i pionieri dell’informatica moderna: come visto, partecipò all’ideazione di uno dei primi programmi con interfaccia grafica per scrivere testi ed ebbe il “privilegio” di illustrare a Steve Jobs l’usabilità di un sistema grafico di simboli e icone cosa che avrebbe cambiato per sempre l’informatica; fu il primo a usare un computer portatile su un aeroplano.

Nel 1997, Tesler lasciò Apple e fondò una piccola azienda di software specializzata nello sviluppo di sistemi per diffondere i linguaggi di programmazione nelle scuole. La società durò poco meno di dieci anni, ma nel frattempo Tesler aveva stretto un accordo con Amazon, dando un importante contributo nel miglioramento dell’interfaccia del sito per fare acquisti online.

Lasciata Amazon nel 2005, lavorò per qualche periodo in altre società della florida Silicon Valley, come quella del motore di ricerca Yahoo!.

Riflettendo sull’idea di rendere i computer più facili da usare in un momento storico in cui non si sapeva bene cosa farsene di un PC, una volta Tesler disse: “Ero nato per quella cosa ed è stata una fortuna essere al posto giusto nel momento giusto”.

Il modello D2C come nuova soluzione di e-commerce

(sabato 2 maggio)

Oggigiorno è strategico per commercianti e aziende avere un sito e-commerce, per allargare il proprio business e guadagnare eventualmente nuovi segmenti di clientela; non averlo significherebbe rimanere svantaggiati rispetto alla concorrenza.

B2B2C Business to Business to Customer

Avviando un‘attività online ci si accorge subito che esistono diverse tipologie di e-commerce, designate con delle sigle. Questi acronimi hanno significati precisi che delineano la tipologia di business online. La diversificazione si basa su chi coinvolgiamo nel nostro piano di commercio elettronico. La transazione avviene con singoli soggetti o con altre aziende.


Schematicamente , parlando di “E-commerce” identifichiamo due soggetti distinti “B”, il business, che è l’azienda ossia il produttore, e “C”, il consumatore, il cliente finale privato come partita IVA. L’ultimo modello – di cui si parla nelle prossime righe -introduce un ulteriore connotato “D” il quale può essere ricollegato comunque al soggetto rivenditore.

Sul piano economico, si parla oggi più che mai di e-commerce e ancor più della sua vitalità e importanza nel futuro prossimo, quando le attività riprenderanno.
Una argomentazione che sta prendendo piede nel settore è quello del “D2C” (Direct to consumer).
Ennesima strategia di web marketing che riflette le tendenze attuali di mercato, riguarda i rapporti commerciali in cui la parte del “Business” è svolta da un pool di produttori rappresentati da una sola figura come “Rivenditore”.
Si tratta di un fenomeno che ha investito una fetta del mercato dell’ecommerce, seppur ancora allo stadio embrionale pertanto non molto diffuso.


Attualmente il “Direct-to-Customer‘ si è affermato coinvolgendo determinati settori come quello della moda ma anche del food i cui operatori, osservando le dinamiche oggigiorno incerte del canale della distribuzione, hanno guardato allo strumento dell’ecommerce ottenendo risultati rilevanti.

Il periodo “up” è stato favorito dall’impossibilità di Amazon (“la grande distribuzione” per eccellenza ai tempi del Coronavirus) di far fronte a tutte le richieste per cui una fetta dei consumatori si è rivolta a marchi minori i quali hanno così accentuato il D2C. Da alcuni anni il colosso cogliendone le potenzialità sta convincendo le sue imprese a convertirsi per diventare D2C.

Il mondo dell’e-commerce ci ha abituato a dover masticare diverse sigle, acronimi delle parti coinvolte nel rapporto commerciale: B2B, B2C, C2C, C2B:

B2B : “Business to Business”, a volte scritto BtoB. Con B2B si intendono tutti quegli ecommerce che vendono i loro prodotti a degli intermediari che poi venderanno al consumatore finale. L’ eCommerce business to business riguarda commerci elettronici tra aziende. È il giro d‘affari online più importante.
B2C : “Business to Consumer” anche questo a volte abbreviato con BtoC. In questo caso il modello di vendita è da azienda a consumatore finale, dove per consumatore finale non si intende solo il privato ma qualsiasi azienda è colui che utilizzerà il prodotto. È la tipologia di e-commerce più diffusa e conosciuta anche grazie a grandi aziende come Amazon. La sua diffusione continua ad apprezzarsi con il crescente utilizzo di internet. Non si traduce come ‘vendita al privato’: B2C significa che la vendita viene fatta all’utilizzatore finale (consumatore) sia esso azienda o privato.
La differenza fra le due tipologie descritte è sottile perché nel B2B le aziende vendono ad altre aziende (è intrinseca in questo caso una “doppia responsabilità”), B2C è il modello in cui le aziende vendono al consumatore (utilizzatore finale), a prescindere che sia partita IVA o privato.

Oltre questi schemi, che vengono adottati da una larghissima fetta del mercato (oltre il 90%), esistono poi altri modelli:

C2C : “Consumer to Consumer“, l’utilizzatore finale viene messo in relazione con un altro utilizzatore finale. Ad esempio buona parte delle transazioni che vengono fatte su eBay sono C2C. Tra le tipologie di e-commerce è uno dei più recenti. Nato grazie ai siti delle aste online, i siti c2c gestiscono l’”ambiente” dove gli utenti interagiscono per comprare online. È un modo facile e veloce per acquisire un prodotto necessario da un altro utente che non ne ha bisogno. La possibilità di risparmiare nel comprare e nel guadagnare sono le attrattive maggiori dell’e-commerce c2c.
C2B : Modello particolare, in cui sono i consumatori finali a offrire servizi alle aziende. Sono i consumatori a stabilire il prezzo del prodotto o servizio e le aziende possono accettarlo o rifiutarlo. Un esempio è quello dei portali di crowfounding, i siti che offrono la possibilità alle aziende di chiedere dei soldi direttamente agli utenti finali. L’e-commerce consumer to business è meno diffuso, meno conosciuto e ancora in crescita e non è sviluppato come le tre tipologie di e-commerce appena viste.

Quasi tutte le piattaforme e-commerce nascono per il B2C ma si adattano alle esigenze di mercato. E’ molto importate però avere le idee chiare sulle funzionalità che servono nella fattispecie in modo da potere capire se le soluzioni disponibili fanno al proprio caso o se è più opportuno ricorrere ad una soluzione personalizzata con conseguente aggravio dei costi.

Se il B2C è allora la forma più tradizionale del commercio elettronico, un processo per la vendita di prodotti direttamente ai consumatori, nel D2C, che si può definire come derivato da esso, senza oltrepassare o offendere la rete di rivenditori, Il produttore ha la garanzia di mantenere la vendita dei prodotti/servizi ma indirizza i consumatori verso i rivenditori predeterminati.

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