(lunedì 27 aprile)
‘Ciao signorina !..’.
Non so come definire questo post un pò atipico data la circostanza in cui scrivo, una sorta di epitaffio virtuale con cui voglio dare, unendomi a tante altre persone di Cuveglio che l’hanno conosciuta, l’ultimo saluto a una persona a noi cara, sempre disponibile, oramai in età, che ‘ora guarderà tutti i suoi ragazzi dall’alto’.
Personalmente, ho avuto modo di conoscere la dottoressa Margherita Tognetti quando una trentina d’anni fa – ricordo – uscendo dal mio ricovero ospedaliero e dovendo cominciare un periodo riabilitativo, fra le altre persone lei si fece carico della mia assistenza prelevandomi da casa e portandomi “a spasso” all’oratorio del mio paese o al parco giochi per aiutarmi a recuperare quanto perso nella mia degenza. Come me, tanti altri giovani hanno avuto l’occasione della sua vicinanza.
Ma il vero tesoro nascosto in lei, che non lesinava a mostrare a quanti la conoscevano, sta nell’aver voluto sempre dare, stare e incontrare i giovani senza voler mai nulla in cambio.
Ecco allora la San Serafino, gruppo sportivo da lei voluto e costituito, aperto ai giovani per spronarli in particolare a trovare nello sport una risposta per la loro integrazione sociale: “… Eravamo dei piccoli ribelli animati dalla certezza che un giorno avremmo incontrato la persona giusta. A Cuveglio c’era una dottoressa che amava i giovani e che sognava per loro un avvenire diverso, fatto di regole, soddisfazioni e slanci del cuore. Era una donna fine e intelligente, nata per fare del bene. Dolce, decisa, materna e paterna allo stesso tempo, ci ha preso per mano per farci capire che la vita è un grande dono. Margherita Tognetti, dorroressa della Farmacia San Serafino di Cuveglio, ci apriva le sue braccia e le porte di cssa sua. Con la sua verve bolognese ci ha consegnato uno slogan e uno scantinato. Per lei il gruppo sportivo doveva essere scuola di vita, palestra di idealità. Lo scantinato era diventato la nostra casa. Eravamo un gruppo di ragazzi che aveva un obbiettivo comune, diventare grandi con lo sport. In un clima di democratica condivisione, abbiamo imparato ad abbattere le barriere. La dottoressa era la sorella maggiore, l’amica che ci accompagnava in punta di piedi, senza mai far pesare il rigore di una regola o di un’azione, ma con l’autorevole fermezza di chi ha ben chiaro in mente il cammino da intraprendere. Con lei abbiamo cominciato a capire il valore dello stare insieme, la bellezza del rispetto e l’importanza delle regole….. La dottoressa non ci faceva mancare nulla, ma non voleva sentire parolacce.Vivevamo esperienze con slancio ed entusiasmo, ci sentivamo protagonisti di una storia importante. Corsa e vita diventavano un’unica cosa. Il Gruppo Sportivo San Serafino mi ha insegnato a essere
quello che oggi sono, una persona capace di donare. …’ (tratto da ‘Quando il sogno diventa realtà’ di Vittorio Ciresa).
Tanti i giovani che, ora adulti, sono passati di lì e cresciuti sotto la sua ombra, che sono cresciuti aprendosi al mondo forti di essere stati temprati ad affrontarlo, e che ultimamente in vario modo hanno avuto occasione magari di riavvicinarsi alla dottoressa: con lei i ragazzi protagonisti raggiunsero anche importanti risultati.
Mai nel suo andare, incedere passi di incertezza, di “disorientamento” a testimonianza della sua autorevolezza e lungimiranza, di qualcosa che potesse scalfire la sua disponibilità.
Ora, prossima ai 100 anni, prendendosi quasi gioco del traguardo raggiunto, lascia in tanti questa sua impronta “data”, quasi salesiana mi viene da dire, ma ci invita tutti a guardare la nostra vita, il nostro viatico con fierezza e fede.
‘Ciao Signorina !’ come amava e le piaceva essere chiamata.