Cos’è il web writing: anatomia di una professione

(giovedì 28 settembre)

Il web writing è quella professione che permette ai proprietari di blog e siti web di accogliere gli utenti con contenuti utili e informativi. Ma anche di portare le persone verso un obiettivo specifico. Ad esempio la vendita. Può essere una buona definizione? Cos’è il web writing? Bastano queste parole?

Cos'è il web writing

In parte sì. Questa è una spiegazione razionale e definita. Può essere usata in tutte le occasioni che esigono parole di circostanza. In realtà il lavoro del web writer è molto più articolato e complesso. Spesso i problemi legati al lavoro online nascono proprio da questo passaggio: non c’è una buona comunicazione, una definizione esaustiva del valore veicolato dalla scrittura.

Questo è il mio punto di vista. Ancora una volta, cos’è il web writing? Semplice scrittura? Un modo per mettere in pratica quello che hai imparato a scuola? In questo articolo voglio tracciare un percorso per avere sotto controllo tutti i passaggi indispensabili per comprendere questo mondo.

Una definizione di web writing

Non esiste un unico modo per intendere il web writing. In realtà questa professione è variegata, ricca di sfumature. Quando mi chiedono informazioni sulla scrittura online rimango sempre di stucco, ho bisogno di tempo per spiegare tutto ciò che si trova intorno a questo tema. E le competenze necessarie per esercitare.Quindi, quanti tipi di web writing conosci? In primo luogo c’è la scrittura delle pagine di un sito web, il classico progetto della PMI che ha bisogno di un punto di riferimento online. Qui scrivi le pagine Chi Siamo e Servizi, dai forma alle necessità di un’azienda di essere rintracciabile online. E completi tutti i passaggi utili per creare dei testi convincenti.

Poi ci può essere un web writing orientato al blogging, qui devi scrivere gli articoli sul diario online. E poi c’è la specializzazione legata al copywriting. Qui le bozze piene di contenuto lasciano il posto al lavoro raffinato: naming, tagline, headline, elementi che permettono a una landing page di ottenere grandi risultati. Pagine web, articoli, titoli e call to action: solo questo è il web writing?

Ci sono anche competenze specifiche. Tipo quelle che ti rendono un professionista nel settore dell’e-commerce o delle landing page. Molti web writer si specializzano non in base alla piattaforma ma all’argomento. Food, travel, beauty, tech: ci sono competenze specifiche. Cos’è il web writing? Un percorso che ti porta verso una realtà definita. Puoi scrivere molto, non puoi scrivere tutto.

Da leggere: qual è la differenza tra web writer e copywriter

Chi è e cosa fa il web writer

Il web writer scrive per accontentare due figure: il lettore e il motore di ricerca. Il più importante? Sicuramente il primo perché è quello che acquista o prenota, scarica o invia una richiesta di preventivo. D’altro canto Google lo dice sempre: scrivete per le persone, non per i motori di ricerca. L’ottimizzazione SEO di un articolo segue questa linea, con l’aggiunta di qualche dettaglio.

Ad esempio? Il tag title, l’elemento più importante per il posizionamento di una pagina web. Poi c’è la meta description, che annuncia i dettagli che trovi nella stringa aggiuntiva dello snippet. Queste sono nozioni che un web writer deve maneggiare, perché la scrittura online deve remare nella giusta direzione. Ovvero quella che viene indicata anche in questo schema: creare il contenuto ideale.

Chi è e cosa fa il web writer

Cosa significa creare il contenuto ideale? Ci sono ricerche transazionali che puntano al fare qualcosa. Poi trovi le query navigazionali che si muovono verso un sito web specifico e quelle informazionali che cercano informazioni. E che sono la maggior parte delle richieste effettuate su Google, circa l’80%. Il compito del web writer: creare testi capaci di rispondere a questa logica.

Una logica che, in buona sostanza, divide i contenuti in 3 parti: quelli che danno informazioni di base (chi siamo, contatti), le pagine commerciali (landing page) e gli articoli del blog. Che forniscono informazioni e soddisfano esigenze non direttamente legate alla vendita. In questo modo, però, la logica inbound marketing si delinea definitivamente e si mette in pratica con successo.

Come diventare web writer: le competenze

Quali sono le competenze necessarie per diventare un web writer? Questa è un’altra domanda che dovrebbe essere affrontata da un libro, magari da un trattato. In realtà le sfumature dipendono dall’incarico, dal lavoro da seguire. Ma ci sono delle caratteristiche universali che valgono in tutte le occasioni. Allora, come si diventa web copywriter? Ecco la base di partenza.

  • Conoscenza della buona scrittura – Sai di cosa sto parlando, vero? La base di partenza è la lingua italiana e devi conoscere tutti i dettagli del terreno di gioco. Scrivere bene è una sfida, accettala e inizia a migliorare le fondamenta del tuo lavoro.
  • Personalità e stile – La conoscenza di base è importante, ma non deve mai mancare la tua impronta personale. Il tuo stile. La tua capacità di trasformare un blocco di testo in qualcosa di unico. E di riconoscibile. Non rinunciare mai a tutto questo.
  • Leggibilità e struttura del testo – Un web writer non deve solo saper scrivere, deve organizzare il testo in modo da ottenere il miglior risultato possibile in termini di leggibilità. Devi essere interessante e sempre facile da scorrere.
  • Ottimizzazione SEO – Google ama i contenuti scritti bene, utili per le persone. Quindi chi lavora in questo settore deve essere in grado di lavorare sull’ottimizzazione di una pagina web. Non devi essere un SEO expert, ma un web writer preparato.

Ancora un punto per chi lavora come web writer: scegliere e valutare le fonti per scrivere un articolo, compilare un itinerario, descrivere un prodotto o un servizio. Tutto questo ha bisogno di competenza, di conoscenza. Per questo devi essere capace di individuare le migliori fonti.

Come trova lavoro un web writer

Ci sono diversi modi per trovare lavoro nel mondo del web writing. All’inizio non è facile, tutti scalpitano alla ricerca di un contatto. Soprattutto se non hai un nome forte alle spalle. Il primo passo è questo: fare in modo che la tua identità sia associata a valori positivi. Quindi devi puntare sul personal branding. Il modo migliore per procedere? Sei un web writer, quindi ti consiglio di aprire un blog.

Un blog su WordPress self hosted, capace di veicolare il tuo valore. L’inbound marketing funziona, devi attirare le persone sulle landing page e vendere i servizi che preferisci. Ad esempio quello di articolista, di digital PR o di copywriter. Sei tu a gestire i flussi e a sceglierti i clienti. Questa è la strada più difficile ma anche quella più conveniente nel tempo perché ti rende indipendente.

Come trova lavoro un web writer

Questo è anche il modo migliore per guadagnare con un blog. Ma ci sono vantaggi indiretti, nel momento che usi il blog per lavorare sul brand ti arrivano una serie di contatti da fonti differenti. Ad esempio Facebook. La gente legge i tuoi articoli e ti scrive nella chat: “Ehi, vuoi fare questo per me?”. Lo ripeto, non è un processo immediato. Non è neanche certo. Però funziona e ti porta tanti clienti.

Altri modi per trovare lavoro? Ci sono i siti che trattano offerte di lavoro per web writer, come Jobrapido, ma in questi casi è difficile seguirli tutti. Io ti consiglio di creare un Google Alert con le parole “web writer” e “copywriter”: il programma ti aggiornerà via email con gli annunci che ti riguardano.

Ci sono anche siti come Melascrivi , O2O e Greatcontent che mettono in contatto autori e clienti. Possono essere delle buone palestre per iniziare, ma poi devi svincolarti e creare il tuo circuito.

Da leggere:  listino prezzi e tariffario copywriter, quanto guadagna un creativo

Webwriter freelance o dipendente?

Questo dipende dalla tua indole. Come web writer freelance hai tanta libertà a disposizione ma anche una bella responsabilità. Non c’è stipendio, non ci sono garanzie, sei solo davanti ai problemi della partita IVA. Il web writer dipendente, invece, ha una struttura alle spalle.

In questo caso il web writer può fare affidamento ai colleghi, può avere un supporto pratico. Ma è limitato, deve seguire la linea. E non può guadagnare oltre ciò che è stato stabilito. Però ci sono le ferie e i benefit. Dipende dalla forza d’animo e dalla capacità di affrontare il mondo del lavoro.

Quanto guadagna un web writer?

Questo settore è attraversato da una vena problematica che risponde al nome di sottocosto. Ci sono persone che scrivono per pochi denari, che si fanno pagare 1 euro ad articolo. E questo non va bene. Non va bene perché così tutto il settore si appiattisce, i clienti pensano di fare un grande affare ma in realtà stanno comprando un servizio scadente che non porterà risultati.

Quindi sarà sempre colpa di chi scrive se le cose andranno male. Invece bisogna investire. Quando costa un articolo? Quanto farsi pagare per un post? Dipende, non esiste un prezzo definito a priori. Ma non puoi partire da due o tre monete. Puoi avere come base di partenza 20 euro e poi aggiungere dei benefit che fanno salire il prezzo a 30 o a 40, è una soluzione per creare un preventivo efficace.

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Ma quanto vale realmente il tuo lavoro? Puoi guadagnare di più con la scrittura online? Sì, ma devi essere disposto a creare dei contenuti degni del tuo nome. Ed è qui che la differenza è evidente: il brand, se sei un professionista conosciuto puoi alzare il prezzo. Altrimenti è difficile ottenere la fiducia del cliente. Questo a prescindere dalla qualità del lavoro che deve essere sempre confermata.

 

Il vincolo sportivo nella pallavolo. Riflessioni e considerazioni pratiche sullo scioglimento anticipato per giusta causa.

(giovedì 28 settembre)

A cura di

Avv. Federica Ongaro

Il vincolo sportivo rappresenta uno dei temi maggiormente dibattuti e prospero di opinioni nell’alveo sportivo, soprattutto, dilettantistico.

La problematica è ben nota in termini generali in quanto coinvolge gran parte delle discipline sportive di squadra, riflettendosi quasi brutalmente sui giovani atleti e sulle di loro famiglie e spezzando, in numerosi casi, il desiderio, l’ambizione e le aspettative connesse allo svolgimento dell’attività sportiva (per una visione generale sulla natura e sulle conseguenze del vincolo sportivo si rimanda ad un precedente scritto pubblicato e consultabile cliccando qui.

Una delle discipline maggiormente colpite dalle rigide conseguenze del vincolo sportivo è sicuramente la pallavolo, tanto da rappresentare lo scioglimento anticipato la quaestio prevalentemente rimessa al vaglio delle commissioni preposte ad hoc per i tesseramenti nonché degli organi giurisdizionali endofederali.

Approcciandosi ad una lettura, anche superficiale, delle principali delibere e comunicati affissi all’albo federale on line del sito FIPAV, emerge, infatti, agevolmente come sia elevato il numero dei ricorsi inerenti la richiesta di svincolo da parte degli atleti (in prevalenza minorenni e militanti nelle categorie giovanili e nelle serie minori) il cui positivo accoglimento, nella pratica, non è in realtà così scontato.

Ritenendo come conosciuta erga omnes l’importanza fattuale e concettuale della fattispecie di cui si tratta, a parere di scrive appare quanto mai utile ed opportuno porre attenzione al contenuto delle norme federali di riferimento nonché alle ipotesi che concretamente possono consentire all’atleta tesserato/a FIPAV di chiedere ed ottenere lo scioglimento e/o la interruzione anticipata del vincolo sportivo instaurato al momento del primo tesseramento.

Occorre premettere, tuttavia, che le norme di riferimento dettate dalla Federazione e dalle Leghe delegate sono piuttosto stringenti e prevedono solo specifiche e rare eccezioni alla rigidità del vincolo sportivo.

La norma generale si rinviene nell’art 10 ter dello Statuto Fipav (il cui contenuto è ripreso in maniera più dettagliata nel Regolamento di affiliazione e tesseramento agli articoli da 30 a 36) il quale dispone che “(…) 2. Il vincolo ha durata annuale per gli atleti di età inferiore ad anni quattordici e per gli atleti di età superiore ad anni trentaquattro, nonché per gli atleti del settore amatoriale.

Ai fini della determinazione della durata del vincolo per gli atleti di età inferiore ai 14 anni si fa riferimento all’anno solare di nascita; per tutti gli altri atleti si fa riferimento all’anno sportivo. Si intende per anno sportivo quello che inizia il primo di luglio di ogni anno e termina il 30 giugno dell’anno successivo.

3. Al di fuori dei casi previsti ai commi 1 e 2 il vincolo ha durata dalla data del tesseramento fino al termine dell’anno sportivo in cui l’atleta compie il 24° anno di età, salvi i casi di scioglimento previsti al successivo comma 6.

4. Al termine dell’anno sportivo in cui compie ventiquattro anni di età, come pure al termine di ogni periodo di durata quinquennale del vincolo, l’atleta è libero di rinnovare il tesseramento con l’associato di appartenenza o di chiedere il tesseramento con altro associato; in questa seconda ipotesi l’associato di precedente tesseramento ha diritto ad un indennizzo, nella misura fissata dai Regolamenti Federali.

5. I Regolamenti Federali possono stabilire che il vincolo abbia limiti e durata inferiori a quelli previsti nei commi precedenti per gli atleti tesserati con società e associazioni sportive partecipanti ai Campionati Nazionali di Serie A e per gli atleti che praticano esclusivamente la specialità del beach volley”.

6. Fino al ventiquattresimo anno di età nonché durante i periodi di durata quinquennale, il vincolo può essere sciolto, secondo quanto previsto dai Regolamenti Federali:

a) per estinzione o cessazione dell’attività dell’associato;

b) per mancata adesione dell’atleta all’assorbimento o alla fusione dell’associato vincolante;

c) per consenso dell’associato vincolante;

d) per mancato rinnovo del tesseramento dell’atleta da parte dell’associato entro il termine annuale;

e) per mancata partecipazione dell’associato vincolante all’attività federale di settore e per fascia d’età tale da permettere all’atleta di prendervi parte;

f) per giusta causa;

g) per cessione del diritto sportivo o per rinuncia all’iscrizione ad un campionato da parte dell’associato vincolante;

h) per ritiro dell’associato vincolante da un campionato effettuato entro il termine del girone di andata.”.

Richiamato doverosamente il testo letterale della norma, passando al merito di quali siano le ipotesi maggiormente diffuse nella pratica, si evidenzia che le principali fattispecie di scioglimento anticipato del vincolo sportivo rimesse alla valutazione degli organi giurisdizionali federali concernono essenzialmente i casi di atleti di età compresa tra i 15 ed i 18 anni e sono riconducibili alla previsione di cui alla lettere f del sopra richiamato articolo, ossia allo scioglimento coattivo per giusta causa.

Ma cosa deve intendersi per scioglimento del vincolo per giusta causa?

La definizione che viene data dal RAT appare quanto mai ambigua ed insufficiente a chiarirne l’effettiva applicazione, essendo rimesso infatti lo scioglimento anticipato ricondotto in tale caso alle ipotesi in cui “ l’interruzione definitiva del vincolo risulti equa dopo avere contemperato l’interesse dell’atleta con quello dell’associato nel quadro delle direttive della FIPAV ai fini dello sviluppo della disciplina sportiva della pallavolo” con la precisazione che “2. Lo scioglimento del vincolo per giusta causa non è ammissibile per gli atleti che, nella stagione sportiva al cui termine si richiede, abbiano fatto parte di rappresentative nazionali, regionali e provinciali, a meno che l’associato vincolante abbia ceduto il titolo sportivo o abbia rinunciato all’iscrizione ad un campionato. 3. Lo scioglimento del vincolo per giusta causa riconducibile a motivi di lavoro o di studio non è ammissibile per gli atleti vincolati con associati che, nella stagione sportiva al cui termine si chiede l’interruzione del vincolo, abbiano partecipato ai campionati nazionali di Serie A.( art 35 RAT*).

Con riferimento a detta norma si deve rilevare che il contemperamento di interessi a cui la stessa richiama si esplica essenzialmente nel pagamento di un indennizzo in favore del sodalizio sportivo.

Nonostante, infatti, i principi generali enunciati dagli organi giudicanti nelle proprie decisioni e più precisamente che “due sono i criteri che la norma indica ai fini di cui si tratta: ponderata considerazione delle concrete possibilità di sviluppo della disciplina sportiva, anche a mezzo della valorizzazione degli atleti più dotati, e valutazione del caso concreto alla luce del principio equitativo, nella prospettiva di una giusta soluzione della fattispecie. Come più volte statuito anche in sede nazionale, la C.T.A., nelle intenzioni del Legislatore federale, è chiamata ad accogliere le istanze del sodalizio o dell’atleta che più si avvicinano e si identificano con i superiori interessi” –(DELIBERA CTA – Palermo 17/12/2012), di fatto lo scioglimento viene quasi sempre subordinato al pagamento di un indennizzo da parte dell’atleta.

L’ambiguità e l’insufficienza definitoria della fattispecie ha necessariamente determinato nel corso degli anni la presentazione di ricorsi fondati contemporaneamente sui più disparati motivi**, (compresa l’eccezione di nullità del vincolo di tesseramento o quella di assenza del certificato medico), alcuni dei quali si sono ormai consolidati nella prassi e che, di fronte ad un soddisfacente assolvimento del relativo onere probatorio, hanno anche trovano e continuano a trovare accoglimento positivo negli organi deliberanti.

Così, ad esempio, è stato riconosciuto in via eccezionale dalla Commissione Tesseramento la possibilità di scioglimento per intollerabilità della prosecuzione del vincolo, senza tuttavia intendere di “avallare una richiesta di scioglimento fondata sul generico motivo della incompatibilità ambientale. Quello che si vuole valorizzare nel caso di specie è la straordinarietà del conflitto in atto tra le parti. (…) E’ evidente che l’unica vittima di tale situazione sia” l’atleta “la quale, non ancora diciassettenne, si trova a dover gestire un carico di tensione che dovrebbe esserle invece estraneo e che in ogni caso non può esser consentito che possa accompagnarla nell’espletamento dell’attività sportiva che, sebbene agonistica, rimane una attività propedeutica per la crescita non solo tecnica ma in particolare umana di ogni atleta”(Affissione albo, 8 Novembre 2013).

Rilievo è stato dato anche al manifesto disinteresse verso la crescita tecnica degli atleti il quale può portare allo scioglimento del vincolo se così come è avvenuto in casi specifici sia“accertato nel corso del giudizio che in più occasioni l’atleta ha partecipato alle competizioni agonistiche senza il supporto di un allenatore e più in generale la squadra Under 14 ed Under 16 non è mai stata adeguatamente supportata dal sodalizio per tutta la durata della stagione, avendo la resistente fatto mancare qualsivoglia assistenza e progettazione tecnica e dirigenziale al gruppo di atlete in questione” (Affissione albo, 14-01-2016).

In assenza di valido sostegno probatorio, sono state invece rese pronunce di rigetto di scioglimento del vincolo connesso a motivi di studio e/o alla distanza chilometrica:“nessuna prova vi è del pernottamento fuori sede dell’atleta e non può certo costituire prova la circostanza che gli affitti per studenti sono per la maggior parte “in nero” (FIPAV TRIBUNALE FEDERALE COMUNICATO UFFICIALE N. 18 reso in data 5 febbraio 2016; ed ancora: “codesta Commissione ritiene che l’eccezione riguardante l’eccessiva difficoltà per l’atleta di partecipare all’attività agonistica in un luogo distante 22,8 chilometri (circa 33 minuti) dalla propria residenza, non possa essere accolta poiché, non può essere assunta a criterio decisivo per fondare una richiesta di scioglimento del vincolo per giusta causa anche in virtù della considerazione che a parere di codesta CTA detta distanza di spazio e di tempo non appare così pregiudizievole” ( Affissione albo 01 dicembre 2011).

Fermamente rigettata, inoltre, l’asserita nullità del vincolo ex art. 1418 c.c., nella parte in cui si nega la natura contrattuale del vincolo sportivo in quanto “come numerose volte le stesse eccezioni siano state proposte e poi risolte negativamente dai giudici che ne sono stati investiti. La costante giurisprudenza degli Organi di Giustizia di questa Federazione – come quella di altre Federazioni- , la giurisprudenza dei giudici togati e la maggioritaria dottrina sul punto chiariscono come il vincolo sportivo non contrasti in alcun modo con le norme costituzionali, del codice civile e con quelle delle leggi enucleate da parte ricorrente che le assume violate. Il vincolo sportivo è inserito nello statuto della Federazione Italiana Pallavolo ed è quindi conoscibile da chiunque, atleta o associato, decida di tesserarsi per l’esercizio dell’attività pallavolistica con la federazione.” nonché la tesi di manifesta incostituzionalità del vincolo, essendo infatti ritenuta al riguardo del tutto esaustiva e dirimente la decisione dell’Alta Corte di Giustizia Sportiva del 2011 con cui la predetta eccezione è stata respinta (cfr. FIPAV TRIBUNALE FEDERALE COMUNICATO UFFICIALE N. 18 reso in data 5 febbraio 2016).

Altresì inidonea a giustificare uno scioglimento per giusta causa è stata recentemente ritenuta la tesi di insussistenza del vincolo per mancata sottoscrizione del modulo di tesseramento in quanto “E’ indubbio come l’art. 24 Regolamento Affiliazione e tesseramento preveda la sottoscrizione del modulo per il tesseramento e la mancanza dello stesso costituisca grave illecito disciplinare a carico del Sodalizio; per tale motivo sul punto gli atti dovranno essere inviati alla Procura Federale. , Va però evidenziato come deve essere valutato, ai fini della sussistenza del tesseramento e del conseguente vincolo, anche il comportamento tenuto dall’atleta. Orbene, come correttamente rilevato dalla CTA, va nella fattispecie tenuto conto della conoscenza in capo all’atleta e dei genitori, dell’esistenza di un tesseramento/vincolo con la società. Nelle numerose sentenze di primo e secondo grado degli organi giudicanti federali, è stato ribadito che il vincolo fra atleta e società deve intendersi sussistente ove esistano comportamenti concludenti delle parti che facciano ritenere la coscienza e conoscenza della sua esistenza. Tale indirizzo è condiviso ed affermato da questo organo giudicante.” (TRIBUNALE FEDERALE COMUNICATO UFFICIALE N. 40 – 25 maggio 2016).

Da ultimo, si deve evidenziare che al fine di un esito positivo del ricorso, occorre altresì rispettare rigorosamente le linee procedurali date dalla Federazione.

La procedura di scioglimento anticipato del vincolo per giusta causa (reperibile sul sito FIPAV), infatti, non ha inizio con il ricorso ma bensì con una lettera di messa in mora che deve essere inoltrata al sodalizio sportivo rispettando termini e formalità (quali ad esempio la sottoscrizione da parte dell’atleta e dei di lui genitori se minore di età o di avvocato iscritto all’albo) e che deve necessariamente contenere tutti i motivi posti a fondamento della richiesta di scioglimento anticipato, essendo infatti incontestabile e ormai pacifico che un motivo addotto solo in ricorso e non anche nella lettera di messa in mora, comporti il rigetto automatico del predetto motivo.

Le pronunce sopra richiamate rappresentano l’orientamento più recente seguito dalle Commissioni e dagli organi giurisdizionali federali in materia e sebbene assolutamente non esaustive della problematica e della casistica, possono certamente essere una fonte di riflessione e di suggerimento in vista dell’introduzione di una richiesta di scioglimento coattivo del vincolo per giusta causa.

(tratto da www.sportbusinessmanagement.it, di Avv. Federica Ongaro)

* “(…)2. Lo scioglimento del vincolo per giusta causa non è ammissibile per gli atleti che, nella stagione sportiva al cui termine si richiede, abbiano fatto parte di rappresentative nazionali, regionali e provinciali, a meno che l’associato vincolante abbia ceduto il titolo sportivo o abbia rinunciato all’iscrizione ad un campionato. 3. Lo scioglimento del vincolo per giusta causa riconducibile a motivi di lavoro o di studio non è ammissibile per gli atleti vincolati con associati che, nella stagione sportiva al cui termine si chiede l’interruzione del vincolo, abbiano partecipato ai campionati nazionali di Serie A. 4. In caso di pronuncia di scioglimento del vincolo per giusta causa non imputabile all’associato l’atleta che sia abilitato alla domanda di riscatto è tenuto a corrispondere allo stesso sodalizio un indennizzo che, in difetto di accordo tra le parti, viene determinato dalla Commissione Tesseramento Atleti a norma dell’articolo 38 del presente Regolamento, ovvero, qualora non sia abilitato alla domanda di riscatto, è tenuto a corrispondere allo stesso sodalizio una somma, a titolo di rimborso spese, che viene determinata dalla Commissione Tesseramento Atleti in via equitativa con la delibera di scioglimento del vincolo. 5. Il versamento di tale indennizzo è condizione di efficacia del provvedimento per lo scioglimento del vincolo.6. La competenza a pronunciare lo scioglimento del vincolo ed a determinare l’ammontare dell’indennizzo appartiene alla Commissione Tesseramento Atleti le cui decisioni sono appellabili alla Commissione d’Appello Federale.

** A titolo esemplificativo a) incompatibilità a proseguire l’attività sportiva presso il sodalizio resistente per disinteresse societario; b) mancanza di programmi tecnici; c) impossibilità di proseguire presso il sodalizio vincolante un adeguato percorso di crescita tecnica; d) richieste da altri sodalizi iscritti a campionati di categoria superiore; e) esigenze personali di studio; f) esigenze familiari; g) incostituzionalità del vincolo sportivo; h) mancata sottoscrizione del modulo di primo tesseramento da parte degli esercenti la responsabilità genitoriale; i) mancanza certificato medico.

Comunicare sul Web

(mercoledì 27 settembre)

Web writer professionista: le 10 qualità indispensabili

Sei un aspirante web writer? Vuoi consigli su come diventare un professionista della scrittura online? Questo mio post può darti alcuni spunti su come orientarti nel mondo del web writing, aiutandoti a concentrarti sugli aspetti fondamentali della professione.

In poche parole: che qualità deve possedere un web writer per padroneggiare l’arte della scrittura online? Ne ho individuate dieci. Certo, avrebbero potuto essere molte di più, soprattutto considerando che, spesso, il professionista che si occupa di web writing è anche un web content editor. Ad ogni modo, la mia selezione comprende:

 

  1. La passione per la scrittura e la conoscenza delle sue regole

    Quello di web writer è innanzitutto un mestiere che ha a che fare con la scrittura. Con la scrittura professionale – o business writing –, per essere precisi. Perciò, un aspirante web writer deve conoscere perfettamente l’italiano – non sono accettabili errori di ortografia, grammatica o sintassi – e le regole della scrittura in genere. In particolare, come è ovvio che sia, dovrà poi conoscere le regole del web writing.

  2. La capacità di autoformazione

    Da tanto tempo non verifico più quanti e quali corsi sul web writing esistono. Lo faccio per un motivo semplice: il vero web writer si forma soprattutto da sé. È infatti in grado di comprare i libri più utili, di scovare i siti web dei professionisti migliori, di trovare qua e là tutto ciò che lo può aiutare a migliorare la sua professionalità. Non si scappa: l’autoformazione è un pilastro nel percorso di crescita professionale di un web writer. Perciò, senza la giusta motivazione a studiare da soli non si migliora, non si cresce, non si imparano trucchi e tecniche nuove. In sintesi: un web writer è in larga parte un autodidatta.

  3. Una curiosità onnivora

    La curiosità è una delle qualità più belle che la natura possa donare a una persona. Ed è una qualità indispensabile in un web writer. In effetti, solo una grande curiosità per tutto quello che ci circonda può costruire dentro di noi un mondo di parole, di emozioni, di chiavi di lettura, di capacità interpretative ecc. Ed è a quel mondo che, di volta in volta, un bravo web writer fa riferimento per far bene il suo lavoro.
    Tradotto in parole semplici: un professionista del web writing non è solo un innamorato della scrittura. Ma è anche una persona capace di godere di un film d’autore, di un bel quadro, di un brano musicale di qualità, di una poesia, di uno scorcio di paesaggio e così via. Curiosità, curiosità e ancora curiosità!

  4. La conoscenza dell’inglese

    Qui c’è poco da commentare. Un web writer deve conoscere l’inglese. Perché le cose più importanti sulle professioni legate al web vengono pubblicate in quella lingua. Sarebbe meglio conoscere anche una seconda lingua. Personalmente, conosco anche il francese e scopro sempre qualcosa d’interessante navigando sui siti web francesi e belgi che parlano di comunicazione online e, nello specifico, di web writing.

  5. Le conoscenze tecniche

    Nessuno chiederà mai a un web writer di essere anche un programmatore. Ma una discreta conoscenza dell’HTML è indispensabile. Occorre per esempio sapere che cos’è il tag title oppure il tag H1. Inoltre, un professionista del web writing conosce le basi – e qualcosa di più – della search engine optimization, cioè della SEO. E sa usare i programmi di grafica per il web più diffusi.

  6. L’umiltà

    Nella vita c’è sempre da imparare. Ma anche nel web writing! Le mie prime esperienze con la scrittura online risalgono al 2000. Da allora, ho imparato una valanga di cose nuove. Se non altro perché, nel frattempo, si è affermato Google e il suo algoritmo è cambiato in continuazione!  🙂  Insomma: un bravo web writer è uno studente che non smette mai d’imparare. Questo può essere faticoso e anche un po’ stressante. Ma è l’umiltà la qualità che più è coinvolta in questo discorso. In effetti, un professionista del web writing, per quanto bravo sia, deve mantenersi umile. Deve cioè capire che c’è sempre da studiare, che non si è mai arrivati, che la perfezione è sempre un passo più in là.

  7. Un blog personale

    Un web writer deve creare un blog personale. Ovvio: senza un blog proprio, come potrebbe mostrare al web la propria professionalità? Come potrebbe far capire quanto conosce le tecniche del web writing? Perciò, se sei un aspirante professionista della scrittura online, una delle prime cose che devi fare è aprire un blog personale in cui parli della tua professione e di quello che sai creare.

  8. La puntualità

    Un web writer rispetta le scadenze lavorative, anche quando si trova sotto pressione. E questo vale sia che lavori come dipendente che come freelance. È una questione di serietà professionale. Occorre perciò essere veloci. Davvero non c’è altro da aggiungere su questo punto.

  9. La chiarezza

    Un bravo web writer scrive contenuti facilmente comprensibili. Per raggiungere questo obiettivo, adopera un linguaggio quanto più chiaro e semplice possibile. Senza però correre il rischio di banalizzare i propri testi.

  10. La capacità di sintesi

    Si sa: leggere su un monitor è più faticoso che leggere sulla carta. Ecco allora che un professionista della scrittura online deve saper sintetizzare i concetti di cui parla. Essere ridondanti sul web non funziona. Occorre invece andare dritti al nocciolo delle cose, dando subito al lettore ciò che cerca.

Chi ben comincia ! …

(sabato 23 settembre)

Con la stagione agonistica 2017/18 alle porte, quale occasione migliore delle amichevoli per testare il lavoro svolto dalle atlete negli allenamenti, iniziati dai primi di settembre, e quindi il livello del gruppo ?
Così, nella serata di ieri (venerdì, ndr) la squadra di Prima Divisione va a Varano Borghi a fare visita alla compagine di Mondialclima,mentre il sodalizio di Seconda Divisione ospita in  casa a Germonio le coetanee di Angera.

 

 

 

 


Ne escono due preziose ancorché indicative vittorie (3 a 1 per la ‘1^’ e uno stimolante 2 a 1 per la ‘2^’) che sono la cartina tornasole del buon lavoro svolto sinora in palestra dai coach Pozzi e Cagliani, unitamente alla grinta e al “talento” delle ragazze, il che non può che dare ossigeno ai sodalizi.
Vittorie, o per meglio dire risultati, che fanno ben sperare sul proseguimento del percorso stagionale della Prima Squadra.

 

 

Le nuove professioni del web: facciamo chiarezza sui "titoli"

(sabato 23 settembre)

 

Come far asciugare lo smalto (16)

Che cos’è un web content editor? E che differenza c’è tra il social media manager e il community manager? E io che scrivo sul web, a quale categoria appartengo? Come mi posso definire per non sbagliare?

Chi lavora oggi sul web spesso fatica a riconoscersi in un unico e chiaro titolo professionale, vuoi perché tutto è relativamente nuovo, vuoi perché gli inglesismi e la varietà di scelte adottate da noi italiani in maniera spesso non univoca, ci mette parecchio in confusione. In questo articolo cercherò di dare un senso ai termini più usati che corrispondono a tutte le professioni on line che in qualche modo hanno a che fare con la scrittura.

businessman-working

Le competenze che accomunano, spesso, tutte queste figure sono molteplici ed è bene possederle tutte:

  • Saper scrivere in italiano e conoscere le regole della scrittura on line.
  • Conoscere i principali CMS.
  • Conoscere i più comuni programmi di grafica.
  • Conoscere le basi dell’HTML.
  • Conoscere e rimanere aggiornati sulle regole SEO.
  • Conoscere le regole base del web content marketing.
  • Conoscere gli strumenti di web analytics.
  • Conoscere la blogsfera.
  • Conoscere i principali social network.
  • Possedere capacità di rapidità esecutiva e precisione.
  • Saper valorizzare un prodotto attraverso le tecniche di persuasive copywriting.

Oggi, quasi tutte le aziende hanno compreso l’importanza di essere presenti on line e tutte sanno quanto sia importante essere presenti sui social e avere dei contenuti ben indicizzati e aggiornati. Contenuti che avranno regole diverse da quelle della scrittura su carta: è per questo che è necessario affidarsi ai nuovi esperti del web. Scopriamo chi sono.

Web writer (o web copywriter )

Crea contenuti per siti web. Può lavorare per conto di aziende, come dipendente o come freelance, il suo obiettivo è sempre quello di dare alle imprese la massima visibilità sul web. Aggiorna i contenuti web di un sito o di un blog aziendale (in chiave SEO), con il fine di ottenere buoni posizionamenti delle pagine web sui motori di ricerca.

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Web editor (o web content editor)

La differenza con il web writer è sottile, quasi nulla per alcuni. Su “Working on Web“, libro edito da Franco Angeli, è definito il redattore che per la carta stampata corrisponde al giornalista; sul web, invece, cerca e produce notizie per magazine o siti on line. Poiché un contenuto per il web è molto più che un semplice testo, sa anche come usare tutti gli elementi multimediali (immagini e video) che andranno sempre accompagnati al testo.

Web content manager

Praticamente corrisponde al caporedattore della carta stampata. Ha il compito di decidere i contenuti da inserire in rete, organizzarli e affidarli alla redazione, coordinando, dunque, i web editor sotto di sé.

Social Media Manager

Appartiene al settore del marketing di un’azienda e ha l’obiettivo di studiare, pianificare e controllare la presenza dell’azienda sui social media.

Community Manager 

È generalmente alle dipendenze del Social Media Manager o direttamente del marketing aziendale. Rappresenta la voce e il moderatore dell’azienda sui social media. Stimola e modera le discussioni per fidelizzare gli utenti (fan) e attrarne di nuovi. Ha spesso anche il compito di creare contenuti, analizzare i sentimenti e lanciare nuove discussioni. Tutto ciò in accordo con un piano editoriale stabilito prima e con la strategia e gli obiettivi decisi dal social media manager. Deve avere eccellenti doti organizzative, sensibilità, calma e sangue freddo (per rispondere con assertività alle eventuali critiche feroci) e attitudine al problem solving per gestire le situazioni che potrebbero sfociare in criticità.

Social media editor

A differenza del community manager (che spesso fa le veci anche di questa figura) si occupa esclusivamente di trovare i contenuti da condividere sui social (è un redattore): dalle immagini, ai testi, ai video.

i nuovi lavori del web

Digital pr

Gestisce le relazioni pubbliche sulla rete, programma azioni comunicative e mantiene le relazioni on line. Corrisponde all’addetto stampa tradizionale. È di supporto all’organizzazione di eventi.

Blogger

Scrive liberamente di ciò che lo appassiona senza obbligo di scadenze fisse e senza essere legato a rapporti lavorativi con una testata o un’azienda. A volte, però, può essere chiamato a collaborare per altri siti.

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Adesso ti è tutto un po’ più chiaro? Tu ti ritrovi in più categorie?

(tratto da diventareblogger.it)

Web editor: chi è ?

(sabato 23 settembre)

Web editor: chi è e che lavoro fa

Il web editor è il professionista che si occupa di creare contenuti per il web. Sarebbe però più corretto chiamarlo web content editor e, una volta, lo si chiamava proprio così –   oppure anche web content manager. Col passare del tempo, l’espressione è stata tuttavia accorciata in quella attuale.

Nello specifico, quali sono le mansioni di un web editor? Siccome questo professionista della comunicazione online è sostanzialmente un redattore prestato al web, il web editor è prima di tutto un business writer. Inoltre, poiché è in grado di sfruttare le caratteristiche degli ipertesti, costruisce architetture di informazioni capaci di fornire agli utenti web esperienze di navigazione soddisfacenti. In questo senso, il web editor è necessariamente anche un esperto di web usability, cioè dell’usabilità dei siti web.

Un professionista di questo tipo riesce quindi a far concentrare gli utenti web su obiettivi precisi: trovare i contenuti senza fatica e leggerli senza distrazioni.

Dal momento che un contenuto per il web è molto più di un semplice testo, il web editor sa anche come usare le immagini, i file audio e video, le animazioni (come le GIF animate), i banner pubblicitari ecc. Cioè sa maneggiare tutti quegli elementi multimediali che, insieme al testo, vanno a formare un contenuto online.

Un buon web editor sa come cercare informazioni in Rete. In effetti, una gran parte del suo lavoro consiste proprio nel reperire documenti su Internet. A che scopo? Per esempio, un’esigenza frequente è quella di verificare le fonti di una notizia. Altre volte, può capitare di dover raccogliere materiale che possa fornire lo spunto per creare contenuti per un sito istituzionale, per un business blog o per un e-commerce.

Il web editor sa anche come posizionare i contenuti nei motori di ricerca. Attraverso le tecniche SEO, è in grado di scrivere pagine web ottimizzate per Google e per gli altri motori. Dunque, sa compilare in modo efficace tag e meta tag, e sa come modificare il codice delle pagine, affinché sia ottimizzato per gli spider di Google & Co.

Da ultimo – ma la cosa è tutt’altro che di scarsa importanza! –, il web editor conosce almeno le basi del web marketing e, in particolare, quelle del social media marketing. In effetti, oggi come oggi, è impensabile che una figura professionale il cui compito è trasformare testi online in strumenti di comunicazione efficace non conosca le regole del marketing sul web.

Ecco, queste sono le principali mansioni di un web editor. Alla luce di ciò, quali doti naturali e quali competenze tecniche deve avere un bravo web editor?

La prima qualità che un web editor deve possedere è la passione per la scrittura. Senza di quella non si va lontano in un mestriere così. C’è davvero poco da aggiungere su questo punto.

Alla pari di un web writer, anche il web editor dev’essere una persona curiosa. Come si è visto, la sua figura è complessa: deve saper fare molte cose contemporaneamente. È quindi indispensabile che sia un polivalente. E la polivalenza è una caratteristica propria delle persone curiose, cioè di coloro che si interessano un po’ a tutto.

Un web editor deve conoscere bene l’inglese. Meglio se conosce anche una seconda lingua straniera. Come mai? Parte del suo lavoro, come spiegato, è la ricerca di informazioni. Siccome capita spesso che le fonti più autorevoli siano in lingua inglese, ecco il perché deve conoscerla.

Vengono poi delle caratteristiche di tipo squisitamente tecnico. Un web editor deve avere una padronanza perfetta della lingua italiana. La base del suo lavoro è la scrittura: è perciò indispensabile che non abbia incertezze sull’italiano scritto.

Personalmente, credo che a un web editor giovi saper scrivere con un ottimo grado di leggibilitàe con un ottimo grado di comprensibilità. Inoltre, sono convinto che debba conoscere il Vocabolario di base della lingua italiana. Per farla breve: per quella che è la mia esperienza nella comunicazione online, chi crea contenuti web deve saper scrivere in modo semplice e comprensibile.

Inoltre, proprio perché un web editor è soprattutto un redattore che scrive su Internet, deve per forza conosce le regole del web writing. Per esempio, dev’essere in grado di formattare i testi dei contenuti affinché abbiano la massima leggibilità.

Alcune delle caratteristiche di un bravo web editor lo fanno addirittura assomigliare a un webmaster. Tra queste troviamo per esempio la padronanza delle tecniche SEO e la conoscenza delle basi di HTML o di PHP. E poi la familiarità con i CMS più diffusi, WordPress in primis, e con i più comuni software di grafica e di creazione e gestione di audio e video.

Ho detto all’inizio che un web editor conosce la web usability e il web marketing. Quindi, per esempio, saprà come valorizzare un prodotto attraverso le tecniche di persuasive copywritinge conoscerà le modalità comunicative dei principali social network. D’altro canto, avrà dimestichezza nell’impiego dei colori sul web e saprà progettare strutture di contenuti usabili.

Da ultimo, ma la cosa è tutt’altro che accessoria, un web editor è un professionista della comunicazione che sa creare contenuti di qualità. È davvero fondamentale, perché i siti e i blog che pubblicano contenuti scadenti non li legge nessuno. Ecco allora che, soprattutto se parliamo di progetti online di tipo business, al web editor è richiesta necessariamente la capacità di trasferire valore ai lettori, cioè per i potenziali clienti dell’azienda committente.

E tu come la pensi? Sei un web editor? Ti ritrovi in questo identikit professionale? In particolare: secondo te, in che cosa si differenzia il mestiere di web editor da quello di web writer? A me, sembrano davvero molto simili. Forse, il web editor ha una responsabilità maggiore sulla pubblicazione dei contenuti e sulle scelte di architettura degli stessi. Tu che dici ?

(tratto da comunicaresulweb.com)

SEO Copywriting: cos’è e come farla. Guida

(venerdì 22 settembre)

La SEO Copywriting è l’arte di scrittura per gli utenti e per i motori di ricerca. La capacità di redigere e pubblicare testi che siano in grado di intercettare i bisogni degli utenti e dargli risposta nel modo migliore, fornendo valore e soddisfacendo le interrogazioni (query) fatte al motore di ricerca.

Il professionista specializzato in questa attività è il cosiddetto SEO Copywriter, un copy con conoscenza anche delle dinamiche di posizionamento nei motori di ricerca e abile nel redigere testi in grado di posizionarsi per una o più parole chiave.

Abbiamo pensato di redigere questa guida alla SEO Copywriting cercando di fornirti spunti utili da mettere subito in pratica, strategie editoriali, tool e strumenti a supporto e, per finire, i consigli di alcuni esperti della materia.
Buona lettura!

Sommario dei contenuti

1. Come scrivere articoli SEO: le tecniche di scrittura SEO
2. Cos’è il long form
3. La keyword Search
4. La parola degli esperti: intervista a Mirko D’Isidoro, Benedetto Motisi e Riccardo Esposito

Ci sono scuole di pensiero differenti in merito a questa figura. Ci sono coloro che vorrebbero distinte la figura del copywriter da quella del SEO. Il copy si occupa di scrittura di testi, mentre la SEO è una disciplina molto vasta e che non può essere sintetizzata solo come parte di ottimizzazione del testo.

Io sono dell’idea che la scrittura in ottica SEO sia oggi di fondamentale importanza, soprattutto alla luce del fatto che i contenuti rappresentano ormai un buon 50-60% di quello che serve per raggiungere i posizionamenti ambiti. Avere capacità di scrittura è un’abilità, ma essere anche in grado di implementare una scrittura ottimizzata per la SEO è un doppio vantaggio.

1. Come scrivere articoli SEO: le tecniche di scrittura SEO

Innanzitutto c’è da dire che chiunque voglia scrivere in ottica SEO, oltre a saper scrivere bene, deve conoscere le regole base dell’ottimizzazione on site dei testi.
Questi riguardano principalmente elementi come il title tag e la meta descrizione, i tag di intestazione, le url e il testo vero e proprio.

Title tag

Parliamo del fattore SEO on site più rilevante per il ranking. Mi capita di analizzare decine di siti in cui trovo ancora oggi title tag non ottimizzati a dovere. Molto spesso si usa scrivere la parola chiave principale della pagina alla fine del title, lasciando i caratteri iniziali al nome del sito.

A meno che non sia l’homepage, alla quale è utile dare rilevanza nel title al nome del brand, le altre pagine devono essere rilevanti per la parola chiave di riferimento. Inserire in tutti i title tag del sito il nome del brand, a cui segue la parola o nome della pagina, non fa che ridurre l’importanza assegnata dal tag title alla della parola chiave associata, in quanto è proprio al testo primario visibile che è attribuito il maggior potere.

Non ha senso inoltre inserire troppo testo nel title tag. Più è lungo il title tag più si fraziona l’importanza attribuita alla varie parole nel testo. Provare per credere.

Meta Description

Non ha alcun impatto sul ranking, ma questo non vuol dire che non debba essere valorizzato. Utile sempre fornire una descrizione della pagina che l’utente si appresta a visitare e una call-to action che lo inviti a sceglierci tra i risultati offerti nel listing.

Tag di intestazione

H1, h2, h3 e via dicendo. Utile a segmentare il paragrafo e a non rendere pesante all’utente la lettura di articoli molto lunghi. Non c’è una regola definita sulla scrittura dei tag d’intestazione; non devono per forza essere identici a quanto è già presente nel title tag ma, al contrario, essere utile a dare un titolo al paragrafo che segue.

Url Keyword Rich

Anche le url hanno bisogno di essere keyword reach. Contrariamente a quanto si crede, alle url Google attribuisce ancora oggi abbastanza importanza. Personalmente preferisco sfruttare la url della pagina per dare visibilità ad una parola chiave più generica e competitiva, che è magari anche quella primaria individuata, per la quale vogliamo far posizionare la pagina.
Quindi se nel title tag vado ad inserire una parola chiave di middle tail e poi utilizzo paragrafi e tag di intestazione per targetizzare le parole e frasi long tail, nella url userò la keyword primaria.

Testi e paragrafi

Negli anni la scrittura dei testi in ottica SEO è evoluta. Un tempo se scrivevi un testo troppo ottimizzato lato SEO riuscivi a superare i tuoi competitor per le parole di riferimento, al costo di confondere o infastidire l’utente. Oggi vale il contrario; i testi vanno scritti pensando all’utente e non al motore di ricerca. Una volta valorizzati campi come title tag e h1, il grosso del lavoro SEO è svolto correttamente.
Il testo deve però essere in grado di rispondere esattamente alla promessa fatta all’utente (nel title tag e nella descrizione) prima del suo accesso alla pagina dalla SERP di Google.

Se manca questa condizione è evidente che starai scrivendo per il motore di ricerca e non per l’utente. Attenzione a questo aspetto perché la ricerca della qualità nella soddisfazione dell’utente è un punto importante nel quale Google sta facendo passi da gigante. Sono diversi gli update algoritmici qualitativi che sta lanciando negli ultimi anni per restituire all’utente pagine che rispondano sempre meglio alle sue interrogazioni, basti ricordare l’Hummingbird Update che ha migliorato la capacità del motore di comprendere gli intenti di ricerca dell’utente e il recente Fred Update, sul quale non si sa ancora molto, ma che sicuramente sta premiando siti e pagine che rispondono in modo più efficace alle query degli utenti.

2. Cos’è il long form

Ultimamente si parla spesso di long form, chiamato anche come pillar article. Il long form è solitamente un articolo molto denso di testo e strutturato in modo da tale da essere una mini-guida. Pensa ad un long form come una variante di quella più fastidiosa di spezzettare lo stesso articolo su più pagine, invitando/obbligando l’utente a cliccare sul tasto “avanti” per proseguire nella lettura del testo.
Il long form è, ad oggi, il miglior alleato SEO di chi gestisce siti di news, blog o magazine editoriali.
Attraverso il long form infatti si ha la maggior possibilità di costruire pagine web che si posizionino per più parole chiave correlate, senza dover per forza aver necessità dei link esterni.
I long form solitamente si presentano come testi di almeno 2000 parole, suddivisi in paragrafi, ognuno dei quali fornisce all’utente una risposta ed un approfondimento testuale specifico ma che, nel complesso, sviluppano fino all’osso un unico argomento, sviscerandone la gran parte delle tematiche semanticamente correlate al topic principale.

Per questo per fare un long form è, quasi sempre, necessario effettuare dapprima una corretta keyword research.
Un consiglio utile per la costruzione di long form è quello di dotarlo anche di un indice html posto sotto al titolo, che permetta all’utente di raggiungere direttamente il punto che gli interessa approfondire, senza essere obbligato a leggere tutto il testo. Ricorda, la semplificazione del percorso di navigazione unita alla risoluzione dell’interrogativo è la chiave per la soddisfazione dell’utente.

3. La keyword Search nella SEO Copywriting

Ci sono tante guide nel web dedicate alla Keyword Search e questo paragrafo non ha l’obiettivo di trattare anche questo argomento. Se cerchi qualcosa di più specifico ti rimando alla mia guida scritta per SEMRush.

In questa sede ti basti sapere che la keyword research è la fase più importante nel processo di scrittura SEO e, in generale, di tutta la SEO.
Ogni argomento da approfondire va analizzato identificando:

  • intenti di ricerca;
  • sinonimi della parola chiave che l’utente potrebbe utilizzare;
  • caratteristiche associabili alla parola chiave.

Per caratteristiche intendo variabili come:

  • prezzo;
  • destinazione d’uso;
  • destinatario;
  • senza o con quali caratteristiche deve essere;

fino ad arrivare ad approfondire tutti gli avverbi interrogativi che possono essere associati ad una parola chiave:

  • come;
  • quanto;
  • dove;
  • quando;
  • perché;
  • ecc.

In questa fase dovrai prestare molta attenzione all’espansione della query, pensando avendo sempre a mente la struttura piramidale: dalla parola chiave prima, a più alto volume di traffico, sino a quella long tail, concentrandoti maggiormente su quest’ultima e trovando il maggior numero di associazioni semantiche che l’utente potrebbe realmente cercare.

Gli strumenti qui per te indispensabili saranno:

Questi strumenti andranno utilizzati in modo sinergico partendo dall’analisi delle parole chiave primarie.
Il keyword planner di google può essere utilizzato per avere una stima iniziale della parola chiave, i suoi volumi di traffico e il livello di competizione. Questa è però solo la punta dell’iceberg.
La parola chiave fa infatti poi sviluppata pensando alla strutturazione che dovrà avere il nostro articolo. Ogni paragrafo dovrà trattare una tematica differente correlata al tema principale, ogni sotto-titolo avrà come targeting una frase chiave middle-tail (qui ti consiglio l’utilizzo del tool Keyword Magic di SEMrush) e nel testo dovremo cercare di targetizzare quante più varianti possibili utilizzate dagli utenti per cercare risposte ai loro quesiti.

In quest’ultima fase sarà fondamentale l’utilizzo di un ottimo strumento come Answerthepublic, che fornisce tutte le varianti esistenti, di coda-lunga, correlate alla parola chiave da te inserita.

Non dimenticare poi di usare Google Suggest, che potrebbe rivelarsi una fonte particolarmente ricca di informazioni e il box in fondo alle SERP “ricerche correlate a…”.

Relativamente a Google Suggest, ti lascio un trucchetto suggerito da Enrico Altavilla. Posizionando il cursore del mouse in posizioni diverse di una frase, Google suggerirà parole diverse correlate a una stessa frase.



4. La parola degli esperti: intervista a Mirko D’Isidoro, Benedetto Motisi e Riccardo Esposito

Per l’ultima parte di questa guida dedicata alla SEO Copywriting ho voluto coinvolgere 3 professionisti, Mirko D’Isidoro, Benedetto Motisi e Riccardo Esposito.

Ecco cosa gli ho chiesto.

1. Come definiresti la SEO Copywriting?

Mirko D’Isidoro
Per SEO copywriting intendo l’attività di creazione di contenuti preziosi per il mercato a cui si rivolge il progetto su cui sto lavorando, che sia un blog, un ecommerce o un sito aziendale, vale sempre la stessa regola: offrire una risposta precisa ad una domanda, esigenza, dubbio, problema o curiosità al lettore durante la sua ricerca su Google.

Benedetto Motisi
Della definizione di SEO copywriting o SEO e copywriting ne parlavo un po’ di tempo fa su WebHouse.

Fra l’altro da qualche tempo ho pure tolto la dicitura di copywriter sui vari Social (resiste in qualche vecchio biglietto da visita) in quanto credo che chi faccia principalmente SEO deve saper includere un minimo di “competenza scrittoria” nell’ottica di una serie di attività molto più vaste: dall’ottimizzazione del codice, alla link building, insomma quelle brutte cose da SEO completo tipo Cell (il cattivo più fico di Dragon Ball) in forma finale.

Riccardo Esposito
SEO copywriting è la buona scrittura applicata alle regole del web. Senza passare attraverso fantomatici trucchi, percentuali ottimali di parole chiave da distribuire all’interno del testo. Queste sono cose superati, il concetto di keyword density però rischia sempre di fare la sua apparizione. Chi lavora bene con il concetto di SEO Copywriting opera sui macro e i micro contenuti, declinando il lavoro persuasivo nei testi che Google richiama per mostrare i suoi risultati. Pensa a tag title e meta description: chi li scrive? Il SEO Copywriter.

2. Quali le competenze richieste per diventare SEO Copywriter?

Mirko D’Isidoro
Direi che per partire bisogna avere delle buone conoscenze di base sulla SEO in generale, soprattutto è fondamentale avere le nozioni principali su come si ottimizza una pagina onsite.

Insieme alle competenze SEO bisogna miscelare una buona dose di conoscenze di scrittura per il web, che alla fine non è poi tanto diversa dalla “scrittura tradizionale”, chiudendo un occhio sul piacere sia al lettore che a Google.

E’ utile inoltre rimanere sempre aggiornati sui continui cambiamenti degli algoritmi di Google, A questo proposito, consiglio a tutti gli aspiranti SEO copywriter o a quelli più esperti di partecipare ad eventi dal vivo o in streaming, a pagamento o gratuiti.

Se dovessi fare una scaletta delle competenze personalmente direi che sono queste le più importanti:

  • saper scrivere in italiano corretto (bisogna partire da qui 😉 )
  • avere le conoscenze di base sull’ottimizzazione SEO onsite e offsite
  • essere capaci di trovare le migliori parole chiave che abbiano un volume medio di ricerche mensili ma che non siano troppo concorrenziali, soprattutto per progetti che nascono da zero
  • saper usare bene almeno un Tool di analisi SEO come SeoZoom o SemRush
  • Da integrare con queste competenze, che si acquisisce anche con l’esperienza è di avere delle buone nozioni di web marketing. Mi spiego meglio.

Se divento bravo come SEO copywriter, qual è l’obiettivo che mi prefiggo?
Prima ancora di creare il progetto bisogna avere ben chiari quali sono gli obiettivi che l’azienda si prefigge e lavorare per raggiungerli.
Se riesco a posizionare una pagina di un sito, quali sono le azioni che deve compiere il lettore? Cosa offre l’azienda e come posso creare una pagina che riesca ad aumentare il fatturato?

Al nostro cliente non interessa quanto siamo bravi a posizionarci su Google ma è interessato ad investire e collaborare con noi per guadagnare di più grazie al web, e bisogna lavorare in quest’ottica.
Ecco quindi che delle conoscenze di base, o avanzate di web marketing aumenterebbero notevolmente le competenze di un SEO copy. Non da meno, con questo tipo di conoscenze avanzate, possiamo offrire un servizio migliore ad un costo maggiore.

Benedetto Motisi
In una delle slide che uso più spesso, cito sempre 5 cose da tenere bene in mente con la scrittura online: informazione, emozione, linearità, grammatica e multimedialità (ove possibile in quest’ultimo punto).
La SEO sta a cappello di tutto questo, sempre che si sta scrivendo per emergere sul canale dei motori di ricerca. Un piccolo doc che uso a riguardo è qui: bit.ly/copyseo

Riccardo Esposito
Le competenze necessarie per diventare SEO Copywriting sono trasversali. Nel senso che riprendono le abilità di chi conosce le regole della scrittura persuasiva, ma anche le dinamiche di Google. Quindi, il SEO Copywriter legge Cialdini ma anche Maltraversi. Deve avere una conoscenza chiara e precisa dell’ottimizzazione SEO on-page, ma deve possedere anche la base per chiudere una headline efficace. Non basata solo sul posizionare la keyword più importante.

3. Quali sono le tue tecniche preferite e vincenti di scrittura SEO?

Mirko D’Isidoro
Se il cliente mi permette di lavorare in autonomia senza vincoli (e anche sui miei progetti personali), le tecniche che preferisco sono quelle di scrivere degli articoli pilastro da 1500/3000 parole è più, che siano esaustivi e che raccolgono tutte le informazioni che il lettore vorrebbe trovare per quella specifica parola chiave (o meglio per un’esigenza ben precisa).
Con un pillar article Il lettore non avrà bisogno di tornare indietro su Google e cercare su altri siti per scovare altre informazioni, perchè è già tutto raccolto in un’unica grande risorsa.

Cerco di inserire sempre una chiamata all’azione finale (la famosa call to action) per stimolare chi legge a:

lasciare la propria email per ricevere in cambio una risorsa gratuita allo scopo di creare una fidelizzazione del lead per trasformarlo pian piano in cliente

invitarlo a commentare per creare una discussione utile sia ad aumentare la qualità del contenuto stesso, sia per far capire a Google che quel post continua ad aggiornarsi per settimane, mesi o anni.
Un suggerimento utile che posso dare che mi ha portato a risultati concreti, è quello di creare un pillar article inserendo anche un indice dei contenuti che presenta link interni ai paragrafi dello stesso articolo (come l’indice di un libro).

A volte Google usa le ancor text di questi link interni, per inserirli direttamente nello snippet dei suoi risultati.

Questa semplice integrazione di contenuti, aumenta il numero di click (il CTR), anche se non siamo al primo posto su Google.
Questo è un esempio di un mio vecchio blog, un pillar article strutturato con un indice dei contenuti:

http://cinemio.it/attori-italiani/toto-comico/36310/

Benedetto Motisi
Non c’è una tecnica buona per tutte le stagioni, tipo i colpi dei cavalieri dello zodiaco: tocca sempre variare. Dalla redazione di una pagina prodotto (link) a un pillar article (link) l’unica vera costante è forse uno studio puntuale delle query sulle quali intercettare l’interesse dell’utente.

Riccardo Esposito
Io non credo molto nelle tecniche di scrittura SEO. Preferisco seguire buone abitudini che mi consentono di sfruttare i dati dei motori di ricerca per capire cosa vogliono le persone. Come ho scritto anche nel mio libro “Etno Blogging per tribù digitali”, per creare grandi contenuti devi conoscere il pubblico. Quindi devi indagare come si evolvono le query intorno a un determinato argomento. Per fare questo uso vari SEO tool: Keyword Planner, Ubersuggest, Answer The public, Google Trends, Semrush, Seozoom. A tutto questo unisco lo studio delle community per capire le sfumature, i termini, le esigenze. Da questa combinazione nascono i miei contenuti. Ecco la mia idea di SEO Copywriting.

5. Sinonimi, concetti latenti e semantica. Qual è il tuo pensiero in merito?

Mirko D’Isidoro
Parlo per esperienza personale, e vedo che per scrivere una pagina di grande valore per il lettore, è quasi impossibile non usare sinonimi e intenti di ricerca simili.
TI dico la verità, non ho mai approfondito la SEO semantica ma sono certo che usare parole chiave simili, sinonimi e frasi con lo stesso search intent aiuti a posizionarci meglio per la frase su cui abbiamo scelto di lavorare.

Benedetto Motisi
Riguardo la semantica, tocca fare una distinzione: se parliamo di Web semantico, allora ci stiamo proiettando al futuro e certo Google ne sta cogliendo i segni, dagli ormai “vecchi” rich snippet (comunque scarsamente utilizzati) ai graph che analizzano la struttura di un testo e le sue possibili varianti. Ma se parliamo di SEO semantica, alla fine, non stiamo che parlando di un buono studio delle esigenze degli utenti e come soddisfarle: ovvero un copywriting più attento alle esigenze del canale di ricerca.

Riccardo Esposito
Nella maggior parte dei casi tutto è già nella buona scrittura. Sinonimi? Ok, la mia professoressa alla scuole superiori mi costringeva a scrivere con il dizionario dei sinonimi e contrari sempre aperto. Quindi è normale per me lavorare in questa direzione. L’analisi del pubblico mi permette di lavorare nella direzione giusta. Ma non perché me lo dice Google, solo per avvicinarmi il più possibile al target. Per il resto uso i SEO Tool per ampliare il più possibile l’argomento senza uscire fuori tema: studiare le correlate è importante ma solo per dare il massimo al pubblico, non per Google. Poi i risultati arrivano automaticamente.

4. Long form: sono realmente utili al ranking?

Mirko D’Isidoro
Nel momento in cui sto rispondendo a questa tua domanda ti rispondo di si.
Per forza di cose, soprattutto per parole chiave competitive, avere dei contenuti ben strutturati e che siano una risorsa preziosa per il lettore è la strada migliore da seguire.
Per creare questo tipo di contenuti, alla fine, il contenuto sarà per forza corposo e ricco di informazioni.
Ovviamente bisogna evitare di allungare il brodo: se per alcune parole chiave ad esempio, per qualche motivo non ci sono informazioni da aggiungere, è preferibile creare dei contenuti più brevi, facilmente digeribili che vanno dritti al punto senza troppi giri di parole.

Benedetto Motisi
Vedi punto 2, in tante SERP ci sono longform performantissimi, ma se sto scrivendo la famosa scheda prodotto, magari mi aiuta pure a posizionarmi, ma fa convertire l’utente in acquirente oppure mi diventa solo lettore e non compie l’azione di acquisto, che è quella che mi interessa?

Riccardo Esposito
Meglio un articolo lungo o uno breve? Ascolta sempre il pubblico. Ma soprattutto guarda chi arriva prima di te: cosa offre? Tu devi andare oltre. Rispetto a tutti quelli che si posizionano in prima pagina, tu devi creare un contenuto in grado di esprimere con chiarezza e completezza superiore la risposta utile. Che può essere testuale, ma anche visual. Puoi puntare su un album di foto o un video. Il testo lungo funziona quando è necessario, riesce a cogliere una combinazione maggiore ti keyword. Ma questo non significa che basta scrivere tanto per posizionarsi: ho ottimi risultati con testi molto brevi, ma anche con gipponi infiniti. Dipende.

 

(tratto da webinfermento.it, 13 aprile 2017)

14 Consigli per il SEO Copywriting

(venerdì 22 settembre)

Il SEO copywriting è l’arte di combinare l’ottimizzazione per i motori di ricerca (SEO) con la buona scrittura. Esso gioca un ruolo importante in un piano di web marketing ed è essenziale per generare traffico ad un qualunque sito. Il modo vincente per migliorare le prestazioni del nostro sito web nei risultati dei motori di ricerca è quello di produrre contenuti di qualità che sia gli utenti che i motori di ricerca ameranno. Come fa Google a determinare l’utilità di una pagina? Come decide la classifica relativa di tutte le pagine che sono rilevanti per una determinata query? L’ algoritmo di Google utilizza oltre 200 parametri per prendere questa decisione, ma le qualità intrinseche dei contenuti di una pagina è il fattore numero uno.

Questi 14 consigli vi aiuteranno a capire cosa si può fare per migliorare i contenuti del vostro sito e farli “amare” dai motori di ricerca.

1. Scrivete bene!

Questo consiglio può sembrare scontato, ma è bene ricordare che la cosa più importante per la scrittura SEO è creare contenuti di valore, non solo per i motori di ricerca, ma anche per i visitatori in carne ed ossa. “Il contenuto è il re“: questo è il mantra di ogni esperto SEO o cosciente sviluppatore web. Google e gli altri motori di ricerca amano il contenuto utile e ben scritto. Se gli utenti trovano il vostro contenuto utile, lo linkeranno per segnalarlo. Quando Google trova questi link in entrata, il ranking (posizionamento) di quella pagina sale più in alto, che a sua volta porterà un numero maggiore di visitatori.

2. Usate il tag h1 per il titolo

Se si utilizza il tag h1 per il titolo, Google terrà il titolo in estrema considerazione, soprattutto se le parole del titolo sono presenti anche in qualche altra parte del testo. Il tag h1 consente di raggiungere un elevato grado di attenzione per le parole chiave scelte. Il tag h1 è una parte importantissima per il SEO copywriting e in generale per tutto il SEO, in grado di migliorare i risultati del motore di ricerca molto rapidamente.
Si dovrebbe anche usare il tag h2 per i sotto-paragrafi, e il tag H3 per i sotto-sotto-paragrafi. Se fate il vostro articolo in maniera gerarchica, Google vi darà un sacco valore.

3. Ripetete la keyword in maniera naturale

La parola chiave principale che state prendendo di mira dovrebbe apparire all’inizio, in alcuni paragrafi (non necessariamente in tutti) e da qualche parte vicino alla fine, ma sempre in maniera naturale, senza forzare la scrittura. Una volta che avete fatto questo, concentratevi solo sulla produzione di contenuti particolarmente utili ed esaurienti. Non riempite i vostri articoli con le parole chiave, in quanto questo può essere considerato spam dai motori di ricerca (keyword stuffing). Avrete anche molte meno probabilità di ricevere link in entrata, se il copywriting è di scarso valore. Non perdete tempo con strumenti per calcolare la keyword density, sono solo uno spreco di tempo (come ho spiegato in questo post).

4. Usate grassetto, corsivo, sottolineato

Quando si enfatizzare una parola in corsivo, grassetto o sottolineanda, i motori di ricerca suppongono che si tratti di una parola chiave. Utilizzate questo a vantaggio del vostro SEO copywriting per indicare a Google quali sono le parole chiave. Il rovescio della medaglia è che si dovrebbero utilizzare solo per le parole chiave, o si confonderanno i motori di ricerca e si indebolirà l’effetto.

5. Usate bene i META tag

Usate le vostre parole chiave nei tag <title> e DESCRIPTION. Google apprezzerà se il tag TITLE e DESCRIPTION sono pertinenti. Non ripetete più volte le parole chiave in questi (o altri) tag, in quanto questo potrebbe essere considerato spam.

6. Fate elenchi numerati

Per qualche ragione la gente ama le liste, cercate di presentare alcuni dei vostri articoli come elenchi numerati, tipo  “10 modi per migliorare il posizionamento su Google”. Le liste sono facili da digerire e molto popolari tra i blogger.

7. Occhio ai nomi dei file

Utilizzando la parola chiave nel nome del file (immagini o documenti allegati) avrete un beneficio SEO. È inoltre consigliabile utilizzare parole chiave per denominare la directory in cui sta il file. In questo modo, tutti i vostri URL saranno composti dal nome del dominio seguito da parole chiave pertinenti al contenuto della pagina (tipo www.studiosamo.it/immagini-seo/seo-copywriting.jpg).

8. Mettete link interni

Fare Cross-linking tra le vostre pagine farà in modo che il PageRank venga condiviso tra gli articoli del vostro sito web, non va bene che una pagina superi in maniera massiccia le altre. Interconnettete le vostre pagine con link contestuali cui ancoraggio di testo è rilevante per la pagina di destinazione. Oltre a diffondere PageRank su tutto il vostro sito web, questa tecnica vi aiuterà anche a comunicare a Google di cosa trattano le vostre pagine.

9. Mettete link esterni utili

Link a siti utili è di vitale importanza per il SEO copywriting. E ‘stato dimostrato sperimentalmente che, a parità di altre condizioni, pagine con link in uscita hanno un ranking di Google più alto rispetto a pagine senza link in uscita. Si deve solo linkare a pagine che sono pertinenti al contenuto della tua pagina. Si dovrebbe anche stare attenti che i siti che si linkano non siano stati penalizzati da Google, o la vostra pagina verrà penalizzata a sua volta.

10. Abbiate un elevato rapporto testo – codice

Per un corretto SEO Copywriting, le pagine dovrebbero avere un alto rapporto tra testo e codice a favore del testo, questo è noto anche come rapporto segnale-rumore (signal-to-noise). Questa è la quantità di testo rispetto alla quantità di codice. Se si visualizza il codice sorgente di una pagina (in Internet Explorer, questo viene fatto cliccando col tasto destro del mouse sulla pagina e poi su “HTML”), ci dovrebbe essere molto più testo rispetto al codice HTML. I motori di ricerca lo ameranno. Se si scrive un articolo di 700 parole con un pulito, semplice codice HTML, il rapporto segnale-rumore sarà elevato e motori di ricerca lo ameranno.

11. Non usate Flash!

Flash è il peggior nemico di SEO (insieme ai frames, oggi quasi completamente scomparsi). Flash ci mette molto a caricare e i contenuti non possono essere letti dai motori di ricerca: tutte le informazioni incorporato in un file Flash non saranno indicizzate, e il punto chiave del SEO è quello di rendere il contenuto visibile e comprensibile per i motori di ricerca. Flash irrita anche gli utenti e li spinge via (me compreso).

12. Non usate i frame

Non vi è alcun dubbio a riguardo: i frames fanno schifo. I frames sono l’esatto opposto del principio fondamantale della navigazione sul web: pagine web singole, inequivocabilmente identificabili. Essi quindi distruggono completamente le possibilità di un sito web di ottenere un buon posizionamento sui motori di ricerca. Se un sito web utilizza dei frame, l’unica pagina che i motori di ricerca indicizzeranno è la home page.

13. Usate sinonimi, plurali, variazioni grammaticali e parole correlate

Una delle implicazioni dello “scrivere bene” è utilizzare sinonimi, variazioni linguistiche, plurali e parole che appartengono allo stesso campo semantico della parola chiave (ad esempio “casa” e “appartamento”). Se si usano le stesse parole chiave ripetute più e più volte, i motori di ricerca potrebbero “pensare” che l’articolo è poco profondo e non molto utile (o addirittura spam). Al contrario, è bene utilizzare un vocabolario ampio e pertinente al tema, i motori di ricerca dedurranno che l’articolo è autorevole, profondo e utile. La capacità di Google di determinare il vero valore di un pezzo di scrittura esaminando altre parole oltre alle parole chiave è noto come Latent Semantic Indexing. Per questo motivo, è importante utilizzare i sinonimi delle parole chiave, oltre alle parole chiave per le quali ci si vuole indicizzare.

14. I collegamenti devono essere incorporati nel testo, non isolati in mini-linkfarm

I collegamenti devono essere parte di una frase (come il link in questo articolo). I link isolati tendono a essere scontati per Google. Più sostanzioso è il blocco di testo a cui appartengono, meglio è per il vostro SEO Copywriting.

Update 2013: qui ho scritto altri 10 consigli di SEO Copywriting (c’è anche un’infografica).

(articolo tratto dal corso di web marketing di Studio Samo,di Jacopo Matteuzzi, febbraio 2012)

Mercallo, 'ciliegina' riconfermata del circuito varesino

(domenica 17 settembre)

Stamane appuntamento al PdO a Mercallo per la 21a ‘Caminava dei Sass’, una delle tappe-regina dell’intero circuito quanto a profilo altimetrico.
Dopo la tappa di domenica scorsa a Brebbia e l’appuntamento fra quattordici giorni a Cardana di Besozzo, l’appuntamento di Mercallo si colloca fra due tappe altrettanto importanti come altimetria secondo me !
Ecco gli amici di sempre: Michele, Samuele, Barbara, Stefano, Andrea, l’altro Andrea col suo gruppo, Omar, la Lory, …
Nonostante guardandosi attorno non si sia in molti (poco più di 200 iscritti al circuito classifiche alla mano), al momento dello schieramento sulla stretta – mia opinione – stradina che immette sulla piazza si è come sardine ! …
Percorso sostanzialmente invariato di 10 km, ricco di saliscendi con qua e là tratti verosimilmente impegnativi a testimonianza delle recenti piogge (le aspettative erano però per un tracciato ben più impegnativo !).
Partenza dalla centralissima piazza Battaini. Dopo una scorrevole passerella su porfido, percorso un primo tratto in falsopiano, nel giro di poco più di un chilometro siamo nei boschi in direzione di Comabbio. In particolare, sono costretta a rallentare l’andatura a causa di un appannamento delle lenti; inoltre, lungo la percorrenza ad attenderci è una salitella sempre nei boschi di qualche centinaia di metri in progressiva salita, dove è importante ‘riuscire ad averne/a non mollare’, che conduce quasi al punto più alto del percorso.
Coperti così un paio di chilometri, si torna arzigogolando verso il paese, un pò di curva-controcurva per giungere ai piedi di un importante strappo e dove vengo raggiunto dall’amico Peppo, rientrante dalle ferie nel Salento e dalla recente Mezza di Monza di domenica scorsa, a cui segue un lungo rettilineo che ridiscende verso la zona partenza dove è posta la deviazione fra percorso lungo (a destra) e corto (a sinistra).
Noi della 1) ripercorriamo così l’altrettanto lungo rettifilo al termine del quale è posto l’EoloTime con gli amici Aldo Racchetti e Renato Brogioli pronti ad incitare tutti gli astanti.
Dopodiché, via alla seconda parte country con ridiscesa verso la sede della superstrada attraverso sterrati ben percorribili e sentieri di bosco fra continue zone in chiaro-scuro complice il sole che nel frattempo è uscito a 1000 !!, rocce a vista qua e là e tratti rimasti fangosi, i quali lasciano poi spazio a un sentiero più stretto sempre in discesa r abbastanza impegnativo.
Ci si avvicina così al settimo km quando dopo un breve ritorno su asfalto di nuovo ci troviamo lungo camminamenti boschivi che culminano con un successivo tratto in dolce ma progressiva salita che ci riporta nella parte bassa dell’arrivo. Nuovo arzigogolio prima di giungere sotto il gonfiabile.
Penso di aver pagato due punti in particolare: lo strappo “lastricato” in salita al secondo chilometro, e la seconda parte in cui parzialmente sono stato condizionato dalla visibilità ! … Vabbé.
Che dire della tappa odierna ? Piacevole come sempre questa gara, un percorso che non è certo da sottovalutare – visto anche l’orientamento dell’organizzazione a modificarlo periodicamente -, ma che come già detto altrove proprio per questo risulta piacevole (!) ai più con alcuni spunti per esaltare le proprie capacità di runner.

La “corsa del secolo” e il mito di Dorando

 

Cercare un vinto. Uno sconfitto, capace di scrivere la storia in luogo di un vincitore. Cercarlo, come l’ago in un pagliaio, e trovarlo. Ipotesi rara. Rarissima. Fu lo sport, agli inizi del Novecento, con un gerundio e una gara, ad offrirne possibilità. Il gerundio era ed è Dorando Pietri. La gara, la maratona olimpica londinese del 1908: la lunga corsa dal castello di Windsor verso la vittoria del piccolo uomo di Mandrio, l’ingresso, disfatto, il corpo liquefatto, la mente buio pesto, al White City, i cinque collassi nei trecentoventicinque metri finali, l’aiuto di Jack M. Andrew e di Michael J. Bulger, direttore e medico di gara, l’incerto passaggio sul filo d’arrivo sotto gli occhi commossi di Alessandra e quelli generosamente complici di Arthur Conan Doyle. E, appena prima di un’inevitabile squalifica, la foto. La sua foto, la più riconoscibile nella storia dello sport mondiale. Quell’arrivo, istintivamente evocante il mito di Filippide, l’uomo stramazzato a terra dopo aver annunciato la vittoria degli ateniesi di Milziade contro la marea persiana di Dario, soffocò tutto il resto della carriera di un grande atleta, dal 1904 al 1911, disseminata di successi, e di un’Olimpiade comunque destinata a segnare un’epoca. Cosa spinse, cento anni dopo, Elisabetta, un’altra regina – ignorando in pratica, salvo un contenuto inchino del capo, la lunga teoria di dirigenti olimpici internazionali accorsi a Windsor – a stravolgere il cerimoniale, a stringere tra le mani e ad accarezzare una coppa d’argento dorato, ad affidarla a un collaboratore perché ne venisse velocemente rinnovato lo smalto, a chiedere a sbalorditi emissari di un meraviglioso centenario, edificato a Carpi, pietra su pietra, dal cuore immenso di Ivano Barbolini, notizie e dettagli su quei momenti eccezionali del 25 agosto del 1908 in cui sul palco reale dello stadio, all’indomani dell’arrivo traumatico, risarcimento di una vittoria divenuta sconfitta, si incrociarono le mani e gli occhi di una donna e quelli di un intrepido corridore giunto da un’oscura località continentale… Testimone di un momento arcaico nato in forza di una foto e dei pochi metri di una superstite, tremolante celluloide, prodotto di un’estetica romantica volta ad identificare nell’episodio l’affrancamento e la sbalorditiva notorietà di un uomo povero e illetterato divenuto eroe, il mito di Dorando nacque lì, nel giro di ventiquattro ore, anche e soprattutto per le approssimazioni che da subito ne compromisero una immediata, corretta attendibilità storica, in bilico per decenni tra rappresentazione epica e racconto di provincia, e raramente provincia fu più provincia delle terre emiliane solcate da Secchia e Panaro. Al mito è in genere complicato applicare verità incontestabili. In realtà, vivendo di narrazioni, di fantasie, di retorica, di luoghi comuni difficili da rimuovere, di contaminazioni, di cedimenti romantici, di domande senza risposta, o peggio, di risposte arbitrarie, esso è spesso l’opposto della verità, al punto da offrire materia di studi psicanalitici, ivi compresa l’Italia, come documenta Il mito della nascita degli eroi, autore Otto Rank, filosofo e scienziato viennese, pubblicato nel 1921 a Nocera Inferiore per la Libreria Psicoanalitica Internazionale. Tuttavia, se nei secoli la prevalenza del mito sulla realtà ha costituito un processo pressoché immutabile, la progressiva crescita culturale e la trasparenza dei documenti hanno con il tempo reso meno vistose le differenze tra mito e realtà. Accadde per Dorando, quando la conoscenza con due pronipoti, a Genova Rosanna De Mitri, a Buenos Aires Franca Pontelli, permise il recupero di numerosi, inediti dettagli della sua biografia, agonistica e non, compresi il certificato di idoneità alla guida automobilistica rilasciatogli nel 1911 dal Genio civile di Modena, la tessera di iscrizione, risalente al marzo del 1921, numero 47.363, ai Fasci Italiani di combattimento, gli acquisti e le cessioni immobiliari, i clienti più illustri incontrati nel periodo ligure, la nomina a Cavaliere d’Italia e la Medaglia d’oro al Valore Atletico assegnatagli da Mussolini. Eccezionale nello scrivere la storia da vinto a differenza di John Hayes, statunitense, vincitore ufficiale, relegato ad un eterno anonimato, Dorando è dunque eccezionale anche nel dare credibilità al mito. Era accaduto una prima volta nel 1973, quando dall’impegno generoso di un ricercatore a nome Emanuele Carli e da una trepida ricerca effettuata tra pagine antiche custodite nella sede de La Patria, nell’Archivio comunale e nel Centro etnografico del Museo di Carpi, aveva preso vita una dignitosissima ricostruzione storica della figura di Dorando, a partire dal commovente telegramma spedito da Londra alle 20.35 del 24 luglio 1908, “Giochi olimpici corsa maratona vinta da Bonardo italiano. Grande entusiasmo”, parzialmente rettificato dieci minuti dopo: “Correzione. Corsa maratona vinta italiano Durando non Bonardo”. Ricerche successive, elaborate in vista delle celebrazioni del Centenario, provvidero poi a dare la massima visibilità al percorso umano e agonistico di Dorando Pietri. Malgrado le confusioni iniziali, la relativa vicinanza delle vicende che videro protagonista il personaggio rese dunque possibile che il passato divenisse in grande misura presente, e che fosse la storia, e non viceversa, a prevalere sulla leggenda. Si fece così luce sui tempi che videro la nascita e l’infanzia a Mandrio di Correggio, la crescita adolescenziale a Carpi a seguito della famiglia, le sue corse nelle soffocanti estati e nei temibili inverni delle pianure emiliane, la singolarità dell’incontro agonistico nella piazza dei Pio con Pericle Pagliani, le prime affermazioni in Italia e all’estero, l’incontro con Vittorio Emanuele III, l’entità, il trionfo e il valore incommensurabile e altrimenti irraggiungibile di una sconfitta, le trasferte transoceaniche, i rientri a Carpi, le incaute iniziative imprenditoriali, il matrimonio con Teresa Dondi, la stessa Teresina cui nel periodo del servizio militare era solito inviare messaggi amorosi celati sotto un francobollo, il trasferimento definitivo a Sanremo, i numerosi viaggi in Italia e all’estero, turista ovunque rispettato, a Parigi, a Londra, a Monaco, Berlino, Roma, Firenze, Venezia, Bologna, Verona, le frequenti visite nelle stazioni termali di Recoaro e Salsomaggiore, gli incarichi federali nella specialità che lo aveva visto a lungo protagonista, e la sicurezza sociale mantenuta integra fino alla scomparsa avvenuta nel 1942, in pieno conflitto mondiale, il 7 febbraio, a cinquantasei anni, per “emorragia celebrale e ictus asistolico”. Una scomparsa seguita dalla lettura di un testamento olografo, ventisette righe su carta intestata Dorando Pietri autovetture tel. 4-22: “Desidero che sulla mia tomba sia ricordata la mia vita di campione podista… Per i funerali mi rimetto alla pietà di mia moglie. Al posto dei fiori, sia fatta beneficenza… Prego chi mi assisterà di non dimenticarsi mi sia messa la camicia nera con la sciarpa di campione italiano”. Quando, nel 1984, ai Giochi di Los Angeles, la prova femminile fece ingresso ufficiale nei programmi olimpici, quando Gabriela Andersen-Schiess, svizzera, trentanove anni, le membra ridotte ad un manichino disarticolato, compì in totale disidratazione e a rischio di esito letale gli ultimi metri della gara, evocare Dorando fu, da parte d’ognuno, automatico. E il mito del piccolo emiliano, gigante della cultura popolare esaltato all’ingresso di Carpi dalla mirabile scultura costruita dalla mano rinascimentale di Dino Morsani, confermò, una volta di più, la sua eternità.

 

Pubblichiamo questo ricordo ad opera di Augusto Frasca (“osservatore di sport”, come si definisce, firma di punta in Corriere dello Sport, Guerin Sportivo, Tempo, già capo ufficio stampa della Fidal, e per quanto ci riguarda autore della più bella e completa monografia su Dorando, nel 2008), proprio nei giorni in cui la Maratona d’Italia annuncia il suo forfeit. Nelle miserie presenti, fa bene ricordarsi dei tempi felici. [F.M.]

 

(tratto da www.podisti.net, 15 settembre 2017)

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